Medicina religiosa e medicina popolare o laica non furono in contrasto. Lo chiarisce sia la storia di Democede, medico di fama ma figlio di Callifonte, già sacerdote di Asclepio a Cnido prima di trasferirsi a Crotone, sia la discendenza delle più rinomate scuole mediche proprio dai figli di Asclepio Macaone e specialmente Podalirio, entrambi medici a Troia presso le truppe greche guidate da Agamennone. Se Macaone perì durante la guerra ucciso da Telefo, viceversa Podalirio sopravvisse e, terminato il conflitto, riprese il mare. Stabilitosi a Syrna (o Syrno) in Asia Minore, sposò la figlia del re di Caria dopo averla guarita.

I figli di Podalirio non rimasero a Syrna, ma si spostarono in parte nell’isola di Cos, in parte nella vicina penisola di Cnido, in parte sull’isola di Rodi. Qui, secondo la tradizione, mettendo a frutto i saperi appresi dal padre, diedero vita a tre scuole mediche. Le prime due durarono a lungo e divennero famosissime, la terza invece si estinse in breve tempo. A esse, secondo Galeno, se ne aggiunse una quarta rappresentata dalla scuola medica d’Italía: ne fecero parte Filistione, Empedocle e Pausania e i loro allievi.

La medicina popolare/laica deve la sua fama a Ippocrate il più noto esponente della scuola medica di Cos. Nato su quest’isola intorno al 460 a.C. Ippocrate separò la medicina dalla filosofia e la rese a tutti gli effetti una scienza a sé stante. Secondo l’erudito latino Aulo Cornelio Celso (I secolo d.C.), egli divise la medicina in tre campi distinti: così vi era la Diatetiké che riguardava i cibi; la Pharmakeutiké che si occupava dei farmaci; la Cheirourgia che comprendeva gli interventi ‘chirurgici’, vale a dire tutte le terapie che prevedevano l’utilizzo della mano (in greco cheir).

Vissuto almeno fino ai primi decenni del IV secolo a.C., Ippocrate fu celebre già in vita. Nei due dialoghi Protagora e Fedro composti intorno al 430 a.C., Platone infatti lo indicava come medico famosissimo ad Atene a quel tempo. Come la maggior parte dei medici antichi, Ippocrate fu un medico itinerante. Si recò perciò in vari luoghi a prestare la sua scienza e le sue cure ai pazienti che di volta in volta ne avevano fatto richiesta. Così la tradizione ricorda che fu ad Atene durante l’epidemia di peste che investì la città nel 430/429 a.C.; soggiornò in Macedonia dove avrebbe guarito dal mal d’amore il re Perdicca II; si rifiutò di recarsi in Persia da Artaserse per debellare l’epidemia che aveva colpito le truppe del sovrano.

Come da tradizione, Ippocrate trasmise i suoi saperi ai suoi figli Tessalo e Dracone, ma allargò la conoscenza dell’arte medica anche a membri estranei alla famiglia, rompendo con ciò una consuetudine consolidata. Tra questi vi fu sia il genero Polibo, sia Timbreo, Filione, Dexippo e Apollonio. Proprio in considerazione di quest’apertura e al fine di proteggere l’arte fu coniato il noto ‘giuramento di Ippocrate’: in base a esso gli allievi si impegnavano, in nome di Apollo, Igea e Panacea, a rispettare il maestro e aiutarlo in caso di problemi anche economici; a tramandare l’arte medica senza richiedere compenso; a limitare la trasmissione delle conoscenze ai discendenti del maestro e ai propri figli.

Sotto il nome di Ippocrate la tradizione ha conservato numerosi scritti databili in gran parte tra la metà del V e la metà del IV secolo a.C. e raccolti nel cosiddetto Corpus Hippocraticum. Solo pochi (o forse nessuno) di essi appartiene realmente al maestro. Ne furono autori infatti gli allievi, che tramandarono teorie, in molti casi contrastanti, sulla composizione del corpo e l’origine delle malattie; misero per iscritto le terapie contro le più disparate malattie; stabilirono un nesso preciso tra Medico, Malato e Malattia in quello che si configura come il cosiddetto ‘triangolo ippocratico’.

Confluiti nelle opere del Corpus Hippocraticum, che costituiscono una miniera di informazioni sulla medicina antica, i saperi di Ippocrate e della sua scuola furono basilari nella formazione dei medici di epoca successiva. Contando appunto su questa eredità, molti di essi poterono spingersi oltre nella ricerca e condurre l’arte medica a nuovi, importanti traguardi.

Per maggiori informazioni sul tema:
G. Squillace, I balsami di Afrodite. Medici, malattie e farmaci nel mondo antico, San Sepolcro, Aboca Museum, 2015