Medico antroposofo, è stata per nove anni Presidente di SIMA (Società Italiana di Medicina Antroposofica); ha svolto attività come medico di base e attualmente è libero professionista. Dopo la formazione in Svizzera e Germania e un praticantato presso la Clinica Ita Wegman (cofondatrice insieme a Rudolf Steiner della medicina antroposofica), ha collaborato con Weleda, azienda produttrice di medicinali antroposofici, come consulente responsabile del servizio scientifico.

Un autoritratto che parli di lei: gioie e delusioni, sogni e progetti …

Possiedo una formazione scientifica, con una specialità in Biochimica e chimica clinica, e una artistica, avendo frequentato la Scuola d’Arte del Catello Sforzesco di Milano. Il ricercatore con metodo scientifico lavora per validare delle ipotesi seguendo il rigore di un metodo, l’artista precorre i tempi portando immagini per il futuro. Una polarità che ha trovato equilibrio nell’esercizio pratico della medicina. La gioia e la soddisfazione provenienti dall’aver spaziato in diversi campi delle attività umane con una coerenza interna applicata all’attività professionale, bilancia il dispiacere per non aver potuto realizzare fino in fondo dei progetti rimasti aperti. La possibilità di scambio umano con collaboratori e pazienti è germe di lavoro futuro ancora da svolgere. Un sogno, un poliambulatorio di medicina integrata a Milano.

Molti confondono antroposofia e teosofia: quali, in sintesi, le differenze?

L’antroposofia prende solo le mosse dalla teosofia e ha in seguito uno sviluppo autonomo. Il suo fondatore, Rudolf Steiner, operava inserendosi nelle realtà esistenti e rispondendo alle domande concrete dei suoi collaboratori, per esempio in campo medico. Essa evolve come scienza dello spirito. Viene così inaugurata una via conoscitiva adatta ai tempi moderni e percorribile da ogni uomo che ne senta la necessità e la riconosca come proprio cammino. Offre una via di sviluppo e approfondimento che non si limita al puro dato della realtà fisico sensibile, applicando il metodo di indagine della scienza odierna. La teosofia propone una saggezza divina, l’antroposofia porta la conoscenza dell’elemento divino a realizzarsi sulla terra: saggezza che pone al centro l’uomo.

Come si conciliano il principio femminile e principio maschile nell'antroposofia?

Il principio femminile e quello maschile sono ambedue portati da ogni essere umano. Uomo e donna sono complementari e il principio femminino e mascolino si esprimono in questo modo su diversi piani, ad esempio, quello fisico e quello della vita. L’uomo è in evoluzione e talvolta anticipa delle tappe, con la conseguente espressione di valori non ancora pienamente afferrabili quando emergono: ne sono testimonianza il femminismo del secolo scorso e la libertà sessuale, l’omosessualità o la considerazione del bambino come già precocemente caratterizzato in senso maschile o femminile.

È stata presidente della SIMA, Società Italiana di Medicina Antroposofica: ci può illustrare i fondamenti di questo tipo di approccio terapeutico?

La medicina antroposofica è un sistema medico che propone la conoscenza dell’uomo in condizioni di salute e malattia come costituito da corpo, anima e spirito. In quanto l’uomo è dotato di autoconoscenza e può dire io a se stesso alberga in sé fino nella corporeità una componente spirituale che fa da guida alle proprie attività. Nella biografia di ogni uomo, che è un’individualità “specie specifica”, è insita la possibilità di malattia, così come all’inizio della vita terrena si ha la nascita e al termine la morte. Grazie a un percorso evolutivo comune e complementare con i regni di natura, è possibile trovare in essi non solo una corrispondenza ma anche i principi terapeutici che le sostanze naturali offrono. Determinate sostanze, tratte dai tre regni naturali, e opportunamente preparate con processi originali della farmacia antroposofica, costituiscono un bagaglio terapeutico adatto ad attivare le forze di guarigione nel paziente. La corrispondenza con i tre regni di natura è riscontrabile nella costituzione fisica, vitale e psichica dell’uomo; l’io è tipico dell’essere umano. La medicina antroposofica ha in sé quel principio salutogenetico, che si sviluppa e si diffonde a partire dagli anni Settanta del secolo scorso.

Una delle accuse che viene mossa alla medicina antroposofica, è la mancanza di riscontri statistici …

Qui occorre una premessa: la medicina antroposofica nasce in ambito mitteleuropeo quasi un secolo fa. Nel 1920 abbiamo il cosiddetto ‘primo corso per medici’ (Rudolf Steiner, Scienza dello spirito e medicina, Editrice Antroposofica, Milano). Si sviluppa diffondendosi nel mondo e attualmente esistono società mediche antroposofiche in più di quaranta paesi. È quindi una medicina relativamente giovane. Essa poggia le sue basi sulla scienza naturale e sulla scienza dello spirito divenendo arte del guarire. Nel campo delle ricerche quantitative esistono anche lavori di medicina antroposofica con una validità statistica. Non si può prescindere però dalla sua base conoscitiva, cioè dalla sua epistemologia. Non si può nemmeno prescindere da dati qualitativi o quantomeno semi qualitativi. Oggi anche nella medicina accademica si indaga la qualità della vita, ad esempio, nei malati cronici o in fase terminale. Per indagare qualitativamente la vita occorrono strumenti di indagine adatti, già presenti e in via di sviluppo (cristallizzazione sensibile, dinamolisi capillare). Inoltre, si possono eseguire studi clinici per casi singoli. Alla sua origine la medicina basata sull’evidenza (Evidence Based Medicne, EBM) non contempla solo la necessità di studi clinici statisticamente provati; propone anche di considerare l’esperienza dei medici e le preferenze dei pazienti. Tra l’altro questi due punti richiamano alla responsabilità del medico e alla libertà di scelta terapeutica.

Qual è l'atteggiamento delle istituzioni e della medicina ufficiale nei confronti della medicina antroposofica?

Dipende dai paesi. In diversi paesi europei il medico antroposofo lavora in ospedali antroposofici o in reparti antroposofici di ospedali convenzionali, oppure è medico di medicina generale inserito nel sistema sanitario locale. In Italia, a prescindere dall’attuale momento di chiusura verso le cure complementari, l’esercizio della medicina privata ha permesso una certa libertà di azione, con il costo tutto a carico del paziente. Oggi vediamo crescere la difficoltà di reperire i medicinali antroposofici e omeopatici nel nostro paese per il problema della registrazione secondo uno stretto metodo analitico, senza che sia guardata la bassa tossicità e l’esperienza maturata in decenni di pratica professionale. E pensare che anche l’aspirina oggi avrebbe difficoltà di registrazione secondo gli attuali criteri, giustificati per le nuove molecole di sintesi in commercio. Un ambito importante che mi vede direttamente attiva, a livello internazionale oltre che in Italia, è quello del riconoscimento della medicina antroposofica e dove possibile anche del suo inserimento nei servizi sanitari nazionali.

È possibile un'integrazione tra medicina convenzionale e antroposofica?

La medicina antroposofica è dalle sue origini una medicina integrata. Sempre praticata da medici professionisti, essa non si è mai posta come alternativa alla medicina corrente. Nel concreto una vera integrazione in medicina consentirebbe la scelta della cura adatta per il paziente in modo socialmente valido per ogni campo terapeutico.

E tra medicina antroposofica e omeopatia?

La medicina antroposofica usa farmaci specifici antroposofici, allopatici e omeopatici a seconda del tipo e della fase di malattia o del momento biografico del paziente. È insito nel concetto di integrazione che questo sia possibile anche con l’omeopatia. L’integrazione può avere un effetto sinergico e non è una giustapposizione di pratiche di cura. Integrazione vuol dire che si sceglie non il mondo del riduzionismo e delle monocolture, ma della pluralità e della libertà di scelta per il professionista che esercita e per il paziente che richiede un servizio sanitario. In Italia svolgiamo da anni un lavoro di collaborazione sul piano conoscitivo, clinico, istituzionale e politico con le principali associazioni mediche omeopatiche e di altre discipline. Il professionista della medicina omeopatica, antroposofica, omotossicologica, dell’agopuntura e della fitoterapia, oggi può frequentare corsi di formazione accreditati con valore nazionale, a garanzia della qualità per il cittadino.

Parte importante della prevenzione nella medicina antroposofica è riservata all'alimentazione, che può diventare un pericoloso vettore di squilibrio fisiologico e psichico ...

Rudolf Steiner disse una volta che il problema dello sviluppo spirituale, potrei dire culturale, è un problema di alimentazione. Se consideriamo che la nostra parte più intima, il nostro io, trova espressione fin nella corporeità, allora è chiaro che la nutrizione riveste un ruolo importante. Il tema centrale è la qualità dei prodotti che consumiamo, in una società che vede le allergie e le intolleranze crescere e diffondersi a dismisura. Una dieta personalizzata e la possibilità di condividere i pasti con gli altri a tavola non necessariamente devono vedersi contrapposte. Il valore di una scelta alimentare consapevole è enorme sotto l’aspetto quantitativo e qualitativo dei principali costituenti, proteine, grassi, carboidrati e degli oligoelementi di cui necessitiamo. Parlando di alimentazione è fondamentale l’agricoltura biodinamica, nata ancor prima di quella biologica nel 1924, che sta prendendo piede vieppiù e che si occupa della qualità dei prodotti come pure del risanamento del terreno e dell’ambiente dove viene applicata.

La medicina antroposofica riserva una speciale attenzione alla pediatria, e lei in particolare ha posto l'accento sull'attuale tendenza alla precocizzazione, che fa del bambino un adulto in piccolo.

Conosco ottimi tecnici che hanno il “pollice verde” in Internet e che hanno frequentato la scuola steineriana dove, tra l’altro, si preserva il bambino dall’uso precoce dei mezzi tecnologici. L’intento è quello di permettere alle qualità che il bambino porta con sé di manifestarsi senza che le stesse diventino impedimenti od ostacoli. Precocizzare bruciando le tappe impedisce un sano sviluppo del bambino. L’essere umano, a differenza dei mammiferi, anche quelli più evoluti, ha uno sviluppo lento della propria corporeità fisica e psichica. Pensiamo all’età della maturità sessuale e a quanto sia lungo il periodo di apprendimento, che rimane in ogni caso aperto per tutta la vita, tanto è vero che ci sono corsi di aggiornamento o capita di cambiare radicalmente professione. Precocizzare vuol dire rendere unilaterali sviluppando appieno solo determinate capacità di prestazione: è questo che vogliamo per i nostri bambini, futuri adulti nel mondo? Fin qui la pedagogia. La pediatria svolge all’interno di questa visione un ruolo importante per la cura delle malattie infantili, la prevenzione e il sostegno attivo allo sviluppo del sistema immunitario. Le misure terapeutiche e preventive non sono solo atte a evitare effetti collaterali dannosi, perché quello che si fa per l’essere umano nella fascia di età infantile, avrà un valore nelle successive tappe della vita fino all’età avanzata.

L'atteggiamento olistico dell'antroposofia si manifesta anche nella necessità di integrare l'uomo nel suo ambiente, naturale o antropico, in particolare il “Goetheanum”, ispirato dallo stesso fondatore Rudolf Steiner, vuole essere il prototipo di un'architettura che integra spazi, forme, colori in armonia con l'uomo: come vede l'abitare dell'uomo, oggi?

Abitazioni, scuole, ospedali e luoghi di cura o di incontro sono oggi funzionali alle attività che vi vengono svolte senza che si tenga conto del dispiegarsi delle qualità umane sia del singolo che della comunità. Il Goetheanum e le diverse costruzioni oggi esistenti secondo l’architettura organico vivente offrono spazi adeguati alla costituzione e alle attività umane. Le leggi del vivente, ben osservabili nella pianta e studiate a fondo per primo da Goethe scienziato con la sua dottrina della metamorfosi, sono riportate in modo funzionale negli spazi architettonici. Comunque, quando abitiamo in normali case d’epoca, civili o di architettura moderna, possiamo operare un’integrazione tra lo stile dato e il nostro abitare: è un compromesso sì, ma non necessariamente al ribasso. Siamo tutti in cammino.

Le megalopoli contemporanee, in particolare Milano, quale impatto possono avere sull'equilibrio psicofisico dell'uomo?

Ai genitori dei miei pazienti bambini o ai miei pazienti adulti, mi capita di dire che non siamo qui per compiti facili e che ognuno ha quei compiti che è in grado di affrontare. Abitare Milano può essere una sfida e bisogna averne le forze per non soccombere. Steiner apprezzava la vita in natura per il contatto vivente che essa offre; apprezzava però anche le opere d’arte per lo stesso motivo: la possibilità di ritrovare un contatto vivente e sano con la spiritualità. La città offre occasioni culturali: occorre poterle scegliere. La città offre anche la possibilità di creare centri di interesse, di cultura, di terapia, in una parola di attività. La vita fuori città favorisce altri tipi di comunità, a partire dall’attività agricola. Ad esempio, le aziende di agricoltura biodinamica sono un sistema organico che comprende i prodotti agricoli, l’allevamento e luoghi rispettosi dell’ambiente naturale, per offrire prodotti di qualità. Gli scambi siano essi a km zero o intercontinentali, richiedono oggi una maggiore consapevolezza a partire dal luogo dove si opera.

Quale itinerario milanese consiglierebbe per conciliare l'uomo con il suo ambiente esterno, tenendo conto delle peculiarità di Milano?

Un itinerario che sia una giusta pausa tra le attività. Spesso frequento mostre d’arte. Quando ho la possibilità ritorno a fare un giro a Brera che offre gaiezza e tranquillità viva. Oggi quartiere rinnovato, vi si trovano l’orto botanico e l’osservatorio astronomico. Milano è ritornata ad essere una città vivibile, ove gli itinerari e le attività culturali sicuramente non mancano. Villa Necchi, un altro luogo interessante e piacevole.

L’originaria indole del cittadino milanese arriva fino ad oggi con l’accoglienza e la restituzione di cultura e diversità. Milano ha una pianta circolare: allo stesso modo l’acqua incanalata nei navigli, proveniente da nord scorre in direzione sud e fluisce con decorso circolare nei canali ora perlopiù coperti. Ancora oggi essa è luogo di incontro e scambio, di commercio e della borsa. Senza entrare nei particolari della storia e dell’attualità milanese che sono un tema a sé, sembra ovvio qui citare l’occasione di un importante anniversario: i cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Giunto a Milano a trent’anni con in dono uno strumento musicale per Ludovico il Moro, rimarrà diciassette anni nella città, operando da artista e scienziato, all’inizio dell’epoca moderna di conoscenza di sé e scoperta del mondo. Coniugare arte e scienza non è comune anche se possibile. È più noto Goethe artista che scienziato; anche Rudolf Steiner ha un certo riconoscimento nel mondo dell’arte per i suoi schizzi quando teneva le conferenze piuttosto che come ricercatore di scienza dello spirito. Leonardo precorre i tempi con le sue osservazioni spesso testimoniate da innumerevoli disegni; con le sue invenzioni non realizzabili nel suo tempo ed è quasi di monito e pungolo per i secoli successivi.

Proporrei, tramite i percorsi dedicati ad uno dei tre maggiori artisti del Rinascimento, di ampliare l’interesse alla scoperta o riscoperta delle testimonianze cittadine, fino alle tracce delle antiche origini come Mediolanum, così da collegarsi con la sua capacità di accogliere futuro, cioè quanto il futuro ci richiede in senso umano.

E un itinerario antroposofico?

Milano ha una tradizione di attività culturali antroposofiche che risalgono ad ancora prima della Seconda guerra mondiale. Attualmente ci sono tre scuole steineriane che offrono un programma culturale aperto al pubblico. Anche il centro di terapia Artemedica offre proposte interessanti su diversi temi. La sede della Fondazione antroposofica milanese, collocata in una zona centrale di Milano, propone di anno in anno i cosiddetti giovedì sera con una serie di temi affrontati in modo attuale e proposte d’arte, quali, ad esempio, le serate al pianoforte di alto livello musicale. Credo si possa dire che nella vita culturale milanese si ha quel respiro che aiuta, in senso salutogeneteico, la vita di una metropoli in cui si vive e si opera.