Un articolo pubblicato sulla rivista Cardiovascular Research riporta uno studio sugli effetti dell'inquinamento dell'aria. Un team di ricercatori guidato dai professori Jos Lelieveld e Thomas Münzel dell'Istituto Max Planck per la Chimica e del Dipartimento di Centro Medico di Cardiologia dell'Università di Mainz hanno ideato un nuovo metodo di modellazione degli effetti di varie fonti di inquinamento dell'aria che li ha portati a parlare di una vera e propria pandemia. Questa forte presa di posizione è dovuta al fatto che questo studio ha portato a stimare che nel 2015 le morti imputabili a questo tipo di inquinamento siano state attorno agli 8,8 milioni e l'aspettativa di vita sia stata accorciata di quasi 3 anni.

L'aria può non essere salubre anche in condizioni perfettamente naturali perché ci possono essere caratteristiche del territorio o eventi che portano nell'aria sostanze che possono essere irritanti o perfino tossiche per esseri umani e animali. Ad esempio, in aree come quelle secche e aride i venti possono raccogliere particelle che possono essere di sabbia o simili che possono provocare problemi di respirazione e possono essere cronici con caratteristiche del territorio. Eventi come gli incendi possono invece generare casi di inquinamento acuto ma temporaneo rilasciando nell'aria prodotti della combustione in quantità che possono essere notevoli.

Le attività umane hanno peggiorato la situazione in vari modi in quello che viene definito impatto antropogenico, che riguarda anche l'atmosfera. I fattori di inquinamento esistenti in natura sono stati aggravati in seguito alla progressiva desertificazione di vari territori e a un aumento degli incendi dovuto a cause dolose e alla crescita di fattori di rischio. A essi sono stati aggiunti fattori puramente antropogenici come i prodotti dell'uso di carburanti fossili, che includono vari composti tra i quali ci sono l'ozono e diversi tipi di particolati, quelli indicati con la sigla PM seguita da un numero che ne indica il diametro in micrometri.

L'ozono nell'atmosfera è conosciuto soprattutto per la sua utilità nel filtrare varie lunghezze d'onda di luce ultravioletta ma ciò avviene in uno strato esistente ad altitudini tra i 10 e i 50 chilometri. La presenza di ozono vicino alla superficie è un problema perché si tratta di una molecola costituita da tre atomi di ossigeno meno stabile delle normali molecole costituite da due atomi di ossigeno e dotata di un notevole potere ossidante. Una prolungata esposizione all'ozono può provocare malattie respiratorie ed è collegata anche a problemi cardiaci, problemi che in certi casi sono potenzialmente mortali.

In varie nazioni come l'Italia c'è un monitoraggio di certi particolati e se la loro concentrazione supera una certa soglia possono essere decise certe misure correttive come le limitazioni del traffico. Ciò perché l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto una correlazione tra l'esposizione a questi particolati, chiamati anche polveri fini, e certe malattie cardiovascolari.

Informazioni a livello globale riguardanti l'esposizione a vari fattori di inquinamento dell'aria raccolte dall'OMS relative al 2015 sono state utilizzate per creare un modello che aiutasse i ricercatori a capire quante morti siano state causate da quei fattori e quanto sia stata accorciata l'aspettativa di vita a causa loro. L'analisi ha tenuto conto dei diversi fattori presenti in diverse aree del mondo fornendo un quadro di notevole variabilità nella loro incidenza. La mortalità di questo tipo di inquinamento è risultata elevata soprattutto nell'Asia orientale, con il 35% dei casi, seguita dall'Asia meridionale con il 32% dei casi, dall'Africa con l'11% dei casi, dall'Europa con il 9% dei casi, dalle Americhe con il 6% dei casi per terminare con l'Australia con l'1,5% dei casi.

Un'analisi delle forme di inquinamento dell'aria indica che la maggior parte è causata dalle cause antropogeniche. Ciò significa che l'inquinamento dovuto alle attività umane ha causato circa 5,5 milioni di morti nel 2015 e un accorciamento dell'aspettativa di vita di circa 1,7 anni. Sono forme di inquinamento che possono essere ridotte direttamente con la possibilità di ridurre notevolmente quelle cifre relative alla mortalità.

Sommando altre forme di inquinamento, le cifre per il 2015 salgono a 8,8 milioni di morti e un accorciamento dell'aspettativa di vita di circa 2,9 anni. Sono effetti che, combinati, provocano perfino più morti del fumo in tutto il mondo e per questi motivi gli autori della ricerca hanno parlato di pandemia.

In molte nazioni come quelle europee sono stati fatti notevoli passi avanti ma non è sufficiente. L'impiego ancora comune dei combustibili fossili continua a generare forme di inquinamento dell'aria che hanno gravi conseguenze sulla nostra salute. I cambiamenti richiederanno tempi lunghi ma è necessario compierli, come è necessario continuare le ricerche per migliorare lo sfruttamento di fonti rinnovabili.