Un articolo pubblicato sulla rivista Nature Astronomy descrive la rilevazione di tracce di freon 40 nel sistema stellare neonato IRAS 16293-2422 e sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Sulla Terra questo composto viene generato da alcuni processi biologici e industriali perciò c'era la speranza di poterlo utilizzare come indicatore della presenza di forme di vita su altri pianeti ma questa scoperta ridimensiona la speranza di poter usare a tale scopo i composti organo-alogenati, quelli che contengono nella loro molecola almeno un atomo di alogeno, come cloro, fluoro, iodio e bromo.

Il freon 40 ha formula chimica CH3Cl ed è chiamato anche cloruro di metile, metilcloruro o clorometano. In passato veniva usato nei frigoriferi come refrigerante ma a causa della sua tossicità oggi viene usato solo in certi processi industriali. Sulla Terra viene generato naturalmente da una serie di processi biologici ed è per questo motivo che era tra le molecole da tenere d'occhio come possibili indicatori dell'esistenza di forme di vita su altri pianeti.

Ora però un team di ricercatori guidati da Edith Fayolle dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics ne ha trovato le tracce nello spazio. Due rilevazioni indipendenti sono state incluse nell'articolo: una nel sistema stellare neonato IRAS 16293-2422, effettuata utilizzando il radiotelescopio ALMA, e una all'interno del sistema solare e precisamente sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, effettuata grazie allo strumento ROSINA (Rosetta Orbiter Spectrometer for Ion and Neutral Analysis) della sonda spaziale Rosetta dell'ESA, che è rimasta per oltre due anni in orbita attorno alla cometa.

ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) dell'ESO, inaugurato ufficialmente nel marzo 2013 ma parzialmente attivo già da prima, è al momento il radiotelescopio più potente del mondo. La sua sensibilità permette tra le altre cose di riconoscere le "firme" spettroscopiche di molti composti chimici ma scoprire la presenza di freon 40 in un sistema solare neonato come IRAS 16293-2422 è stata una sorpresa.

La scoperta deriva dall'indagine PILS (Protostellar Interferometric Line Survey), che ha lo scopo di mappare la complessità chimica di quel sistema solare per capire quali composti chimici si formano assieme alla stella e ai suoi possibili pianeti a partire da un disco di gas e polveri.

Questa scoperta rende meno sorprendende quella di freon 40 nella cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, diventata celebre negli ultimi anni per la straordinaria missione della sonda spaziale Rosetta, la prima a orbitare attorno a una cometa. Le comete sono per molti versi fossili dell'epoca in cui il sistema solare si è formato perciò ci si aspetta di trovarvi i composti chimici che si formarono a quell'epoca. A quanto pare il freon 40 è uno di essi.

Rimane il dubbio che freon 40 possa essersi formato anche dopo la nascita del nostro sistema solare per poi finire sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Questa parte della ricerca richiede un seguito ma paradossalmente è più facile rilevare un composto a molti anni luce di distanza. Ciò perché la sua "firma" spettroscopica viene trasportata da onde elettromagnetiche mentre quello presente su una cometa richiede la presenza di un sensore come quello di una sonda spaziale nelle vicinanze per rilevarlo.

In ogni caso, queste scoperte significano che la scoperta di freon 40 nello spazio non significa che in quella zona vi siano forme di vita. Da questo punto di vista può trattarsi di un risultato deludente ma abbiamo appena iniziato a scoprire cosa possiamo trovare nello spazio perciò è normale che alcune ipotesi si rivelino errate.

Anche la presenza di ossigeno nell'atmosfera di un pianeta veniva considerata un indizio dell'esistenza di forme di vita ma nel 2015 un articolo pubblicato sulla rivista Scientific Reports descriveva una ricerca che mostrava come quell'ipotesi fosse errata dimostrando che esiste almeno un tipo di processo non biologico in grado di produrre ossigeno.

Eliminare ipotesi errate è comunque utile perché evita di sprecare risorse su di esse. Nel caso del freon 40, il risultato è utile anche perché è possibile che esso e i composti organo-alogenati in generale siano in qualche modo importanti nella chimica alla base dell'origine della vita.