Il mondo vegetale ha in natura innumerevoli funzioni vitali: riprodursi e conservarsi, favorire l'equilibrio dell'atmosfera e dei suoi fenomeni, nutrire gli uomini e gli animali, curarli e proteggerli, fornire la materia prima per riscaldarli. Nei vari processi del suo sviluppo si presenta ai nostri occhi con fogge variegate di radici, tronchi, rami e foglie che partecipano a una straordinaria evoluzione. Ma il protagonista della vita vegetale è il fiore, attrattiva irresistibile per altri esseri animati deputati a garantirne la riproduzione e la sopravvivenza.

Fin dall'antichità più remota la sua bellezza è stata rappresentata nella pittura murale e nei manoscritti, testimoniandone l'importanza estetica e documentandone nel contempo l'uso alimentare e curativo. La rosa è, tra i fiori, quello più affascinante: è considerata la messaggera dei sentimenti umani, rappresentati ciascuno con un colore diverso.

Un aspetto non molto noto è quello delle proprietà medicinali della rosa, riconosciuta dai medici fin dall'antichità. Nella medicina popolare europea, quella basata sui segreti e sulle tradizioni a trasmissione familiare, la varietà più usata sembra essere la rosa canina, in tutte le sue parti, con diverse indicazioni d'uso: i petali come astringenti, i cinorrodonti come diuretici, vitaminizzanti, calmanti. Inoltre, con i petali si può preparare l’"acqua di rosa"(uso esterno!), con il noto effetto tonico e astringente per la pelle, è un delicato miele; anche agli aromi dei suoi olii essenziali sono riconosciuti effetti sedativi, antidepressivi e afrodisiaci.

Queste stesse caratteristiche medicamentose della rosa canina sono attribuite anche ad altre rose presenti in territori geobotanici diversi, come la Rosa gallica (nelle pianure), la Rosa pendulina (nel territorio alpino) e la Rosa arvensis (uniformemente diffusa).

La Rosa gallica, in particolare, ha conclamate proprietà terapeutiche utilizzate in fitoterapia e omeopatia, nei campi oftalmico e dermatologico.
Sul piano storico della nomenclatura, la trasformazione della denominazione primaria Rosa gallica in Rosa gallica officinalis (ovvero Rosa degli speziali o Apothecary's Rose) testimonia la fase del passaggio da rosa selvatica a rosa coltivata a fini medicinali. In tutti i trattati fondamentali di scienze naturali, a partire dalla Naturalis Historia di Plinio, passando per la composizione delle teriache fino a giungere alle farmacopee del diciannovesimo secolo, non si tralasciò mai di vantare i meriti di questa varietà sempre presente nei giardini dei semplici.

Il più importante documento antico è la pagina del codice Dioscurides neapolitanus (De materia medica, settimo secolo d.C), dove leggiamo testualmente:
Rodon o roda: I Romani la chiamano rosa.
Rinfresca, astringe... l'estratto delle foglie secche bollite nel vino fa bene per il mal di testa, degli occhi, delle orecchie, delle gengive, dell'ano, del retto, dell'utero spalmato come unzione e usato per irrigazione...

Potrebbe trattarsi proprio della Rosa gallica, forse confusa con la centifolia o la lutea. La parte testuale è accompagnata da una miniatura con due rose rosse aperte a cinque petali con la corona gialla al centro, e tre boccioli con calici verdi di cinque sepali. L'illustrazione ha il tratto incerto anche se permette una sicura identificazione come “rosa”, confermata dalla didascalia greca. E' questa la prima autorevole certificazione rilasciata due millenni fa dal dotto Dioscoride, uno dei padri della botanica medicinale.

In collaborazione con: www.abocamuseum.it