Un articolo pubblicato sulla rivista Science Advances riporta una ricerca sulla diffusione delle microplastiche basata su una serie di analisi di campioni prelevati da nevi cadute in vari luoghi che mostrano la loro presenza anche in aree remote come le Alpi e le regioni Artiche. Si tratta di diversi tipi di materiali, spesso in frammenti microscopici, la cui presenza è diventata talmente comune che vengono trasportati anche a distanze notevoli fino ad aree remote, mischiandosi anche alla neve.

L'inquinamento generato da materie plastiche è un problema riconosciuto da parecchio tempo ma a lungo è stato considerato solo a livello macroscopico, ponendosi il problema di cosa fare degli oggetti di plastica buttati via. Tuttavia, negli ultimi anni le ricerche stanno evidenziando l'esistenza di un problema più subdolo causato da frammenti minuscoli, anche microscopici, di materiali plastici.

Siamo abituati a considerare le plastiche come materiali praticamente eterni ma la continua esposizione alla luce solare, a cambiamenti di calore e all'abrasione dovuta allo sfregamento contro altri oggetti finiscono per frammentare i vari oggetti. In tempi medio-lunghi, questa frammentazione può generare una notevole quantità di microplastiche che sono tipicamente invisibili a occhio nudo.

Ricerche specifiche sull'inquinamento da microplastiche richiedono attrezzature specifiche perché, ad esempio, nelle ricerche sullo stato di mari e oceani i filtri devono essere in grado di trattenerle e successivamente è necessario prenderne dei campioni da analizzare. La consapevolezza del problema è cresciuta notevolmente negli ultimi anni ma ciò significa che solo ora stiamo cominciando ad avere una buona quantità di dati per comprendere questo problema, indispensabile per cercare di trovare qualche soluzione.

Negli anni scorsi erano già cominciate le ricerche sulla presenza di plastica anche in aree ben lontane da quelle abitate come il Mar Glaciale Artico, che aveva incluso lo studio della presenza di microplastiche. Ora un team di ricercatori dell'Alfred Wegener Institute, Helmholtz Centre for Polar and Marine Research (AWI) ha condotto una ricerca mirata sui contenuti di microplastiche nella neve prelevando campioni in vari luoghi della Germania, nelle Alpi svizzere e nelle regioni Artiche.

Il sospetto che microplastiche potessero essere trasportate anche nelle nevi che cadono nelle regioni artiche era dovuto ad altre impurità trovate nella neve. Melanie Bergmann, una delle autrici di questa ricerca, ha spiegato che la maggior parte delle microplastiche trovate nella neve venga dall'aria, proprio come succede ai pollini, che possono essere trasportati da latitudini medie fino all'Artico.

La presenza di microplastiche è molto superiore vicino ad aree abitate come in Baviera, dove la concentrazione nei campioni ha raggiunto le 154.000 particelle per litro. Le 14.400 particelle per litro scoperte nei campioni di neve artica rappresentano comunque un segnale della loro vasta diffusione.

La concentrazione di microplastiche rilevata in questo studio è decisamente superiore rispetto a quelle trovate in studi precedenti, ad esempio, su depositi di polvere. Gunnar Gerdts, uno degli autori di questo studio, ha spiegato che la neve assorbe molta microplastica perciò l'analisi della neve ne mostra concentrazioni superiori e questo studio è stato basato sull'uso di uno spettroscopio agli infrarossi per rilevare le particelle di microplastiche, un sistema migliore rispetto a quelli usati in precedenza.

L'approccio molto rigoroso dal punto di vista tecnico mostra quando le ricerche sulle microplastiche siano ancora in una fase iniziale con risposte tutt'altro che complete. C'è di positivo che sta cominciando a emergere una consapevolezza del problema, anche perché questi studi stanno mostrando come le microplastiche finiscano nella catena alimentare. Quando si trovano animali morti dopo aver ingerito plastica il problema è ovvio e la carcassa viene scartata ma quando gli animali ingeriscono frammenti invisibili di plastica possono diventare un pasto per qualche essere umano. Nel caso di microplastiche assorbite dalla neve, possono finire nelle falde acquifere e, se non filtrate adeguatamente, finire nei nostri bicchieri.

Pian piano si stanno diffondendo plastiche biodegradabili ma la sostituzione di quelle comunemente utilizzate è un processo che richiederà chissà quanto tempo. Nelle nazioni evolute ormai il riciclaggio della plastica è normale e passa attraverso la raccolta differenziata. In questa situazione la gestione corretta e consapevole dei materiali plastici diventa un dovere civico fondamentale di ogni singolo cittadino.