“Ogni pianta ha una storia da raccontare”, sostiene Julia Brittain nel testo pubblicato da Hillier, uno dei più noti e storici vivaisti inglesi, dal titolo Plants, People & Places (D&C, 2006). In Italia una sola storia di vivaismo può confrontarsi con la grande azienda di Hillier & Son1 ancora oggi in attività: Vivai Fratelli Sgaravatti di Padova. Ci tengo a ricordare questa dicitura Fratelli anche se nel tempo non ha mantenuto il nome, per evidenziare come frequentemente queste aziende hanno una origine che li accomuna, quella familiare. Giardinieri che per generazioni si sono tramandati un mestiere difficile, antico e molto articolato, che richiede moltissime conoscenze.

A duecento anni dalla fondazione a Padova di questo grande stabilimento d’Orticoltura, così si chiamavano nell’Ottocento i primi esempi di attività commerciale del vivaismo italiano, si può dire che la sua storia eccezionale è stata, ahimè, raramente ripercorsa nella stampa e in generale dalle pubblicazioni di settore. Dico purtroppo perché l’antica azienda vivaistica, ancora oggi presente pur di dimensioni diverse rispetto al passato, ha inciso fortemente sul mercato floricolo, arboreo e sementiero nazionale ed internazionale, coinvolgendo centinaia di addetti, centinaia di ettari destinati alle produzioni, migliaia di eventi floristici in cui l’azienda Fratelli Sgaravatti era leader portando piante nuove per l’Italia.

Come inizia questa storia così articolata e ormai leggendaria? Tante e varie le discusse vicissitudini che ne hanno fatto parlare esperti e appassionati del settore della floricoltura italiana.

Benedetto Sgaravato, questo era il nome della famiglia prima che fosse nobilitato in Sgaravatti, era un giardiniere nato nel 1764 a Maserà, un piccolo paese tra Padova e i Colli Euganei; ancora sono presenti gli Sgaravato nella zona di Battaglia Terme. La sua occupazione e quella della famiglia, con cui si era trasferito a Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia, era stabile presso la villa originariamente del mecenate, erudita e botanico Filippo Vincenzo Farsetti (1703-1774)2, successivamente del nipote Anton Francesco (1760 – 1808), ultimo erede del casato veneziano. Benedetto Sgaravato, padre di tre figli, Angelo, Natale e Giuseppe, prima era giardiniere presso il famosissimo parco storico della villa di Santa Maria di Sala e poi, dal 1810, va al servizio dei patrizi veneziani Morosini a Saonara. Il figlio Angelo Sgaravatti, che proseguì l’attività di giardiniere, era anche inviato dagli stessi Morosini in Europa a cercare piante nuove da introdurre nei loro giardini.

La grande conoscenza acquisita sul campo faceva sì che i giardinieri delle ville iniziassero a riprodurre piante sia per i proprietari, creando vivai e serre da collezione incentivando gli scambi tra amatori di flora e Orti botanici, sia per loro stessi, iniziando timide attività di commercio. Questo fenomeno si è osservato in tutte le grandi proprietà dei giardini storici italiani. Quindi dai Rovelli, ai Pucci, agli Sgaravatti, Croff, Maupoil, Winter, Moreno e così via3. Iniziavano pertanto a nascere i primi Stabilimenti d’Orticoltura, proprio vicino ai luoghi originari di diffusione e riproduzione di piante, proprio quando le grandi famiglie della nobiltà e dell’aristocrazia italiana si avviavano al loro declino.

Anche nel caso dei Fratelli Sgaravatti, Saonara, sulle proprietà acquisite dai Morosini, diventa luogo di inizio nel 1820 di quelle attività di vendita diretta che sarebbero diventate un vero impero commerciale florovivaistico. Inizia la produzione di sementi, bulbi da fiore, piante fruttifere e ornamentali che erano venduti sia a domicilio sia a Padova nel famoso mercato di Prato della Valle, tradizione tuttora mantenuta e fiorente, il sabato, dall’attività vivaistica dei produttori locali.

Il primo catalogo Sgaravatti, che esce nel 1866, diventa il fiore all’occhiello dell’attività della casa produttrice, con una grafica accattivante e di classe, utilizzando firme di autori noti, con colori e immagini talmente graditi al pubblico, che la pubblicazione diventerà a richiesta del cliente e persino a pagamento (1 lira rimborsata con il primo ordine)4.

L’ascesa dell’azienda familiare è incredibilmente veloce durante un’epoca di grande fulgore per l’Italia per la botanica e l’orticoltura, quella a cavallo tra Ottocento e Novecento; la nuova classe della borghesia e le grandi famiglie abbienti della piccola industria emergente diventano i clienti più affezionati all’Azienda Sgaravatti, sia per la fornitura di piante che per la progettazione e realizzazione di giardini.

Anche i comuni e gli enti si avvalgono della professionalità degli Sgaravatti che impiegano molta manodopera, a quel tempo disponibile. Siamo alla fine del XIX secolo, e grazie alle impellenti richieste di impiego soprattutto di braccianti agricoli in tutta la Pianura padana i numeri dell’azienda crescono. L’ampliamento delle superfici coltivate aumentava fino a 250 ettari, e nel 1910 le località di produzione erano concentrate in tutta la campagna padovana. Albignasego, Abano Terme, Legnaro, Maserà di Padova, Carpanedo, Salboro e ancora molte. Mentre la fama si fa internazionale, la ditta Sgaravatti diviene fornitrice di Casa Savoia, del Governo di Montenegro e dell’Imperatore di Germania, dei ministeri per l’agricoltura di Italia, Serbia, Portogallo, Romania, Ungheria e Stati Uniti. Nel primo dopoguerra i vivai Sgaravatti toccano i duemila addetti tra impiegati, dirigenti, operai delle varie qualifiche, ausiliari e stagionali. Data fondamentale per la loro storia quella del 1929 che vede la divisione della proprietà nei vari membri della numerosa famiglia, costretta ad una riorganizzazione dalla crisi di mercato a livello mondiale, sentita anche dal settore florovivaistico. Si formano due grandi corpi aziendali quello delle piante (“Fratelli Sgaravatti - Piante”) facente capo a Vittorio Sgaravatti e quello delle sementi diretto da Benedetto. La Fratelli Sgaravatti Sementi stabilisce la sede appena fuori Padova (oggi quartiere della cintura urbana, ma già antica Parrocchia di Voltabarozzo dal 1315) su terreni e immobili già di loro proprietà acquisiti dai Treves nel 1927, arricchendo questo luogo, oggi chiamato Villa Ferri-Treves-Sgaravatti con annesso Parco dei Faggi5. Di proprietà del comune di Padova dagli anni ’70 il parco è aperto al pubblico, annovera piante di grande interesse botanico degne di tutela a ormai cento anni e più dalla loro messa a dimora su oltre due ettari di superficie: Pini di Scozia, Faggi, Pioppi, Tassi, Cedri, Criptomerie, Cipressi e Sofore solo per citarne alcuni. Il giardino venne realizzato in quegli anni insieme alla costruzione - adiacente alla villa storica già presente - dedicata alla produzione sementiera, gli uffici e un giardino pensile, su progetto dell’ingegnere razionalista Francesco Mansutti di Padova6.

Il più grande vivaio italiano a partire dagli anni Trenta del Novecento ebbe un lungo e accidentato percorso affrontando crisi diverse ma riuscì a mantenere molte sedi a livello italiano, Trieste, Roma, Pistoia, Caserta, Pompei, Fano, Pesaro e Cesena con trasformazioni radicali del sistema produttivo, commerciale con punti vendita e poi garden in molte città italiane: Bologna, Torino, Firenze, Padova, Parma, Ancona e Fano.

Voglio citare la sede di Cagliari in Sardegna, esattamente a Capoterra, perché la visitai già nel 19967 e rimasi stupita della bellezza delle sue collezioni di flora mediterranea, della bravura e caparbietà di una donna, Rosi Zuliani Sgaravatti, che, inizialmente, nel 1980, “al seguito” del marito Leone Sgaravatti (1936-1985), prese poi in mano l’azienda sarda fino a condurla tra le migliori aziende italiane di vivaismo realizzando innumerevoli parchi e giardini dell’isola e nel continente. Le sue collezioni di Hibiscus rappresentano una delle tante da lei curate. Rosi Zuliani Sgaravatti ha dato seguito a questa affezione per il mondo del fiore scrivendo un libro, La bellezza e il tempo. Sgaravatti 1820-2020. Duecento anni di florovivaismo italiano (Ed. ESWR 2020), in ricordo di una siffatta avventura imprenditoriale italiana che ottenne, oltre ad un sicuro ed intramontabile successo di amatori e collezionisti, indimenticabili riconoscimenti a livello internazionale dalle prime manifestazioni a Padova con l’allora prefetto De Visiani nel trecentesimo anniversario della fondazione dell’Orto botanico nel 1845, una delle primissime “Feste dei fiori” in Italia. Sarebbe doveroso trovare un museo del fiore anche a Padova, proprio come si è fatto a Sanremo, rinnovando quella storica villa che porta ancora il loro nome, cosicché insieme al Parco potrebbero diventare un luogo di rinascita e di conoscenza della grande arte del giardinaggio italiano!

1 Dispiace non trovare citato in questo accurato volume, di grande utilità per la storia del vivaismo europeo, il Vivaio Sgaravatti, di fama internazionale, mentre viene citata la famiglia dei vivaisti Rovelli del Lago Maggiore, per quanto solo in relazione alla diffusione di piante giapponesi collezionate da Philipp von Siebold.
2 Sulla figura del botanico Filippo Vincenzo Farsetti si veda anche il contributo pubblicato nella rivista Wall Street International Magazine dal titolo L’abate Farsetti. Un erudito amatore di flora, 24 marzo 2016.
3 In merito al collezionismo botanico e alla nascita degli Stabilimenti d’orticoltura in Italia si veda Macellari E., Maniero F., Giardinieri ed esposizioni botaniche in Italia (1800-1915), Ali&no, Perugia 2005.
4 Celetti D., Vivai Sgaravatti, Il Poligrafo, Padova 2013.
5 Il parco dei Faggi, noto come giardino storico di Villa Ferri-Sgaravatti è un parco padovano nato nel 1855 che parla del romantico amore tra Annette Wodianer von Kaprioria di famiglia nobile ungherese ed il conte Leopoldo Ferri. Il conte Ferri ormai anziano cedette Villa Ferri ed il parco alla ditta vivaistica Sgaravatti, la quale aggiunse ad esso il valore di vero e proprio orto botanico. (Articolo di Vvox, rivista on line, Marzo 2019).
6 Bortolami M., 1310-2010 Voltabarozzo Comunità da 700 anni. Album fotografico di famiglia.
7 Oltre a Rosi Zuliani Sgaravatti ho avuto la fortuna di conoscere e lavorare proprio in quegli anni, nelle mie prime esperienze, con un rappresentante degli ultimi Sgaravatti della generazione di metà Novecento, l’architetto paesaggista Paolo Sgaravatti per promuovere a Padova il suo software rivolto alla selezione e alla ricerca delle piante ornamentali, tra i primi all’epoca sviluppati in Italia.