Quando troppo, quando troppo poco. Quando si sbadiglia per tutto il giorno o si fanno 'pennichelle' di due o tre ore, quando invece si va a letto e gli occhi restano aperti come fanali nell'oscurità. O magari ci si addormenta, ma poi ci si sveglia in piena notte e non serve a niente mettersi a contare le pecorelle nel tentativo di riprendere sonno.

Insomma sembra che Morfeo, con le sue ali di farfalla e il mazzo di papaveri, si sia arrabbiato con noi e abbia smesso di visitarci, mandando in tilt il nostro orologio interno e i conseguenti ritmi circadiani. Abbiamo ormai giornate che lievitano da 24 fino a 36 ore, oltretutto mal gestite dalla fretta di fare sempre di più e da un'alimentazione sregolata nei tempi e nella qualità. Si calcola che oggi il 45 per cento degli italiani soffra di insonnia e 9 milioni ne siano affetti in maniera cronica. Non a caso dal 2008 ogni anno a marzo si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale del sonno. Ne sono coinvolti 72 Paesi, segno che il problema valica ogni confine, ogni età e ogni strato sociale.

Certo sarebbe più facile risolvere tutto con un incantesimo come quello che le bacchette fatate di Flora, Fauna e Serena fecero per salvare la principessa Aurora dalla maledizione di Malefica: tutti, dai sudditi al re, addormentati in un sonno profondo nell'attesa che un principe bello, buono e saggio baciasse la principessa Aurora, bella addormentata nel bosco. Se credessimo nelle favole anche noi potremmo svegliarci in un mondo migliore, senza stress, ma il problema oggi sarebbe quello di trovare il principe giusto. In realtà i nostri prìncipi sono nei più grandi ospedali italiani, ormai tutti dotati di Centri di Medicina del Sonno, dove si studiano le disfunzioni e i comportamenti, alla ricerca di soluzioni. Le ultime ricerche sull'adenosina, un neurotrasmettitore che regola il sistema nervoso centrale e che interviene nel processo di induzione del sonno, sembrano dare risultati promettenti, tanto che la fisiologa finlandese dell'università di Helsinki, Tarja Helena Porkka Heiskanen, è stata recentemente premiata per le sue scoperte a Pisa, dove per due giorni si sono confrontati studiosi provenienti da tutto il mondo.

Certo, se il sonno rende belli e prolunga la giovinezza, siamo destinati a diventare tutti brutti e anche vecchi prima del tempo. I dati, infatti, ci dicono che oggi si dorme in media un'ora meno rispetto a 10 anni fa, lasciando più spazio al cortisolo, l'ormone dello stress che peggiora la qualità della nostra vita. “In media dovremmo dormire 8 ore per notte, ma la casistica varia parecchio in base alle fasi della vita e anche alla costituzione genetica. I cosidetti 'brevi dormitori' hanno un sonno così efficiente che dopo 4 o 5 ore possono essere svegli e attivi per tutta la giornata. Ma non sono molti...”, spiega il professor Ubaldo Bonuccelli, direttore del Centro di Medicina del Sonno dell'azienda ospedialiera di Pisa. “Ci sono poi i cosidetti 'gufi', che sono attivi fino a notte fonda, e le 'allodole' , che invece si alzano molto presto al mattino. Ciò significa che ognuno di noi obbedisce a un proprio ciclo circadiano, fortemente influenzato dalla routine sociale e lavorativa, più che dalla durata del giorno e della notte”.

Routine sociale e lavorativa che ha subìto radicali cambiamenti negli ultimi anni...

Molti dei problemi del sonno sono legati alla vita moderna, alla rapidità con cui consumiamo le nostre giornate. L'interesse su questo argomento e il risveglio di certi disagi sono nati negli anni Cinquanta-Sessanta: prima di quel periodo non esistevano studi e si conosceva molto poco di ciò che avviene quando dormiamo. Oggi sappiamo che il cervello non è spento durante il sonno. Anzi, lavora come quando siamo in stato di veglia.

Dunque non è vero che chi dorme non piglia pesci?

Direi proprio di no. Anzi, il sonno, grazie all'attività cerebrale, aiuta a 'organizzare' ciò che è avvenuto nella giornata precedente e a metterci nella condizione migliore per affrontare quella successiva.

Cosa ci succede allora quando ci addormentiamo?

Esistono due tipi di sonno che si alternano in continuazione: quello profondo e quello Rem. Durante il sonno profondo il cervello rallenta la sua attività, ma tutti i neuroni lavorano in modo armonico e sincronizzato. Il resto dell'organismo si trova in una situazione di riposo che porta a un battito cardiaco e a una pressione sanguigna regolari. In questa fase viene consolidata la memoria. Dunque si assimilano concetti, definizioni e dati emersi nel corso della giornata. Nel sonno Rem, invece, il cervello si comporta come durante la veglia, il cuore batte in maniera irregolare e la pressione sanguigna aumenta. È la cosiddetta fase dei sogni, grazie ai quali il cervello reinterpreta ciò che è avvenuto durante il giorno. Si tratta di un'attività fondamentale per il nostro equilibrio psichico, il momento in cui riviviamo le tragedie, elaboriamo i lutti e ci mettiamo in pace con la nostra mente.

Se il cervello non si riposa mai, il resto del corpo, invece, 'dorme'. Non finiscono mai col litigare?

Diciamo che nel corso della fase Rem ognuno pensa per sé, con qualche sensazione sgradevole che a tutti sarà capitato di provare. Il cervello, infatti, continua a controllare gli occhi e anche la voce, ma non i muscoli. Questi ultimi sono ipotonici, come paralizzati. Così succede di sognare di scappare, oppure di dare un pugno o di reagire, ma di non riuscire a farlo. E magari in quel momento capita di svegliarsi.

Ma può accadere che il cervello continui a controllare anche braccia e gambe?

Si chiama disturbo comportamentale del sonno Rem e avviene in percentuale molto bassa, all'incirca il 2 per cento. Può essere uno dei primi segni del Parkinson. Le conseguenze sono molto spiacevoli per il partner, perché rischia di essere picchiato.

Veniamo all'insonnia, ormai una vera e propria malattia in costante aumento. Una persona si sente stanca, vorrebbe dormire, ma non ci riesce. Perché?

Perché comanda il cervello e gli stati d'ansia e di alterazione dell'umore impediscono di staccare la spina e passare dalla veglia al sonno. La persona che non sta bene durante il giorno perché inquieto, agitato o preoccupato, non starà bene neanche la notte. Il cervello genera l'addormentamento quando non è pressato da ansie o stress. C'è però un altro tipo di insonnia, quella chiamata 'centrale’: ci si addormenta, ma poi ci svegliamo nel cuore della notte e non riusciamo più a prendere sonno. Questo è un disagio provocato, non solo dallo stress, ma anche dalla depressione.

Dormire poco crea problemi anche durante la veglia. A parte l'insonnia, succede a tutti di dormire un po' meno delle previste 8 ore. Magari il nostro riposo può durare 6 ore, o anche meno...

Questo non solo può provocare pericolosi colpi di sonno, stanchezza, mal di testa, malessere diffuso, perdita della concentrazione, ma anche generare stati d'ansia, irascibilità e cattivo umore. Si crea una sorta di circolo vizioso dal quale poi si può arrivare all'insonnia cronica. Ciò perché il cervello non riesce ad elaborare quanto è avvenuto, non ha 'digerito' i problemi della veglia.

Ci sono categorie più a rischio?

Sicuramente gli anziani, in particolare le donne, ma anche i single sono a rischio, come pure chi ha un lavoro che lo obbliga ai turni.

Consigli?

Non mangiare troppo e non bere troppo, almeno la sera. Lasciare un intervallo tra la cena e il momento di andare a letto. Evitare attività fisica. Magari fare un bagno caldo. Avere una stanza senza rumori e con temperatura ottimale, né troppo calda, né troppo fredda. Bisogna metterci nella condizione di chiudere i nostri file, esattamente come si fa con un computer.

La televisione?

Non in camera da letto. È comunque meglio un libro.

E la pennichella è un bene o un male?

Va bene. Purché duri meno di un'ora. Dormire troppo nel pomeriggio può avere ripercussioni al momento di addormentarsi.

Lei qualche volta ha difficoltà a dormire?

Mai. Solo dopo l'esame di pediatria, molti anni fa, mi svegliai durante la notte. Mi alzai e andai a fare una passeggiata.

Meglio non dormire o aiutarsi con i medicinali?

Meglio dormire, anche con un piccolo aiuto. Dalla normale melatonina ai farmaci induttori di sonno, come le benzodiazepine. Ma questi vanno usati solo per brevi periodi perché dopo un po' creano disturbi interferendo con la memoria. E inoltre smettono di funzionare. Da non dimenticare che anche camomilla e valeriana hanno la loro efficacia.