Incontro Gigliola Curiel a Milano nel suo atelier di corso Matteotti. E per prima cosa scopriamo di avere una cosa in comune: abbiamo frequentato lo stesso liceo, il Berchet di via Commenda. Forse è qui che è nata la nostra passione per il teatro. Detto questo, possiamo proseguire. Il reparto sartoria della maison Curiel ricorda quello di un teatro. Abiti e stoffe mi guardano. E c’è un vestito lungo, rosa antico a fiori bianchi, che è una meraviglia. Ma non sono qui per questo. La mia intenzione è sentir parlare di teatro da chi ama andare a teatro. Il lato fashion della faccenda può attendere.

È vero che volevi fare l’attrice?

Proprio così – mi conferma Gigliola Curiel e dal suo sguardo capisco che si è trattato di una passione vera, vissuta con trasporto. In realtà a scuola sono sempre stata supertimida – continua – ma alle medie ho iniziato a fare mimo, poi recitazione, e poi mi è partito il trip per il teatro che però è stato subito ostacolato da mia madre.

Davvero?

Sì mia madre è una testa dura (il genitore in questione è la stilista Raffaella Curiel). Dice che con certi lavori non si mangia e in ordine di tempo ha ostacolato i miei seguenti desideri: studiare Recitazione, iscrivermi a Lettere Classiche all’università e poi fare il suo Lavoro.

Anche il suo lavoro?

Sì certo. Troppo faticoso. Ma tornando al teatro, quando volevo fare l’attrice a undici o dodici anni, mia mamma e mia nonna per farmi contenta – prima di stroncarmi la carriera in questa direzione – mi hanno portato a prendere qualche lezione da Valentina Cortese, una donna magnifica, molto simpatica, di cui conservo un ricordo bellissimo. Solo per lei ho recitato Mirandolina di Goldoni. A qualche anno di distanza da quei pomeriggi da aspirante attrice ho fatto anche qualche comparsa ma poi mi sono iscritta a Economia e il mio sogno è svanito per sempre.

Ma non hai smesso di andare a vedere spettacoli.

Sono sempre andata molto a teatro. Come regalo di compleanno ho ricevuto per anni il posto fisso per la stagione di Opera e Balletto al Teatro alla Scala. È stato così fino al 2001, poi sono diventata mamma per ben due volte, si sono aggiunti i viaggi di lavoro e così ho cominciato a andarci di meno e alla fine a non andarci del tutto.

Ti manca non andare a teatro?

Eccome se mi manca! Ed è terribile verificare come ci si abitui facilmente all’inaridimento! Perché quando lavori e viaggi molto e poi ci sono i figli, entri in quel circolo vizioso in cui subentra la pigrizia e poi la mancanza di tempo per cui non riesci a informarti, a sapere cosa c’è in scena, non trovi i biglietti. Così oggi, se non fosse per gli amici che mi invitano, non ci andrei più.

Qual è lo spettacolo che ricordi con più emozione e quello che hai visto di recente?

Mi torna spesso in mente una Medea della Melato che mi aveva completamente stravolto. Tra le cose più recenti La Pace Perpetua con Giampiero Judica e la regia di Jacopo Gassmann.

Sei più orientata verso il classico o preferisci le rappresentazioni moderne?

Mi piacciono di più le rappresentazioni in stile classico. Forse perché sono cresciuta a Milano e noi milanesi siamo viziati perché abituati alla Scala.

Hai mai lavorato per il Teatro alla Scala?

Ho creato i vestiti per il coro della Scala ma mai per opere o balletti. Dev’essere una esperienza magnifica. Io mi occupo della linea di Pret-à-porter e in questo ambito la dimensione teatrale non è presente. Ma quando mia madre crea i capi per l’Alta Moda allora si entra in una dimensione da palcoscenico. È un po’ come creare abiti per il teatro perché si vive la magia di creazioni uniche.

Qual è il tuo genere preferito?

Amo la prosa e la lirica. Ma anche i musical, che vedo con le mie figlie e recentemente credo di non averne saltato neanche uno da Mamma Mia a Peter Pan, da Sister Act a The Lion King, che ho visto a New York, fino al Il Mago di Oz e Billy Elliot a Londra.

Stai trasmettendo il tuo amore per il teatro alle tue figlie?

Ci sto provando. Una volta all’anno le porto a vedere un balletto alla Scala. E si divertono molto, rimangono incantate di fronte ai costumi, alle ballerine, ai tutù, alle coreografie. E poi c’è la musica a fare tutto il resto.

Il tuo primo spettacolo qual è stato?

Un Lago dei cigni e una Madama Butterfly alla Scala.

Come vedi in questo momento l’offerta teatrale milanese?

Tutti si lamentano per la crisi ma ho l’impressione che ci sia un rilancio molto interessante. Trovo però che i prezzi dei biglietti siano in certi casi troppo cari, come quelli dei musical.

Che cosa significa per te trascorrere una serata a teatro?

E’ come vivere una magia, si ha la possibilità di immedesimarsi nella rappresentazione, di evadere dalla propria realtà. L’attore bravo deve riuscire a portare lo spettatore in un’altra dimensione. Inoltre assistere a qualcosa di artistico è sempre un arricchimento importante e fondamentale oltre a essere una grande emozione.