Natura è tutto ciò che noi vediamo: il colle, il pomeriggio, lo scoiattolo, l’eclissi, il calabrone. O meglio, la natura è il paradiso. Natura è tutto ciò che noi udiamo: il passero bobolink, il mare, il tuono, il grillo. O meglio, la natura è armonia. Natura è tutto quello che sappiamo senza avere la capacità di dirlo, tanto impotente è la nostra sapienza a confronto della sua semplicità.

(Emily Dickinson)

Solo pochi, credo, non riescano a strabiliare di fronte alle giornate novembrine che esplodono di colori con l’addormentarsi silenzioso dei vegetali, mentre stormi di uccelli volteggiano in cielo alla ricerca di terre più miti.

Effettivamente le piante non possono muoversi, sono ancorate al suolo con le loro ampie e profonde radici, così hanno trovato degli stratagemmi per difendersi dalle condizioni avverse. Ecco il freddo che arriva a metà ottobre, o come quest’anno ai primi di novembre, appena passata l’estate di San Martino, che ci illude all’incedere dell’inverno mentre le piante sono già pronte a fronteggiarlo. È così che le foglie concludono la loro stagione e lo fanno con estrema eleganza.

I meccanismi nascosti che conducono alla senescenza delle foglie sono diversi e piuttosto complessi per chi non è pratico di materia botanica e biologica. È infatti un processo che si innesca con il variare della temperatura, delle ore di luce e di oscurità; quelle sostanze chimiche che la foglia ha prodotto durante la primavera si modificano, se ne generano altre di nuove e il risultato è straordinario. Mille le colorazioni in cui virano i fogliami, dai gialli ai ruggine, dai rossi chiari quasi rosati, fino al porpora e l’amaranto senza dimenticare l’arancio in tutte le sue gradazioni.

Il meccanismo, estremamente raffinato, chimicamente spiegabile per la presenza di antocianine, flavoni e flavonoli, ha un suo scopo: liberarsi di parti ormai non necessarie alla pianta, che per evitare di spendere energie e non potendo produrre nuove foglie e nuovi rami, durante la stagione fredda va in riposo “vegetativo”. Questo linguaggio tecnico non sarebbe in grado di soddisfare pienamente Gustav Theodor Fechner (1801-1887), filosofo tedesco sostenitore della concezione panpsichista dell’universale animazione della natura, che si spinse oltre la pura osservazione rigorosa del fenomeno e la speculazione meramente scientifica della vita vegetale. “Io – afferma - guardavo poco fa una pianta che mia moglie aveva estratta dal vaso con la zolla, ed ero meravigliato nel vedere come la pianta si fosse radicata completamente fin nelle più piccole particelle della zolla sfruttando ogni minimo pezzetto di terra. Essa si comporta sotto terra come sopra la terra, nella luce. Dapprima la pianta si separa in rami, poi riempie gli spazi intermedi con ramoscelli e foglie affinché nessun atomo d’aria possa passare senza essere usufruito; e alla sommità dei rami essa, oltre a ciò, spiega alla luce i suoi variopinti colori. Sia lodata la natura, se ciò va anche a vantaggio delle piante; ma si tratterebbe di una fatica inutile, se le piante crescessero solo per l’utile e il piacere degli altri.[…] Se ciò avvenisse solo per nostro utile, sarebbe meglio che, in luogo di alberi, crescessero senz’altro ceppi e assi, tavole e sedie.” (Fechner G.T. Nanna o L’anima delle piante, 1848).

Il sentimento della natura innato nell’uomo trova modo di esplicarsi proprio di fronte al dispiegarsi di fenomeni che non possono passare inosservati a noi, abitanti di questo pianeta. Ad esso apparteniamo allo stesso modo dei grandi alberi che in questi giorni vogliono rammentarci la loro presenza così indispensabile. Ecco quindi un'occasione per riconoscere e cogliere lo spirito vitale nelle molteplici specie e varietà dei grandi alberi, dei cespugli e dei rampicanti che in autunno riescono a dare il meglio di sé. Qualche incursione botanica possiamo farla senza dover andare in un orto botanico o nelle campagne circostanti, ci basterà passeggiare in città e soffermare lo sguardo. Un’occasione preziosa se poi fossimo in procinto di creare un giardino o di acquistare un albero per abbellire quello che abbiamo e curiamo fedelmente.

Possiamo quindi spaziare tra gli alberi di prima grandezza, ovvero quegli alberi che raggiungono un'altezza ragguardevole, sopra i 18 m. Ricordiamo prima di tutti il Gingko biloba, pianta considerata primordiale dagli evoluzionisti poiché con strutture e organi di riproduzione meno raffinati e complessi, di antichissima comparsa sul pianeta, con foglie semplici e nervature poco sviluppate, fiori maschili e fiori femminili portati su esemplari diversi. Ebbene, se potete permettervelo, cioè se avete un ampio giardino, con un terreno profondo e una buona dotazione di acqua, non mancate di piantarne un esemplare perché vi regalerà ombra, frescura estiva e una cascata di foglie dorate per due mesi all’anno, quando molte piante sono già denudate completamente delle loro chiome.

In città questi monumenti dovrebbero essere preservati al pari di altre bellezze naturali e storiche, vista la loro imponenza e la loro attrattiva. In cambio non chiedono alcunché, pochissime cure, anzi mal sopportano di essere potati. Se invece amiamo i colori forti come il rosso fuoco o l’amaranto non esitiamo a cercare i grandi aceri americani che in città popolano parchi e boschetti isolati in qualche giardino di quartiere, perché ci riportano ai loro luoghi di origine dove vivono aggregati a formare grandi foreste e si infiammano di colori accesi fino all’autunno inoltrato. Acer macrophyllum, con foglie rosso-arancio, Acer rubrum che vira dal giallo al rosso, ancora l’Acer saccarinum, che ingiallisce e ha un portamento leggermente pendulo. Molti poi rimangono affascinati dalla profusione di colori di altre due specie che colorano le città in modo deciso e di grande impatto, i Liriodendron tulipifera e i Liquidambar styraciflua.

L’albero dei tulipani, come ricorda il nome latino, ridondante di significati, si trasforma in una piramide giallo accesa, ai primi freddi, in modo non troppo delicato, quando esplodono in doppia fila nel viali cittadini e creano un effetto magistrale se alternati a specie con sfumature diverse. Il Liquidambar, il nostro frassino maggiore, il bellissimo faggio dalle foglie rosse (Fagus sylvatica purpurea) o dalle foglie rosso ruggine quasi a forma di felce (Fagus sylvatica asplenifolia). Il liriodendro, è originario del Nord America orientale, dal Sud Ontario e Illinois verso est, in tutto il sud del New England e dal sud al centro della Florida e della Louisiana, ha forse una marcia in più perché in estate porta anche fioriture dense simili appunto ai tulipani, per quanto poco visibili perché biancastre e tendenti al verde e nascoste dalle grandi foglie. Anche il Liquidambar stiracyflua è nordamericano e ha un portamento piramidale e globoso in età adulta, raggiungendo 30-30 metri d’altezza, con foglie che potrebbero farlo confondere con l’acero per la forma pentalobata, ma le colorazioni autunnali sono gialle, rosse e arancio, soprattutto quando trova un terreno profondo e tendenzialmente acido.

Anche i grandi alberi nostrani sono adatti a colorare i giardini in autunno, per godere dei colori gialli non dimentichiamo di inserire un pioppo cipressino (Populus nigra ‘italica’) che svetta con le sue foglie particolarmente mobili grazie a un picciolo lungo e flessibile, oppure il frassino maggiore (Fraxinus excelsior) diffuso in tutto l’areale europeo, con foglie composte da 4-7 paia di foglioline sessili opposte e minutamente seghettate di colore verde cupo e lucente sulla pagina superiore, più chiare su quella inferiore, che in autunno si fanno gialle prima di cadere.

Ma se il giardino non è così grande da poter ospitare i maestosi monumenti verdi, possiamo sempre inserire i piccoli alberi che ci allietano all’imbrunire perché accendono di rosso fuoco o di giallo oro gli angoli meno attraenti del parco: la Lagestroemia indica, piccolo albero di origine asiatica (Cina, Corea e Giappone) che è così poco adatta nei viali di città, perché lenta e bisognosa di libertà, riluttante alle potature, con foglie rosso ruggine in autunno, e il mediterraneo melograno (Punica granatum) generoso in tutte le stagioni ma soprattutto in autunno quando tra il giallo acceso delle sue foglie spuntano i lucidi frutti rossi e verdi simbolo di fecondità.

L’ultimo che voglio consigliarvi è invece il Cornus florida, un alberello che raggiunge i 10 metri originario dell’America settentrionale: con le sue belle foglie cuoriformi, che da verde brillante virano al rosso a fine stagione, resta tra gli alberi più amati dalla indimenticabile e prodigiosa paesaggista inglese Vita Sackville West. Questi sono solo alcuni spunti, tra la miriade di possibilità, che un appassionato di botanica o un apprendista giardiniere può sperimentare in giardino e godersi quelle tavolozze di colori che a volte sfuggono se camminiamo distratti in città o dimentichiamo di osservare dal finestrino del treno in una cristallina giornata di novembre. Forse dovremmo applicare la formula di Flechner che tentò di spiegare la relazione tra il mondo dello spirito con quello della materia: “Perché l'intensità di una sensazione cresca in progressione aritmetica lo stimolo deve accrescersi in progressione geometrica” …