Un articolo pubblicato sulla rivista Nature Climate Change riporta i risultati di una ricerca sulle conseguenze dei cambiamenti climatici nelle aree dell'Himalaya che ospitano i più grandi ghiacciai del mondo al di fuori delle calotte polari. Si tratta di ghiacciai talmente numerosi e vasti da meritare all'area il soprannome di Terzo Polo ma anche lì è stato osservato uno scioglimento che aumenta i rischi di inondazioni. Un team di ricercatori guidato dall'Università di Ginevra (UNIGE) in Svizzera considera il rischio di inondazioni causate dallo scioglimento di ghiacciai dell'area in forte aumento nei prossimi decenni.

Il Terzo Polo è una regione dell'Himalaya che si estende per oltre quattro milioni di chilometri quadrati divisi tra dieci nazioni diverse. L'estensione e l'altitudine di quelle montagne, con quattordici picchi che superano gli ottomila metri, hanno creato una regione con grandi ghiacciai, i più grandi al di fuori delle calotte polari. A differenza delle calotte polari, si tratta di una regione abitata da varie comunità e altre vivono in aree abbastanza vicine da essere influenzate da cambiamenti climatici. Per questi motivi, negli ultimi anni la situazione è diventata oggetto di vari studi e uno di questo è stato condotto dal team guidato dall'Università di Ginevra.

Lo scioglimento dei ghiacciai anche in normali circostanze alimenta fiumi e laghi. L'aumento di quello scioglimento aumenta la quantità d'acqua rilasciata al punto da portare alla formazione di nuovi laghi. Si tratta di una situazione instabile che può causare nuovi problemi come inondazioni. Si tratta di eventi già avvenuti in passato e questo nuovo studio ha offerto qualche valutazione su quanto possa aggravarsi.

I ricercatori hanno usato immagini satellitari e modelli topografici per esaminare lo stato del Terzo Polo e i possibili rischi di inondazioni legati ai laghi. Hanno anche considerato i possibili scenari futuri che dipendono dall'aumento dei livelli di anidride carbonica nell'atmosfera. Al massimo livello di emissioni, il rischio peggiore legato alle inondazioni arriverà verso la fine del XXI secolo e in certe zone attorno alla metà del XXI secolo.

Un ulteriore rischio è che i laghi si espandano verso aree montane instabili dove qualsiasi frana può generare mini tsunami. Il pericolo potrebbe sembrare minimo ma i danni all'area circostante potrebbero essere comunque notevoli. I luoghi a rischio potrebbero diventare oltre 2.000 nei prossimi decenni aumentando notevolmente i pericoli in tutta la regione.

I problemi nel cosiddetto Terzo Polo non hanno confini ma qualsiasi intervento e anche il semplice scambio di informazioni è reso più complesso dalla divisione dell'area in diverse nazioni, alcune delle quali sono ufficialmente nemiche. Servirebbero azioni in comune ben coordinate ma ci sono casi come India e Pakistan, che ogni tanto hanno addirittura scontri a fuoco ai confini. Anche tra India e Cina ci sono forti tensioni che rendono molto difficile creare progetti comuni anche quando vanno a vantaggio di entrambe le nazioni. Sono casi in cui i problemi geopolitici si aggiungono a quelli derivanti dai cambiamenti climatici.

Anche se gli sforzi internazionali dovessero portare a un calo nelle emissioni di anidride carbonica e a un conseguente rallentamento del riscaldamento globale, gli effetti di questo problema si faranno sentire ancora per decenni. Studi come quello guidato dall'Università di Ginevra possono fornire informazioni sul problema e suggerire possibili soluzioni ma in questo caso è più che mai vero che qualsiasi ritardo nelle azioni dipende da decisioni politiche o dalla mancanza di tali decisioni. Come per altri problemi legati ai cambiamenti climatici, le autorità di diverse nazioni dovranno decidere rapidamente se dare priorità a tribalismi e conseguenti rivalità o al futuro dell'intera umanità.