Di Democede di Crotone (VI secolo a.C.), il primo medico greco d’Occidente, lo storico Erodoto (Storie III 129-134) ricorda la parabola professionale e gli interventi terapeutici sul re di Persia Dario e su sua moglie Atossa, tralasciandone (o ignorandone) i fondamenti della scienza medica. Essa con tutta probabilità era fondata su conoscenze recuperate dalla medicina religiosa, dal momento che Callifonte, padre di Democede, era stato sacerdote di Asclepio a Cnido (vd. Suda, s.v. Democede), cui si sarebbero unite competenze acquisite per altre vie.

Prima di Ippocrate di Cos (V-IV secolo a.C.), medicina e filosofia non furono separate. I primi filosofi, infatti,si interessarono anche di medicina, che rientrava nella loro sfera di indagine loro su natura e universo. Lo attesta chiaramente lo scrittore latino Celso (I secolo d.C.) che, nel proemio della sua opera Sulla medicina, rilevava quanto segue:
Dunque troviamo che molti tra quelli che praticarono la filosofia furono esperti di medicina. Tra essi i più famosi furono Pitagora, Empedocle e Democrito. Fu un allievo di quest’ultimo, come alcuni hanno creduto, Ippocrate di Cos, un uomo eccellente e degno di essere ricordato, insigne per arte e capacità di eloquio, a separare la medicina dallo studio della filosofia. Dopo Ippocrate ci fu Diocle di Caristo, poi Prassagora e Crisippo, quindi Erofilo ed Erasistrato che esercitarono quest’arte in modo tale da intraprendere diversi sistemi di cura (Sulla medicina. Proemio 7-8).

Tra i primi filosofi che inserirono le riflessioni sulla composizione del corpo umano e l’origine delle malattie all’interno di indagini più ampie sulla natura vanno annoverati Alcmeone di Crotone, Empedocle e Acrone di Agrigento, Ippone e Filolao di Crotone, Diogene di Apollonia, Democrito di Abdera e Leucippo. Delle loro teorie rimangono solo sporadiche notizie a causa dello stato frammentario col quale sono pervenuti i loro scritti. Alcmeone di Crotone (VI-V secolo a.C.), forse discepolo di Pitagora, per primo vide nel cervello il centro del corpo umano. In esso – rilevava – confluivano tutte le sensazioni prima captate dagli altri organi sensoriali (Alcmeone 24 A5-10 Diels-Kranz). Alcmeone si interessò anche dell’origine del seme, la cui sede fissò nel cervello, e delle modalità di riproduzione degli esseri viventi (Alcmeone 24 A13-17 Diels-Kranz), ed elaborò la definizione di salute e malattia delle quali, ispirandosi a un contesto politico, dava la seguente definizione: […] la salute dura fintantoché i vari elementi, umico secco, freddo caldo, amaro dolce, hanno uguali diritti (isonomia), […] le malattie vengono quando uno di essi prevale sugli altri (monarchia). Il prevalere dell’uno o dell’altro elemento […] è causa di distruzione. Le malattie […] provengono, per quel che riguarda la causa, dall’eccesso del caldo o del freddo; per quel che riguarda l’origine, da eccesso o da difetto di cibo; per quel che riguarda il luogo, nel sangue, nel midollo o nel cervello. Possono essere originate anche da cause esterne, come acqua, piante, clima, sforzo, tormento e cose simili. La salute è l’armonica mescolanza delle qualità (opposte) (Alcmeone 24 B4 Diels-Kranz).

Anche Empedocle di Agrigento (V secolo a.C.), forse anch’egli seguace di Pitagora, inserì all’interno delle sue riflessioni filosofiche elementi di medicina, tanto che Galeno, diversi secoli dopo lo inseriva tra i rappresentanti della cosiddetta ‘scuola medica italica’ insieme a Filistione, Pausania e ai loro discepoli (Galeno, Il metodo per curare X 6 Kühn = Empedocle 31 A3 Diels-Kranz). Secondo Empedocle, le varie parti del corpo umano – carne, nervi, unghie e ossa – nascevano dalla diversa combinazione dei quattro elementi che costituivano l’universo: fuoco, aria, acqua e terra (Empedocle 31 A78; B98 Diels-Kranz).

Al V secolo a.C. appartengono anche altri filosofi presocratici che coltivarono interessi verso la medicina. Ippone, originario di Samo o di Metaponto o di Reggio, formulò una teoria sull’origine dello stato di salute. La salute – rilevava – era determinata dal grado di umidità presente nel corpo. Questo era in salute se l’umidità era sufficiente, viceversa si disseccava e periva se l’umidità risultava insufficiente (Ippone 38 A11 Diels-Kranz). Filolao, originario di Crotone e seguace di Pitagora, coltivò, assieme a quelli verso la matematica, interessi per la medicina interrogandosi sulla composizione dei corpi e sulle cause delle malattie. Esse – rilevava – erano determinate dalla bile o dal sangue o dal catarro/flegma. Concause ne erano l’eccesso o la mancanza di riscaldamento, di nutrimento, di raffreddamento (Filolao 44 A27 Diels-Kranz).

Diogene di Apollonia indicò nell’aria l’elemento cui era legato il pensiero e individuò le vene all’interno del corpo. Di queste due erano le principali: la vena detta splenica e la vena detta epatica (Diogene di Apollonia 64 B5-6 Diels-Kranz). Infine gli atomisti Democrito di Abdera (440-380 a.C.) e Leucippo (460-420 a.C.) spiegavano la differente composizione dei corpi e l’origine delle sensazioni con la differente forma degli atomi (Democrito 68 A49; 135 Diels-Kranz; Leucippo 67 A14; 28; 29 Diels-Kranz).

Se dunque tra VI e V secolo a.C. con Alcmeone, Empedocle, Ippone, Filolao, Diogene e gli atomisti la speculazione filosofica abbracciò anche l’indagine sulla natura e, più nello specifico, le riflessioni sulla composizione del corpo umano e le cause delle malattie, solo qualche tempo dopo con Ippocrate e la sua scuola la medicina acquistò una sua specifica autonomia, assurgendo a vera a propria scienza basata su osservazione e su pratica e sul ‘triangolo’ medico-malato-malattia.

Per maggiori informazioni sul tema:
G. Squillace, I balsami di Afrodite. Medici, malattie e farmaci nel mondo antico, San Sepolcro, Aboca Museum, 2015