Un articolo pubblicato sulla rivista Nature Communications riporta una ricerca su piante e animali che stanno colonizzando la cosiddetta isola di plastica nel Pacifico, il gigantesco ammasso di plastica che si è accumulata nel vortice subtropicale del Nord Pacifico. Un team di ricercatori guidato da Linsey Haram, già ricercatrice postdoc allo Smithsonian Environmental Research Center (SERC), ha lavorato assieme all'organizzazione no-profit Ocean Voyages Institute per raccogliere plastica e altri detriti presenti in quell'area per analizzarli trovando molte specie di piante e animali che li avevano colonizzati in comunità che hanno definito neopelagiche. Ci sono anche molte specie che normalmente vivono vicino alle coste e ora si sono diffuse in mezzo all'Oceano Pacifico. Si tratta di una nuova comunità eterogenea che sta modificando gli ecosistemi ancor più della sola isola di plastica con conseguenze ancora da esaminare.

L'isola di plastica nel Pacifico ha cominciato a formarsi negli anni '80 del XX secolo, quando molte nazioni con coste sull'Oceano Pacifico vi scaricavano rifiuti che includevano materiali plastici. Tutta quella plastica ha cominciato ad accumularsi a causa del vortice subtropicale del Nord Pacifico, una corrente circolare formata da varie correnti che si uniscono e arriva fino all'equatore. Col passare degli anni, quest'isola è cresciuta, ricevendo una quantità extra di materiali in seguito allo tsunami che colpì il Giappone nel 2011 e trasportò notevoli quantità di detriti dall'area devastata al Pacifico.

Negli anni scorsi, ci sono state le prime ricerche sugli organismi che hanno cominciato a vivere sull'isola di plastica nel Pacifico ma generalmente erano concentrate su comunità di microbi. L'interesse verso organismi multicellulari di solito era legato alle possibili contaminazioni della catena alimentare con frammenti di plastica. La scoperta di animali che hanno cominciato a colonizzare quell'isola ha cominciato a stimolare un nuovo tipo di studi come quello condotto dal team di Linsey Haram.

I ricercatori hanno condotto una lunga ricerca con la collaborazione dell'Ocean Voyages Institute, un'organizzazione no-profit che raccoglie inquinanti di plastica in spedizioni marine. Nel corso del 2020, l'organizzazione ha raccolto ben 103 tonnellate di detriti, per la stragrande maggioranza plastici, nel vortice subtropicale del Nord Pacifico. Essi sono stati esaminati dal team di Linsey Haram per analizzare quali specie li hanno colonizzati. Molte specie di crostacei ma anche anemoni di mare e molti altri animali sembrano perfino prosperare sulla plastica marina.

I ricercatori hanno proposto il termine neopelagici per questi organismi. Esso è formato da "neo", nel senso di nuovo, e "pelagici", un termine che si riferisce a organismi che vivono nel mezzo dell'oceano e non sulle coste oceaniche.

Molte delle specie che hanno colonizzato l'isola di plastica nel Pacifico normalmente vivono sulle coste dell'Oceano Pacifico perciò non sono pelagiche. Ciò mostra come la nuova comunità molto eterogenea che si è formata nel mezzo del Pacifico rappresenti un enorme cambiamento a livello ecologico. Sempre più specie hanno cominciato a trovare cibo in quel nuovo ambiente con la conseguenza che hanno cominciato a diffondersi anche a migliaia di chilometri dal loro habitat originale. Quelle specie si stanno mescolando con specie pelagiche che già vivevano in mezzo al Pacifico, alcune delle quali stanno partecipando alla colonizzazione dell'isola. Quali potrebbero essere le conseguenze di tutto ciò?

Il problema della valutazione delle conseguenze di questa colonizzazione è che ci sono ancora pochi dati considerando la vastità dell'isola di plastica nel Pacifico. Si tratta di un ecosistema, o forse di un gruppo di ecosistemi nuovi, in espansione e in continuo cambiamento. I cambiamenti climatici stanno aumentando la quantità e l'intensità delle tempeste oceaniche, le quali possono spostare vaste quantità di plastica e di organismi che ci vivono sopra. Sono tutti fattori che rendono gli studi più complessi e rischiano di renderli superati o quasi quando sono stati appena pubblicati.

La capacità di adattamento della vita si sta manifestando reagendo a cambiamenti creati dagli esseri umani. Una nuova prosperità per molti organismi può essere positiva ma quali ripercussioni può avere il loro legame con la plastica? È probabile che microplastiche siano già entrate nella catena alimentare di organismi neopelagici e ciò renderà più facile farle arrivare fino ai consumatori umani.