Una inedita corrispondenza tra Clodomiro Bonfigli e Serafino Biffi [1] apre alla storia della Psichiatria italiana. Questa scienza medica iniziò con i nomi di Frenastenia [2] e Frenosi [3] il percorso che ha condotto alla classificazione attuale delle patologie mentali. Il libro-documento offerto alla scienza medica in punta di piedi da Eleonora Vicario [4] conduce i cultori di questa "branca della sofferenza umana" agli albori del travagliato percorso di una massa di infelici, dalla società marchiati con un termine terribile e definitivo: alienati.

L’interesse della psichiatra nei confronti di Clodomiro Bonfigli ha avuto come primum movens una tesi di laurea presentata nel novembre 2011 presso l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo dalla dott.ssa Carlotta Bernardo. Entrata così nell’argomento, si accorse subito del grande vuoto storico che precedeva il tema; iniziò allora una ricerca spasmodica in biblioteche e archivi, sino alla scoperta della inedita corrisponda fra i due pionieri, cultori di quella “scienza”, Bonfigli e Biffi. Scrupolosa cura dell’autrice è stata poi quella di collocare la maturazione di tale percorso nel lungo periodo storico che fu necessario, evidenziando i personaggi della politica e della scienza che delle varie tappe furono protagonisti. Ha scritto infatti: “[…] Per meglio comprendere quanto rilievo abbia avuto l’attività del Bonfigli, è necessario inquadrare il periodo storico in cui visse, gli eventi accaduti e il livello culturale dell’epoca”. Notevole è pure l’impegno volto a ben inquadrare nel tempo e nei personaggi quanto nel testo asserito, abbondando nelle note, a completamento del panorama scientifico e storico.

Visione crudele quella che si presentava agli albori del percorso della cosiddetta Frenastenia. Era il tempo nel quale operavano Vincenzo Chiarugi, che in Firenze “nel 1785 venne distaccato nell’ex conservatorio di Santa Maria e San Nicolò del Ceppo, dove era stato istituito un ricovero per dementi, Santa Dorotea” e Gioacchino Biagio Miraglia, che sin dall’inizio della professione si dedicò alle alienazioni mentali. Ma solo con il Bonfigli “si cercò di dare una classificazione alle patologie psichiatriche e si iniziò a dare dignità agli ammalati psichiatrici, dimostrando grandi doti di umanità che lo condussero, insieme a Leonardo Bianchi, medico carismatico della Napoli del primo Novecento, alla stesura di una legge che li proteggesse come individui”.

Di grande importanza, inoltre, è stato il ritrovamento e la lettura della corrispondenza fra Bonfigli e Biffi; da questa documentazione sono emersi particolari fondamentali con i quali l'autrice ha potuto ricostruire momenti e passaggi che hanno condotto alla definizione della scienza, oggi separata pure dalla Neurologia, acquisendo infine il suo specifico ruolo di Psichiatria. Le lettere sono riportate in appendice al testo con una risoluzione che ne consente l’uso anche ai ricercatori. Già solo per l’individuazione e la pubblicazione dell’intero epistolario ritrovato – pare che alcune lettere siano andate perdute – questo impegnativo lavoro merita di essere segnalato e divulgato: dalla lettura - ma addirittura dalla semplice osservazione del manoscritto – se ne riporta il rimpianto per uno stile di vita e per una educazione scolastica da troppo tempo ormai svaniti. Un sogno finanche l’eleganza della grafia, ma soprattutto la cortesia con cui si usava rivolgersi all’interlocutore, anche quando egli era un parigrado.

L’argomento credo sia di grande attualità, in questo frangente nel quale sembra di vivere in un mondo davvero impazzito. In genere con il termine “follia” si indica uno stato di alienazione, di grave malattia mentale, sinonimo di pazzia, con accezioni particolari, come la follia collettiva. Caratterizza questa il comportamento di gruppi che, in circostanze determinate o per suggestione reciproca, conduce a una situazione psicopatologica, sino al fanatismo sociale e religioso: una forma di patologia collettiva che sembra esplosa in maniera virulenta all’inizio del nostro III millennio dell’era volgare, mistificata come sociale ma a sfondo rigorosamente religioso, fanaticamente rivolta al ritorno a un credo e a una società vecchi di mille anni [5]: insomma Follia.

Per tornare al tema, momento fondamentale per l’attività scientifica del Bonfigli fu il suo trasferimento al Manicomio di Ferrara. Qui fece trasformare radicalmente il complesso edilizio, ampliandolo con nuove fabbriche, riorganizzandolo secondo le più moderne concezioni del tempo: costituì insomma “intorno a sé una vera scuola freniatrica”. Non ebbe vita facile, certo. In medicina, da sempre, vi fu il luminare con il quale l’innovatore si dovette scontrare (e ancora avviene ai giorni nostri!): al Bonfigli accadde con il Lombroso. La polemica durò oltre un ventennio, dal 1870 al 1890, periodo nel quale si scontrarono due teorie per spiegare e curare la pellagra, chiamata la "malattia delle tre D" (dermatite, diarrea, demenza). Questa patologia si evidenziò in modo prepotente nell’Italia post-unitaria, un paese agricolo arretrato e povero dove la dieta dei braccianti vedeva la polenta come alimento unico. Il Lombroso la reputò frutto di “avvelenamento cronico… da mais male essiccato, colpito da muffe le quali producevano un veleno, la pellagrozeina”; la sua teoria ebbe il sopravvento sino agli albori del XX secolo, quando furono scoperte le vitamine. La vitamina PP (Pellagra-preventing), ossia l’acido nicotinico, fornì il fondamento scientifico alle affermazioni del Bonfigli, il quale aveva sostenuto che la pellagra fosse una malattia da carenza alimentare.

Passò poi al Santa Maria della Pietà in Roma, ove si insediò il 12 gennaio 1893, a seguito della decisione della Commissione che riconobbe il Bonfigli “degno di tenere la Direzione di un grande Manicomio come questo di Roma”. Non furono pochi i meriti riconosciutigli: “Il valore degli studi generali e speciali che risulta evidente nei suoi diversi scritti concernenti la clinica delle malattie comuni e mentali; pei suoi lavori specialmente sulla pellagra e sulla Pazzia morale, per le sue perizie freniatriche; pei diversi articoli e monografie pubblicate sulla tecnica manicomiale; per la lunga e bene auspicata carriera nella direzione del Manicomio di Ferrara”. Docente infaticabile formò, fra gli altri, Maria Montessori e fondò la Lega Nazionale della protezione dei Fanciulli Deficienti, della quale fu presidente, “con il proposito di organizzare appositi Istituti per l’assistenza a minori con deficit psicofisici e sensoriali”, istituendo anche “una scuola, il primo Istituto Medico Pedagogico, per formare dei maestri che avessero le capacità di educare i bambini frenastenici con i nuovi metodi”. Alla fondazione parteciparono attivamente il neuropsichiatra Giuseppe Ferruccio Montesano e Maria Montessori che ne divennero i consiglieri. Un libro di grande spessore e di ricerca lunga e appassionata, quindi, che è stato presentato con grande favore da due Maestri della Cultura contemporanea: il prof. Furio Pesci [6] e il prof. Marco Zanasi [7] .

Fin qui la parte scientifica del percorso del Bonfigli; ma da sempre, e non solo in Italia, quando si mettono le mani nella gestione della cosa pubblica, si rischia di intralciare programmi o, peggio, interessi. Accadde pure al Bonfigli in occasione della individuazione di “una sede per la costruzione di un nuovo manicomio, [essendo egli] consapevole della necessità impellente di concedere spazi adeguati al numero sempre crescente di ricoverati. Suggerì anche aree in cui poter trasferire il manicomio ma aveva da poco partecipato alla stesura della Legge 14 febbraio 1904, N. 36 e, probabilmente, non era più gradito all’Amministrazione o a qualche suo elemento, tanto che fu inquisito perché accusato di interessi personali nell’impianto della sede succursale”. Grazie all’esame della documentazione della Biblioteca del Santa Maria della Pietà, si sono conosciuti tutti i vari stadi del procedimento giudiziario. Pure allora una vicenda all’italiana: dopo essere stato sostituito nella Direzione e poi assolto, fu reintegrato nella sua carica di Direttore ma si dimise perché offeso e amareggiato dalla vicenda. Uno scienziato caduto nelle mani dei burocrati non poteva accettare una soluzione di ambiguità. Si allontanò il 30 giugno 1905 con la signorilità che sempre lo aveva distinto. Scrisse:

Le mie condizioni di salute non mi permettono di affrontare l’emozione di un distacco ufficiale da quella vita manicomiale nella quale ho vissuto per trentacinque anni. Quindi è, che approfittando della cortesia dell’On. Commissione dalla S. V. degnamente presieduta, dopo aver dato consegna all’Egregio Sig. Prof. Mingazzini, destinato a succedermi interinalmente, del mio Ufficio, mi è d’uopo partire senz’altro per la riva del mare, dove spero potere rinfrancare la mia salute, troppo scossa, ed essere ancora per qualche tempo utile alla mia famiglia.

I burocrati hanno sempre un modo tutto loro di credere di uscire degnamente dal frutto dei loro intrighi: con l’oro. La Prefettura di Roma, alla richiesta di essere considerato dimissionario, rispose “con un assegno di pensione annua, vita natural durante, sebbene già nell’avviso di concorso tale beneficio veniva categoricamente escluso [8]”. Giustamente ipotizza la Vicario: “Forse un indennizzo per il torto subito”? È un momento importante della Storia della Medicina, molto opportunamente collocato presso una casa editrice di rilievo nazionale.

Note:
[1] Serafino Biffi, cfr. Dizionario biografico degli Italiani, vol. 10, 1968, ad vocem
[2] Frenastenie, nervosismo; bizzarria, eccentricità; imbecillità parziale (fondo della così detta follia morale); imbecillità generale; idiozia; cretinismo
[3] Frenosi, per affezioni accidentali del cervello e del sistema nervoso insorte per il concorso di cause particolari predisponenti e occasionali
[4] Eleonora Vicario, Clodomiro Bonfigli, frenastenici alla conquista della dignità, (Roma 2014)
[5] Autentici sfregi alla dignità: le mogli-bambine, l’infibulazione, il ripudio, la lapidazione, la Shariʿah con la “mortificazione” imposta alla donna come legge divina, in altri termini
[6] Furio Pesci, docente presso l’Università La Sapienza di Roma, ha conseguito la laurea in Filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università La Sapienza di Roma
[7] Marco Zanasi, docente presso l’Università Tor Vergata di Roma, si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Roma e si è specializzato in Neurologia presso la stessa Università e in Psichiatria presso l'Università di Perugia
[8] È la stessa Prefettura che a conclusione “dell’estratto del verbale n. 335 della seduta del 31 maggio 1905, prot. 25638, delibera: “Si approva con avvertenza che tale cosa specialissima ed eccezionale non debba formare precedente”