Un articolo pubblicato sulla rivista PLOS Biology riporta i risultati di una ricerca sulla possibile autoconsapevolezza dei pesci della specie Labroides dimidiatus, chiamati comunemente pesci pulitori. Un team di ricercatori del Max Planck Institute for Ornithology (MPIO), in Germania, e della Osaka City University (OCU), in Giappone, hanno sottoposto esemplari di pesce pulitore al test dello specchio per valutare la loro capacità di riconoscersi, considerata fondamentale per valutare l'autoconsapevolezza. I risultati sono interessanti, ma hanno ricevuto interpretazioni diverse con implicazioni sulle definizioni e sulle valutazioni dell'autoconsapevolezza degli animali.

Il test dello specchio è stato condotto nel corso degli anni su molte specie di animali per cercare di capire se siano in grado di riconoscere la loro immagine, un fattore considerato fondamentale per l'autoconsapevolezza. Varie specie di primati, cetacei e altri mammiferi, come gli elefanti, hanno dato chiari segni di riconoscere se stessi e più recentemente anche gli uccelli. Interpretare i risultati può diventare difficile con animali non dotati di mani valutando altre azioni come il girarsi per osservare allo specchio il proprio lato posteriore. Un'altra variante consiste nell'usare marcatori colorati che possono vedere solo allo specchio per verificare se le cavie usino il loro riflesso per ripulirsi.

Nel primo test dello specchio tentato sul pesce pulitore, 10 esemplari sono stati messi in altrettante vasche in cui c'era anche uno specchio. Inizialmente, 7 esemplari hanno tentato di attaccare il proprio riflesso ma dopo qualche giorno hanno cominciato a nuotare verso lo specchio oppure a nuotare velocemente di fronte ad esso. Si tratta di comportamenti anomali per questi pesci ma come risultato è decisamente vago perciò i ricercatori hanno deciso di procedere con altri test.

Nel secondo test dello specchio, a 8 esemplari di pesce pulitore è stato iniettato un gel colorato su una parte della testa visibile solo allo specchio. 7 di essi hanno cominciato a osservarsi insistentemente e in alcuni casi hanno provato a pulirsi grattandosi contro una superficie ruvida. Un tale comportamento non era mai stato mostrato in assenza di specchi né da parte di pesci pulitori messi in grado di vedere altri esemplari che avevano un marcatore colorato perciò è stato interpretato come un riconoscimento della propria immagine e di conseguenza di un certo livello di autoconsapevolezza.

Fin da quando l'articolo è stato sottoposto alla rivista PLOS Biology e al peer-review dei suoi arbitri, ma anche a commenti di altri scienziati, ha suscitato reazioni miste basate sulla difficoltà di interpretare le reazioni di animali così diversi dagli esseri umani. I comportamenti dei primati, che dal punto di vista biologico sono ‘cugini’ degli umani, possono essere difficili da interpretare per il rischio di cogliere somiglianze ingannevoli; nel caso di pesci, i rischi di errore di valutazione sono ancora maggiori.

Gli scienziati che hanno espresso scetticismo hanno fatto notare che i pesci pulitori sono chiamati così perché rimuovono parassiti e tessuti morti dalla pelle di altri pesci perciò il loro comportamento potrebbe essere una conseguenza di quel tipo di stile di vita piuttosto che di autoconsapevolezza.

Viste le possibilità di controversia, gli editor di PLOS Biology hanno deciso di commissionare al professor Frans de Waal, un importante primatologo che ha studiato il test dello specchio, un commento all'articolo. La sua opinione è che l'approccio all'autoconsapevolezza degli animali non dev'essere del tipo bianco o nero e ha proposto la metafora della cipolla con uno sviluppo strato dopo strato. Se l'autoconsapevolezza non emerge all'improvviso è naturale attendersi diversi gradi che vanno valutati anche con test differenti da quello dello specchio. Nel caso specifico del pesce pulitore, secondo il professor de Waal lo studio suggerisce un livello di riconoscimento della propria immagine intermedio, più vicino a quello delle scimmie che a quello degli ominidi.

Alla fine, forse la conseguenza più interessante di questa ricerca è stata data dalle discussioni più generali che ne sono seguite riguardo alla natura dell'autoconsapevolezza e al problema di riconoscerla piuttosto che dai risultati specifici dei test sui pesci pulitori. Intendiamoci, capire se dei pesci abbiano la capacità di riconoscersi nonostante le loro limitate capacità cerebrali è certamente interessante ma le discussioni più generali aiutano a capire meglio le caratteristiche dell'autoconsapevolezza e possono suggerire nuovi modi di valutarla in specie ancor più diverse dagli umani dei pesci come i cefalopodi. In un futuro, potranno essere utili per valutare intelligenze artificiali e magari forme di vita aliene sconosciute.