Periferia di Pisa, quartiere nuovo con condomini curati e bei giardini, un normale tran tran di persone che escono per andare al lavoro la mattina presto, salgono in macchina nel loro parcheggio e via, comincia la giornata.

Un'altra popolazione subentra ai naturali abitatori del palazzo, anomala, in camice bianco, con tessera magnetica per entrare, sembra la scena di un film di fantascienza, tipo “l'invasione degli ultracorpi”... ma non è finzione è pura realtà, è il popolo dei ricercatori, dei borsisti, dei tirocinanti, dei dottorandi che la mattina entra nei laboratori di uno dei più importanti istituti di ricerca della città. Impossibile? No possibilissimo, la realtà della ricerca in Italia era anche questa alcuni anni fa.

Al piano terra, primo e secondo piano di un ingresso indipendente, trovavano collocazione i laboratori di un Istituto di Biochimica e genetica con tutte le attrezzature necessarie. Stabulari con animali, ultracentrifughe, refrigeratori all'azoto, cappe aspiranti e tutti i reagenti utilizzati per gli esperimenti. I liquidi di scarto del lavoro sperimentale venivano stoccati in bidoni appositi per rifiuti speciali e attendevano il loro trasferimento nei giorni stabiliti. Quante volte, e io ero presente, arrivava l'ASL accompagnata da un condomino a misurare i valori in decibel dei motori dei macchinari o a controllare l'aria in uscita dalle cappe chimiche che attraverso numerosi filtri e condotti la gettava fuori dalla finestra proprio sotto i panni stesi degli inquilini dei piani superiori. Tutto questo era normale, autorizzato, e controllato. Nessun pericolo tangibile per le persone ma tutto il palazzo era come se fosse sopra una bomba innescata, non c'era da stare tranquilli.

Fortunatamente, col riassetto delle attività scientifiche tutta la ricerca fu poi polarizzata in un'area bellissima, moderna, attrezzata e sicura. Da quell'istituto sono stati pubblicati su riviste internazionali importanti lavori e importanti contributi per il mondo scientifico, un centro di eccellenza che si arrangiava a produrre ottimi risultati nella situazione in cui era confinato. Grandi menti, grande intuito lavorativo, grande passione ed entusiasmo era quello che si respirava là dentro, perché è questo che trasmette chi fa ricerca in Italia, passione. E' facile lavorare in strutture supertecnologiche, e moderne che offrono possibilità operative ad alto livello, per questo è ancora di più un'eccellenza produrre scienza in condizioni limitate di attrezzature.

Abbiamo potenzialità umane importanti mosse dalla passione per la ricerca, che lavorano anche in condizioni di disagio e che alla prima opportunità “comoda e sicura” emigrano. Non lasciamo che le nostre menti lascino il nostro paese, investiamo nella ricerca scientifica, creiamo situazioni dove il lavoro sia sicuro per tutti in ogni senso, e facciamo si che la ricerca scientifica diventi il fiore all'occhiello dell'Italia. L'impronta dell'Italia difatti si trova in ogni angolo del mondo, dall'alfabeto usato in tutto l'occidente alle più grandi invenzioni di Galilei, Marconi, Meucci, Volta, Fermi e di molti altri. Ovunque c'è la creatività, l'estro, l'arguzia e la capacità inventiva dell'Italia. Sarà presuntuoso affermare che siamo un patrimonio dell'umanità, ma non roviniamo tutto con la cecità degli obiettivi.