Quando entrai per la prima volta nello studio della dottoressa Guastella, mi pareva di essere in un museo. Mentre i pazienti si accalcavano in ogni angolo, io osservavo curiosa le fotografie che tappezzavano le pareti. Non ricordo nemmeno perché ci andai, la vedevo sempre a scuola con una bellissima bimba dagli occhi grandi e la chioma dorata di boccoli, ma non sapevo assolutamente chi fosse. Ci salutavamo con rispetto mentre le bambine si sorridevano fissandosi un attimo. Sono passati anni prima che diventassero compagne di scuola e fino ad allora non ho mai saputo nulla di quelle foto. Lei non ne parlava mai, ma sorrideva quando qualcuno le ammirava. Un giorno le chiesi di chi fossero e lei rispose: «Sono di Sergio, mio marito!».

Fu allora che sentii parlare di Sergio Pessolano, il medico, ma anche “il fotografo”. Le foto rappresentavano facce, sguardi, espressioni allegre, atteggiamenti innocenti, occhi curiosi, un panorama di volti provenienti da tutto il mondo. A quel punto, decisi di fargli un’intervista. Fu l’inizio di una collaborazione che mi consentì di trovare molte immagini adatte ad accompagnare le mie parole. Ma è solo ultimamente che mi sono accorta che Pessolano ha rappresentato molte opere d’arte provenienti da tanti Paesi idonee a illustrare libri di Ingegneria, Architettura, Restauro, ecc.. All’inizio, mi sono divertita a trovare qualche fotografia da utilizzare nel mio ultimo libro, scritto a quattro mani con mio fratello Maurizio, poi è diventato un impegno incessante, durante il corso dell’editing e con il supporto dell’architetto Claudia Bisceglia della Casa Editrice dei Merangoli.

Fino a quel momento, però, pensavo che Sergio Pessolano facesse fotografie, in tutti i luoghi più sperduti del mondo, ma soltanto una moltitudine di scatti. Avevo notato un occhio attento ad ogni espressione, al dettaglio minuzioso, alle oscillazioni impercettibili della luce, del colore, alle sfumature. Invece, poi ho scoperto qualcos’altro: dovevamo trovare un’immagine di copertina per Ingegneria Elevato ᵑ che illustrasse l’innovazione, la connessione, l’apertura, la scrittura di nuove e ancora sconosciute possibilità, compito davvero arduo. E mentre sfogliavo l’album digitale nel sito di Sergio, eccola, la foto che rispondeva proprio alle nostre esigenze, rappresentava nella mente di Sergio come doveva configurarsi la ‘Materia Oscura’. E già! Da molti anni aveva il chiodo fisso per quanto non si conosce, per quello che non si riesce a controllare, per i misteri ancora inesplorati dell’Universo.

La passione per l’Astrofisica lo ha condotto a camminare per i sentieri più estremi del pianeta, su strade impervie di montagna, con altitudini al limite della tolleranza umana, laddove non ci si preoccupa per il vestito sgualcito o per le scarpe all’ultima moda, dove si entra in contatto con una intensa povertà e la mancanza di qualsiasi comodità, ma si può piuttosto prestare attenzione alla dignità di ogni etnia, di qualsiasi colore della pelle, di qualsivoglia cultura. E proprio questo era lo scopo di Sergio: puntare lo ‘Scanner Laser’ della sua attenzione su altre realtà per colmare quel vuoto esistenziale che investe ogni Essere quando si misura con l’abisso oceanico o con l’immensità sconfinata dei cieli. L’individuo proteso verso l’infinito e con lo sguardo rivolto all’Eternità si pone tante domande, ma non trova risposte esaurienti al senso dell’Esistenza. Quando si commisura con lo splendore delle Stelle, con l’espansione incessante dell’Universo, con la possibile esistenza del Multiverso, con la travolgente esplosione di una Supernova o con l’enigma di un Buco Nero, come può ancora passeggiare nella realtà tangibile se non con la mente orientata all’infinito e il terzo occhio rivolto all’Eternità? La vista trasfigura il suo campo, il fuoco dell’obiettivo si concentra nella ricerca di un percorso invisibile che metta in luce tutta la vibrazione intangibile che nessuno riesce a vedere chiaramente. Potrebbe essere chiamata ‘Materia Oscura’? «Mi sono fatto un’idea di come potrebbe essere fatta – o come potrebbe apparire se la potessimo osservare – la “materia oscura”. Ho modificato il cielo di questa immagine con le stelle e la Via Lattea che lo attraversano come lo vediamo normalmente, convertendolo secondo la mia idea. La materia oscura è così definita in quanto non emette né assorbe la luce o qualsiasi altra radiazione elettromagnetica a nessun livello significativo. Sulla base del modello standard della cosmologia, il totale della massa-energia dell’Universo conosciuto è composto dal 4,9% di materia ordinaria, 26,8% di materia oscura e 68,3% di energia oscura. Pertanto si stima che la materia oscura costituisca l’84,5% di tutta la materia dell’Universo, mentre l’energia oscura più la materia oscura costituirebbero il 95,1% della massa-energia totale dell’Universo. Molto imbarazzante dover ammettere che non sappiamo di cosa è fatto il 95% dell’Universo!». Così descrive Pessolano la ‘Materia Oscura’:

Quante supposizioni sono possibili su un’opera così articolata, misteriosa e immersa in un oceano di buio? Con quali lenti si può guardare laddove manca la Luce? Forse con il radar dell’immaginazione e con la bussola della fantasia? Non è un facile compito spiegare ciò che non è! E nemmeno definire «la fluttuazione di questo vuoto quantistico privo di spazio e di tempo e con entropia zero» che spaventa ma nel contempo si riveste del fascino del mistero. Potrebbe celarsi il disegno di una mente senziente come Dio! Ma quale? Quello di Gesù, di Maometto, di Gandhi, di Siddharta Gautama? O quello dello sciamano siberiano, degli antichi Druidi o dei movimenti spirituali della nostra Epoca? Pessolano, non è in grado di dare una direzione precisa alle sue supposizioni, la ricerca nel Grande Maestro interiore, nella scintilla divina presente dentro ognuno di noi, nelle facce nere del bambino scalzo della savana o del cacciatore boscimano che insegue la sua preda, nella donna gialla che lavora nella risaia o nella fanciulla mulatta che mostra la sua chioma sciolta. Dopo aver esplorato l’India in lungo e in largo come il Siddharta di Hesse, aver oltrepassato la Grande Muraglia come un pellegrino russo che ricerca incessantemente la verità, aver camminato per le altitudini desolate del Perù come un pastore errante dell’Asia ed essere entrato in connessione con le credenze dei popoli più primitivi, Pessolano, indaga sulle ultime ricerche scientifiche che «hanno dimostrato che la materia oscura è simile alla tela di un ragno che connette, tenendoli “uniti”, tutti gli oggetti dell’Universo. In altri termini, la materia oscura è l’invisibile “scheletro” dell’Universo».

Ecco cosa mette in luce quindi la sua immagine, uno ‘scheletro’ invisibile di connessioni che tiene unita ogni particella della materia, tra le stelle e la Via Lattea. Ma non evidenzia solo questo, rappresenta anche la connessione tangibile creata nel nostro globo dalle reti internet mediante i segnali trasmessi dalle parabole luminose che emergono dalla terra scura. Delle enormi antenne protese verso il cielo e illuminate dalla luce riflessa della connettività, come se metaforicamente dalla connessione e collaborazione globale si rispecchiasse, sullo strumento tecnologico che consente il contatto, tutta la sua capacità di “Illuminazione” in termini di Intelligenza Collettiva. L’immagine elaborata da Pessolano rappresenta, altresì, il collegamento esistente tra tutti gli Esseri umani del passato, del presente e del futuro, dalla notte dei tempi a «quello che gli scienziati chiamano il “Big Rip”, il “Grande Strappo”».

Si tratta, comunque, pur sempre di ‘Collaborazione’ che, per Sergio tiene unita ogni particella, per mio fratello Maurizio mette in contatto le Intelligenze del Pianeta e per me mette in comune il cuore di tutti gli Esseri, un collante globale per integrare tutto nell’Uno. Le disquisizioni potrebbero infinite, ogni ricercatore di senso potrebbe esprimere la sua verità e tutte le congetture potrebbero essere vere o tutte false. C’è anche chi azzarda l’ipotesi che «il nostro mondo non sarebbe altro che una simulazione prodotta da qualche potentissima rete di calcolatori di qualche civiltà più avanzata della nostra». O chi come, Riccardo Manzotti, professore di filosofia teoretica allo IULM di Milano, è assolutamente convinto del contrario «Qualunque cosa siamo, noi esseri umani con i nostri desideri, emozioni, pensieri e sensazioni, siamo parte della natura e, come tutto ciò che è fisico, siamo destinati al declino e alla morte. Ma, almeno, siamo reali, siamo fatti di carne e sangue, non siamo e non saremo mai una fredda simulazione dentro un calcolatore».

La visione di Pessolano, dunque, si è spostata dalla concentrazione nei confronti dell’Uomo, delle sue creazioni, delle sue fabbriche antiche e moderne, verso altre dimensioni dello spazio tempo ad esplorare gli enigmi più sconosciuti dell'Universo. In realtà che cos'è il nostro pianeta nell'Universo? Una microscopica porzione di materia posta sul bordo di uno dei bracci di una minuscola galassia. Che senso ha, quindi, il nostro porci al centro del mondo, facendo diventare la nostra famiglia, il nostro ambiente, la città in cui viviamo, gli amici che frequentiamo, il fulcro di tutta l’esistenza? Siamo solo degli impercettibili puntini dispersi in questo enorme Spazio Tempo! Una specie di gigantesco Gruviera con numerosissimi buchi; la cosa più stupefacente è che non sappiamo se stiamo nella parte piena o nel vuoto dei buchi, praticamente sballottati in questa bolla senza una direzione precisa da dare al nostro cammino. Con l’immagine concepita all’inizio del 2015, Pessolano ha rappresentato questo senso di fluttuazione e sballottamento. Un supercomputer in Svizzera il 14 giugno del 2017 ha elaborato una simulazione dell’aspetto e della distribuzione della Materia Oscura nell'Universo, ottenendo una rete molto simile a quella che Pessolano ha concepito solo affidandosi al potere dell'intuizione e che ha dato luogo a un nuovo filone delle sue opere incentrato sull’esplorazione delle energie intangibili del mondo sottile.

Bisogna riconoscere che Socrate aveva ragione: non sappiamo assolutamente nulla e ‘sapere di non sapere’ è l’unica verità di cui abbiamo davvero certezza.

Video contenente al quattordicesimo minuto l'elaborazione sulla Materia Oscura fatta da un supercomputer nel giugno 2017