Con l’obiettivo di ricordare a tutti l'importanza di uno scheletro sano per trascorrere la terza età, ma non solo, in salute e autonomia, il 20 Ottobre ricorre la Giornata Mondiale dell'Osteoporosi (WOD). Si stima che in tutto il mondo le fratture colpiscano una donna su tre e un uomo su cinque oltre i 50 anni, ma questa patologia può essere prevenuta, diagnosticata prima di incorrere in complicazioni e trattata per ridurre il rischio di eventuali fratture.

La parola “osteoporosi” significa letteralmente “porosità dell’osso” ed è una patologia caratterizzata da una riduzione della massa ossea che comporta una sua conseguente fragilità e sensibilità alle fratture. Il progressivo depauperamento può avvenire in maniera asintomatica, pertanto accade spesso che venga diagnosticata a seguito di un trauma lieve che ha causato una frattura, se non diagnosticata prima attraverso specifici esami.

Secondo i dati del Ministero della Salute in Italia l’osteoporosi colpisce circa 5 milioni di persone, di cui l’80% sono donne in post-menopausa. Ad esserne affetto è il 23% delle donne oltre i 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni. Nel corso della vita, circa il 40% della popolazione incorre in una frattura di femore, vertebra o polso, in maggioranza dopo i 65 anni con conseguenze rilevanti sia in termini di mortalità sia di disabilità motoria, comportando inoltre elevati costi sanitari e sociali. La mortalità da frattura del femore è del 5% nel periodo immediatamente successivo all’evento e del 15-25% a un anno. Nel 20% dei casi avviene una perdita definitiva della capacità di camminare in maniera autonoma e solo il 30-40% dei soggetti torna alle condizioni fisiche antecedenti alla frattura.

L’osteoporosi si distingue in primaria, detta anche post-menopausale o senile legata al calo degli estrogeni che si verifica nell’età della menopausa e riguarda soprattutto le vertebre e le ossa lunghe e osteoporosi secondaria, legata a diverse patologie come il morbo di Cushing, malattie della tiroide, neoplasie, malattie croniche (bronco pneumopatia cronica ostruttiva, diabete mellito, scompenso cardiaco), reumatiche e gastrointestinali e in seguito all’assunzione di determinati farmaci.

Secondo gli studi la prevenzione primaria dell’osteoporosi deve riguardare l’infanzia, l’adolescenza e la giovinezza, quando viene costruito il tessuto osseo e raggiunto il picco di massa ossea: le caratteristiche genetiche personali sono importanti, ma lo sono altrettanto i fattori ambientali coinvolti nello sviluppo e nel mantenimento della massa ossea.

Lo scheletro si sviluppa rapidamente durante l’infanzia, la pubertà e l’adolescenza, raggiungendo le massime dimensioni e densità minerale intorno ai 25 anni, è quindi evidente l’importanza di una crescita ossea ottimale nelle prime fasi della vita con un’alimentazione equilibrata e corretta e uno stile di vita sano. In particolare, per far crescere adeguatamente e “nutrire” le ossa in età pediatrica è molto importante l’assunzione di calcio e vitamina D, ma quantità adeguate di calcio con la dieta sono necessarie anche successivamente, per minimizzare la perdita della massa ossea. È inoltre importante tener conto che, se negli anni ’80 le strategie terapeutiche per la prevenzione e la cura dell’osteoporosi erano piuttosto limitate, negli ultimi trent’anni la ricerca farmacologica di nuove terapie per il trattamento ha avuto un notevole sviluppo individuando nuove molecole capaci di agire su specifici meccanismi cellulari e modulare il rimodellamento osseo, ottimizzando densità e qualità dell’osso stesso e ridurre il rischio di fratture, nuove molecole sono inoltre in fase di studio per valutarne l’efficacia e la sicurezza nel breve e lungo termine. Risultati già concreti sono attesi entro fine anno: è stato infatti approvato negli Stati Uniti e potrebbe preso arrivare anche nel nostro Paese un farmaco della famiglia degli anticorpi monoclonali il cui principio attivo, il Romosozumab ha un’azione innovativa riuscendo a bloccare la sclerostina, l’ormone che inibisce la formazione di osso nuovo, consentendo una ripresa naturale della “costruzione” dell’osso.

Nel frattempo, esami specifici e assunzione di vitamina D contribuiscono indubbiamente ad una buona prevenzione. Ci si può, ad esempio, rivolgere al centro Siommms - Società Italiana dell’Osteoporosi, Metabolismo Minerale e Malattie dello Scheletro – per un’eventuale Dexa-Moc, ovvero un esame diagnostico con un’apparecchiatura di ultima generazione capace di rilevare il rischio che la malattia si possa manifestare entro i successivi venticinque anni.