Il concetto di associazione mentale è fondamentale a qualsiasi livello di studio, nonché nel calcolo mentale e nelle tecniche di memorizzazione. L’attività del ricordare è fondamentalmente, sebbene non soltanto, una catena di pensieri che si susseguono gli uni agli altri negli stati della nostra coscienza. Ogni catena è composta da anelli, ognuno di essi è intersecato con quello che lo precede e si interseca con quello che segue. Un pensiero complesso e articolato (come potrebbe essere una credenza politica o religiosa, una tesi filosofica o scientifica ecc.) può esser scomposto in pensieri semplici, questi a loro volta scissi in rappresentazioni collegate tra loro che, volendole analizzare nello specifico, si possono poi disgiungere in rappresentazioni più elementari e così via. Se però si scompongono i pensieri “all’infinito” non si arriva mai a una nozione elementare, prima. Altrimenti detto, scomporre pensieri in maniera indefinita (termine qui più corretto che non “infinita”) non conduce a trovare l’atomo del pensiero, l’elemento primo e originario. È quindi opportuno collegare i pensieri tra loro non per un elemento “primo” che non esiste”, bensì per altri pensieri che abbiano la specifica funzione di collante, di giunto, di ponte da un concetto all’altro.

Quando associamo due nozioni difficilmente si tratta di informazioni prese a caso, generalmente esse condividono uno stesso discorso, un medesimo contesto e così via. Concentriamoci quindi in prima istanza su ciò che le unisce. Ma per essere ricordate quel qualcosa deve essere un elemento specifico, non una informazione generica quindi, per contro, ha poca presa “mnemonica” riportare nozioni particolari al loro contesto generale. Più importante dell’associazione di idee in quanto tale, è dunque il criterio con il quale le si associano. Per associare due idee è così opportuno un elemento terzo. Il principio che voglio affermare in questo articolo è fondamentale per la memorizzazione efficace: per collegare due nozioni (quali che esse siano) si deve utilizzare una terza nozione che sia con esse correlata, ma di natura e/o funzione differente.

Per chiarire questo concetto conviene procedere per gradi. Alla base di ogni associazione mentale ci sono sempre tre elementi: una nozione (concetto, immagine mentale, idea ecc.) da cui si parte, quella a cui si arriva e un terzo elemento che le collega, le media, le tiene insieme. Altrimenti detto si deve aver ben chiaro sempre il punto di partenza, quello di arrivo e come si fa ad arrivare a quest’ultimo. Il collegamento tra i due è generalmente l’elemento più astratto, quello che definisce e determina il metodo seguito nel ricordare. Affinché la memoria associativa funzioni al meglio, l’elemento terzo, il collettore, deve avere una “natura” (logica, iconica, rappresentativa, concettuale) diversa rispetto alle nozioni che lega. Questo, come accennato, è il punto centrale e la regola più importante da seguire. Ad esempio, se devo collegare una mela e una pera penserò a un coltello. Ma il coltello è esso pure un oggetto fisico? Sì, però non è preso in considerazione in quanto oggetto fisico, bensì per la sua funzione che è quella di sbucciare la frutta. La funzione di un oggetto di per sé non è semplicemente qualcosa di fisico, ha a che fare con un’intenzione, con una finalità ecc. Inoltre essa ci fornisce un criterio di associazione: infatti assocerò le cose tra loro in base a un terzo elemento che verrà scelto per la sua funzionalità. Quindi non collegherò mela e pera tramite una pesca, perché si tratta di tre oggetti che concettualmente si pongono tutti sullo stesso piano, sono cioè tre frutti. Al posto della pesca potrei porre qualsiasi altro frutto dimostrando così di aver creato un collegamento generico che non funziona perché difficile da ricordare: verrebbe in tal modo a mancare un “criterio” univoco di associazione. Criterio che invece può aiutarmi nel ricordo se li accosterò attraverso un oggetto (il coltello) preso per la sua funzione. Mela e pera sono considerati in sé, come frutti/oggetti, il coltello per la sua funzione in relazione agli oggetti mela e pera. Si possono così creare anche catene associative più complesse. Se, per ipotesi, volessi collegare mela a torta potrei pensare a un forno in cui cucino appunto una torta di mele.

Come potete notare ho mantenuto il criterio del terzo elemento, il legame. Anche in questo caso, infatti, si tratta dell’uso (del forno), la cui finalità è la cottura. Lasciamo da parte il fatto che non tutte le connessioni sono così facili; concentriamoci invece sul fatto che questi tre elementi sono tenuti insieme da due “connettori” che hanno la stessa natura, cioè (in questo caso) il fatto di essere considerati per la loro funzione. È sicuramente più facile ricordarsi “pera, [coltello], mela, [forno], torta” che non “pera, pesca, mela, arancia, torta”. Nel primo caso abbiamo due livelli di astrazione differenti che si succedono con regolarità. Inoltre sono diverse le funzioni tra gli elementi “pera” e “mela” da una parte e l’elemento “coltello” dall’altra. Il principio è che l’astrazione della nozione semplice da ricordare, del che cosa si deve ricordare, procede in parallelo con la sua funzione. Gli elementi da unificare sono generalmente meno astratti dell’elemento unificatore.

Si potrebbero fare tanti esempi in filosofia, teologia, antropologia ecc. ma tutti abbiamo ben presente l’importanza delle unità triadiche (tesi, antitesi, sintesi; il sillogismo con la premessa maggiore, premessa minore e conclusione, ecc.). Ora, non necessariamente ciò che unisce deve trovarsi “nel mezzo” tra il primo e il terzo elemento. Il trovarsi nel mezzo è una “posizione” esclusivamente logica, astratta dal susseguirsi delle immagini, o dal procedere argomentativo con cui gli elementi possono, in diversi modi, succedersi. Portando un’altra serie di esempi: se devo collegare mentalmente due fatti storici cercherò non un terzo fatto storico, bensì una “persona” (quindi rappresentata nella mia mente da un pensiero di natura differente dagli altri due) che in qualche modo ha preso parte attiva a entrambi gli eventi. Risorgimento italiano e guerra di Crimea li collegherò tramite la figura di Cavour, che svolse un ruolo importante in entrambi gli eventi; per collegare la Rivoluzione Francese, i moti del 1848 e la Rivoluzione Russa prenderò come punto di riferimento Marx che fece un’analisi filosofico-politica della prima, partecipò ai secondi e ispirò la terza.

Quelle che presento qui sono semplificazioni, pur tuttavia necessarie per spiegare la mia tesi che, in definitiva, può essere così formulata:
- Il ricordo di una nozione viene facilitato dall’unirla ad altre nozioni. In effetti è più facile ricordare un numero (limitato) di nozioni collegate tra loro che non una singola nozione isolata da ogni contesto.
- Questo gruppo di informazioni connesse tra loro sarà più o meno facile da ricordare in relazione al criterio (o ai criteri) che si sono utilizzati per “tenerle” insieme. Gli elementi unificatori sono spesso altre nozioni ma, per assolvere adeguatamente al loro scopo, devono essere considerate non alla stessa maniera delle nozioni da ricordare. Se le nozioni sono oggetti, concetti, immagini mentali ecc. gli elementi “collettori” è bene che siano relazioni, proporzioni, similitudini, regole ecc.
- Il numero di associazioni mentali che così si stabiliscono non deve essere eccessivamente grande, personalmente consiglio di non superare le cinque associazioni alla volta, meglio ancora meno: tre o quattro. Faccio infine un esempio che è ad un tempo paradigmatico e chiarificatore: tutti noi siamo in grado di ricordare un numero infinito di parole che ci vengono dette anche soltanto una volta. Non ci credete? Volete un esempio? Provate a ricordare questa serie di parole: “uno, due, tre, quattro, cinque …” potrei continuare all’infinito, ma chiunque sarebbe poi in grado di ripetere questa lista di parole. Obietterete che ripetere la successione dei numeri naturali è facile. Certo, ma perché è facile? È facile perché ci sono un numero limitato di informazioni basilari (le cifre) e un numero preciso e ben delimitato di regole con cui poter relazionare le cifre tra loro, ma tutto ciò permette di farlo … all’infinito. Ovviamente questo è un caso limite e, oltretutto, facilitato dalla natura “formale” del sistema numerico decimale posizionale, difficilmente – in contesti meno formali o più complessi – le cose da ricordare potranno essere riportate a pochi simboli e a poche regole di intercorrelazione, ma il principio vale per tutto.

Nella maggior parte dei casi il vantaggio di procedere collegando informazioni per relazioni intercorrenti tra di esse non è così evidente ma, in ogni caso, può risultare d’aiuto. Potete trovare questo esempio, e molti altri ad esso correlati sulla pagina Facebook Mappe Mentali per lo studio.