Un articolo pubblicato sulla rivista The Cryosphere riporta una ricerca sul ghiacciaio Pine Island, un cosiddetto flusso glaciale della lunghezza di oltre 250 chilometri che spazza un'area pari a circa il 10% della calotta polare antartica. Si tratta del ghiacciaio che si sta sciogliendo alla velocità più elevata e il ghiaccio che perde costituisce circa il 25% del totale perduto dall'Antartide. Un team di ricercatori coordinati dalla Northumbria University, in Inghilterra, ha usato modelli avanzati per sviluppare metodi per identificare punti di non ritorno nei cambiamenti dei ghiacciai. Nel caso del ghiacciaio Pine Island, hanno identificato tre punti di non ritorno dei quali l'ultimo è quello che definisce il momento della ritirata irreversibile dell'intero ghiacciaio.

I flussi glaciali sono masse di ghiaccio che si spostano a causa del loro stesso peso a causa della neve che cade aumentando quel peso. La conseguenza è che quel ghiaccio tende a spostarsi verso i confini del continente antartico. Il ghiacciaio Pine Island è un grande esempio di flusso glaciale e sposta verso gli oceani circostanti una notevole quantità di ghiaccio.

Nel corso degli anni, il ghiacciaio Pine Island è stato oggetto di varie ricerche mirate per la sua influenza sulla massa di ghiaccio che si scioglie sulla crescita dei livelli dei mari. Bisogna sempre tener presente che l'Antartide è un continente, di conseguenza il ghiaccio sopra di essa o attaccato ad essa non contribuisce ai livelli dei mari ma lo fa nel momento in cui si stacca e finisce nel mare, che sia sotto forma solida o liquida. In sostanza, solo quando i ghiacci trasportati dal flusso del ghiacciaio Pine Island finiscono nei mari, essi contribuiscono alla salita del loro livello.

Le ricerche sul ghiacciaio Pine Island hanno mostrato che si tratta del ghiacciaio che si sta sciogliendo più velocemente. Si tratta di una situazione preoccupante, anche perché il ghiaccio che perde costituisce circa il 25% del totale perduto dall'Antartide. Negli ultimi anni, una discussione riguarda la possibilità che l'intera calotta antartica occidentale superi il punto di non ritorno oltre il quale la sua ritirata sarà irreversibile. Ciò avrebbe conseguenze anche su tutta l'area, con un collasso che potrebbe portare altro ghiaccio a finire nei mari, peggiorando ulteriormente la situazione. I ricercatori coordinati dalla Northumbria University hanno provato a capire quale sia il punto di non ritorno per il ghiacciaio Pine Island.

I ricercatori hanno utilizzato i modelli climatologici più avanzati che includono i flussi glaciali per studiare i possibili cambiamenti nel ghiacciaio Pine Island trovando tre punti di non ritorno. I risultati indicano che il terzo evento, che porterebbe alla ritirata irreversibile dell'intero ghiacciaio e il conseguente riversamento di enormi quantità di ghiaccio negli oceani, verrebbe innescato dalla crescita delle temperature degli oceani circostanti di 1,2 °C.

Va sottolineato il fatto che se il ghiacciaio Pine Island passasse il punto di non ritorno finale il contributo ai livelli dei mari potrebbe essere misurato in metri. La situazione verrebbe peggiorata dal collasso dell'area circostante, che comunque è solo una parte della calotta antartica. Altri studi continuano a esaminare la situazione in altre aree antartiche o nel continente in generale. Questi studi continuano a essere pubblicati e mostrano la preoccupante tendenza alla perdita di ghiacci. Un innalzamento del livello dei mari stimato attorno a poco più di 3 millimetri l'anno può sembrare poco ma in pochi decenni le conseguenze potrebbero diventare molto serie. Con un'accelerazione di questa crescita, fra pochi decenni possiamo aspettarci di vedere città costiere diventare inabitabili.