Proseguiamo verso Sud il nostro viaggio attraverso le foreste italiane: Basilicata, Calabria e Campania, perlopiù montuose e/o collinari e nell’interno assai poco abitate, ne sono ricchissime. In provincia di Potenza, per esempio, rimarrete incantati dai boschi di Rifreddo, della Farneta (la più grande e importante formazione boschiva italiana a Quercus frainetto) e di Cupolicchio, dal prezioso sottobosco di orchidee selvatiche, narcisi, peonie e gigli. Fra le province di Potenza e Matera, a 800-1100 metri di altitudine, il Parco di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane comprende grandi foreste pressoché intatte, formata da castagni, querce, felci, ciclamini, anemoni, ranuncoli e orchidee: imperdibili, in particolare, la Faggeta di Monte Cucco, la Foresta Gallipoli e il Bosco di Montepiano, nei pressi di Accettura, formato da querce antichissime (soprattutto cerri e roveri), aceri campestri, carpini, tigli e agrifogli. Molto suggestivo anche il bosco umido all’interno della Riserva naturale Bosco di Policoro, in provincia di Matera, abitato da frassini, ontani neri (Alnus glutinosa), pioppi bianchi (Populus alba), cerri, aceri campestri, meli selvatici e biancospini.

A cavallo fra la Basilicata e la Calabria, si estende il grande Parco Nazionale del Pollino, quasi interamente ricoperto da boschi, costituiti, alle quote più alte, da faggio (Fagus sylvatica), abete bianco (Abies alba) e pino loricato (Pinus heldreichii var. leucodermis), e a quelle inferiori da castagni, cerri (Quercus cerris) e lecci (Quercus ilex). Vi vivono innumerevoli animali selvatici, fra cui il raro scoiattolo nero meridionale, presente solo qui: lo potrete incontrare, in particalore, lungo i sentieri che percorrono il Monte Pollinello, in Basilicata, e il Timpone della Capanna, in Calabria.

Foreste incontaminate ricoprono anche le dolci colline e gli aspri promontori dell’entroterra calabrese, la maggior parte delle quali comprese nei quattro grandi parchi naturali della regione: la porzione calabrese del Parco Nazionale del Pollino (all’interno della quale, nella Serra delle Ciavole, si trova un suggestivo cimitero di pini loricati, dai ceppi enormi e dai tronchi contorti), il Parco Nazionale della Sila, il Parco Nazionale dell’Aspromonte e il Parco Naturale Regionale delle Serre. In quest’ultimo si trova il maestoso Bosco di Stilo-Archiforo, dominato da enormi esemplari di abete bianco.

Arriviamo quindi in Campania, il cui territorio è occupato per il 30 per cento da boschi, che salgono fino ai 2000 metri di altitudine delle cime più alte: tra le più importanti, la Foresta di faggi Calvello, la Cerreta Cognole e la Lecceta di Camerine, in provincia di Salerno; la Foresta a leccio di Cuma, vicino a Pozzuoli; le faggete, i boschi di aceri, roverella, carpini, carpinella, falso pistacchio, ontano napoletano e orniello, le pinete e le leccete del Parco Nazionale del Vesuvio.

Attraversiamo lo stretto e approdiamo in Sicilia, che, assieme alla Puglia, possiede oggi il tasso di superficie forestale più basso d’Italia (i più alti in Trentino-Alto Adige, Liguria, Toscana, Umbria e Sardegna), anche se in antichità era invece molto boscosa. A pochi chilometri da Trapani, potete però andare alla scoperta del Bosco della Baronia, perlopiù composto da conifere, con alcune robinie e antiche roverelle, e del Bosco di Scoracefra, situato a 400-600 metri di altitudine e costituito da pini domestici, pini marittimi, pini d’Aleppo, cipressi, eucalipti, querce da sughero e olmi. In provincia di Palermo, a Piano Pomo, in una piccola conca a 1400 metri sul livello del mare, s’incontra invece un piccolo bosco, unico in tutta Europa: vi si trovano infatti numerosi esemplari giganti di agrifoglio, che, grazie alle particolari condizioni climatiche, hanno raggiunto i 15-19 metri di altezza e, si stima, i 900 anni di età. Da non perdere, sull’altopiano nei dintorni della città, la Riserva Naturale Orientata Bosco della Ficuzza, nella quale il bosco mediterraneo di castagni, sughere, lecci, cerri, roverelle, biancospini, ligustro, corbezzoli e mirti, si alterna a zone palustri e fluviali, rupi e vigne; da vistare, il centro recupero animali selvatici della LIPU e la Casina di Caccia di re Federico II.

Sempre nella Sicilia settentrionale, grandi boschi sempreverdi e caducifogli (a base soprattutto di leccio, roverella, sughera, agrifoglio, rovere e faggio), caratterizzano il Parco delle Madonie, che racchiude l’importante Lecceto di Monte Quacella, e il Parco dei Nebrodi, famoso per le antiche foreste: come il Bosco della Tassita, a 1450 metri di altitudine, con tassi, aceri montani e faggi monumentali, e le grandi distese di tassi, agrifogli, roverelle e noccioli, aree umide abitate da uccelli e anfibi della Riserva Naturale Integrale Vallone Calagna, favorite dall’umidità che dal Mar Tirreno si incanala nei valloni. Altrettanto meravigliosi, un po’ più a Sud, nel Parco dell’Etna (Catania), i boschi che s’incontrano salendo verso la cima del vulcano, formati alle quote intermedie da lecci (Quercus ilex), aceri (Acer obtusatum), frassini e castagni (tra cui il famoso Castagno dei Cento Cavalli, la cui età si aggira tra i 3.600 e i 4.000 anni, e, dopo i 2.000 ma non oltre i 2400 metri di altitudine, da faggi, che qui trovano il limite meridionale di distribuzione in Europa, betulle dell’Etna (Betulla aetnensis), pini loricati (Pinus heldreichii var. leucodermis) e pini larici (Pinus nigra laricio), assieme a distese di ginestre endemiche (Genista aetnensis), il cui giallo sgargiante contrasta con il nero della cenere vulcanica.

Ed eccoci, infine, in Sardegna, famosa in tutto il mondo per le sue spiagge meravigliose, ma che, a sorpresa, è tornata oggi una delle regioni più boscose d’Italia. Da un’indagine del 2018 risulta infatti che il 52 per cento del suo territorio è ricoperto da foreste, contro il 16 per cento del 1950, e questo grazie agli sforzi compiuti dalla Regione, sia per il rimboschimento sia la manutenzione. In realtà, in tempi preistorici la Sardegna, così come la Sicilia, era un’isola verdissima e molto boscosa: iniziarono i fenici, i romani e i cartaginesi a distruggerne le foreste per costruire strade e navi, seminare i cereali (l’Isola era considerata il granaio di Roma), stanare ribelli e fuggitivi; dalla metà del 1700 proseguirono i Savoia, per sopperire alle necessità di carbone, legname e traversine ferroviarie, soprattutto delle industrie estrattive minerarie; dopo l’Unità d’Italia, continuarono italiani, inglesi, francesi e belgi, per procurarsi le traversine per le ferrovie, le travature per le miniere, la legna per la fusione dei minerali, la scorza da cui ricavare il tannino per la concia delle pelli e altre tinture; in tempi recenti, è stata la volta degli incendi dolosi a devastare quanto rimane del patrimonio forestale sardo, ma per fortuna da una trentina d’anni sono riprese le attività di gestione forestale, oggi governate dall’Ente Foreste della Sardegna, mirate a conservare, valorizzare e rinaturalizzare i boschi, reintroducendo specie autoctone.

Caratterizzata da un paesaggio prevalentemente a macchia mediterranea bassa, con eriche (Erica arborea e E. scoparia), corbezzolo e fillirea, e garighe, con ginepri nani (Juniperus nana), prugnolo selvatico (Prunus spinosa) e ginestra spinosa (Calycotome spinosa), nell’interno la Sardegna conta numerose e vaste formazioni boschive: naturali, perlopiù a base di lecci associati a frassini, ornielli (Fraxinus ornus), agrifoglii, aceri minori (Acer monspessulanum) e tassi, e sughereti (Quercus suber), e dovute a rimboschimenti, con pini marittimi (Pinus pinaster) e pini nero (Pinus nigra), estranei alla flora locale. Tra le più belle e importanti, vi ricordo la Foresta demaniale del Parco dei Sette Fratelli, all’estremità sud-orientale dell’Isola, ricchissima di fauna selvatica, rocce plasmate dal tempo, canyon e gole, grotte e stagni; l’immensa distesa di lecci, sughere, corbezzoli, filliree ed erica del Parco del Sulcis, in provincia di Cagliari, nel quale vivono, fra i tanti animali selvatici, il cervo e la lepre sardi; la Foresta demaniale di Montimannu, nei pressi di Iglesias, dominata da lecci e sugheri, abitata da molte specie animali tra le quali cervi e mufloni, nella quale si ammirano le cascate più imponenti della Sardegna e, nella stessa zona, la Foresta di Marganai, un paesaggio incantato di pini (domestico, d'Aleppo, radiata), lecci, sughere, roverelle e corsi d’acqua; il Bosco Sacro di Santa Maria Bangargia, a circa 3 chilometri dal paese di Collinas, in Marmilla, nella Sardegna centro-meridionale, composto da olmi, pioppi, olivastri secolari e lentischi.

Nella Sardegna centro-occidentale, si trova il vasto complesso forestale “Monte Arci”, sull’omonimo massiccio vulcanico, caratterizzato da leccete e dalla grande biodiversità (vi vivono ben 500 specie vegetali tipiche della flora sarda).

Risalendo verso Nord, nelle province di Oristano e Nuoro, s’incontra la Foresta demaniale Funtanamela, formata da lecci, lentischi, filliree, cisti, ginepri e corbezzoli e abitata dal Cervo sardo e dai Cavallini selvatici del Sarcidano; e infine, nella Gallura meridionale, la Foresta demaniale del Monte Limbara, la seconda per estensione della Sardegna, costituita da sughere, pioppi tremuli, pini marittimi, eriche, cisti, lentischi e filliree.