Ripiomba prepotentemente, senza bussare ai guardaroba Primavera/Estate 2014, un trend che ha segnato la storia della moda, stravolgendo dalla sua nascita ogni regola di genere e di stile: il denim. Un tempo chiamato tela di Nîmes, città che gli ha donato i natali, il denim si configura come il tessuto di gran lunga più utilizzato per confezionare i mitici jeans, pantaloni osannati da giovani e adulti, simbolo di un'intera generazione.

La storia del denim e in particolare del jeans affonda le sue radici nel 1850, quando il termine "jeans" venne utilizzato per la prima volta a designare non il tessuto quanto un determinato modello di pantaloni: ed è così che Levi Strauss, insieme al socio Jacob David Youphes, lancia un modello di pantaloni resistenti, con cinque tasche, per i cercatori d'oro.

Fino alla Seconda guerra mondiale il jeans resta un mero abito da lavoro, per poi divenire, nel dopoguerra, un indumento da tempo libero. Alla fine della guerra approda in Europa, con le armate americane vincitrici. E' con il cinema americano degli anni '50 che i jeans entrano nelle case dei giovani insieme ai primi idoli del cinema e del rock'n'roll, da James Dean a Elvis Presley. In questo periodo il jeans diventa il simbolo della ribellione giovanile, dei grandi indimenticabili concerti come Woodstock, dell'improvvisa esigenza dei giovani di prendere le distanze dall'ipocrisia del mondo adulto.

Jack Kerouac li osanna nella sua opera maggiore, di interesse ancora attuale, On the Road, quali simbolo di un'intera generazione, quella della Beat Generation, con i movimenti successivi di contestazione. I seguaci della Beat Generation erano difatti soliti indossare jeans quali simbolo di una "povertà" spesso falsamente sottolineata. Alla fine degli anni '70, le griffe si impadroniscono del jeans, quale capo di abbigliamento casual. I modelli che ne derivano sono numerosissimi e tutti iper-celebri, e si susseguono di stagione in stagione; cambia la forma ma mai l'essenza: dai modelli skinny di recente comparsa ed esplosione, ai modelli boyfriend, ai bootcut, a quelli a vita alta o ultrabassa, al modello Capri, all'indimenticabile 201.

Le collezioni Primavera/Estate 2014 lo impongono su pantaloni, gonne, abiti, giacche. In versione salopette per DKNY, abbinato a preziosi dettagli dorati in Balmain, originali gilet oversize geometrici per Barbara Bui. Non solo accessori ma anche total look, in una fusione che giustificatamente lo rende paragonabile a un secondo nero, per la velleità di passe-partout: pronto per ogni occasione.