"Se una mattina ci svegliassimo senza Wikipedia" - si domanda Laura Sartori, autrice del manifesto di roBOt07 - "cosa sarebbe della nostra memoria e conoscenza comune?"

#lostmemories è stato il tema che ha attraversato l'edizione 2014 della manifestazione Made in BO svoltasi dal 1 al 5 ottobre 2014. Dei festival, o degli eventi in generale se ne parla molto, anche troppo, prima, si tende invece al silenzio post factum. Proprio per non tradire la memoria, e quindi alimentarla, bisogna invece continuare a parlarne di questa edizione del roBOt perché sicuramente è stata un'esperienza indimenticabile a partire dai numeri: 3 location: Palazzo Re Enzo, per la prima volta la Fiera di Bologna e MAMbo, Museo d'Arte Moderna di Bologna.

Oltre 100 artisti. Registrate oltre 20.000 presenze, dunque da #lostmemories a #greatmemories come viene sottolineato nei ringraziamenti sul sito ufficiale. Un festival scommessa che ogni anno cresce man mano di più, mi auguro non per mera moda, ma voglio credere che tutte le persone incontrate siano state presenti per passione e curiosità. Non voglio credere al #robot hashtag come tendenza glamour perché fa figo andarci, ma voglio che le persone possano respirare a pieni polmoni la sperimentazione e la voglia, l'amore per la contaminazione che è alla base della cultura. Un evento che punta e che ha puntato sui giovani e sulla cultura, con attenzione alle arti visive, alla musica elettronica, al digitale.

Bologna ha guardato oltre le sue mure e si è ispirata a grandi festival europei come il Sonar, come hanno sostenuto anche in conferenza stampa i presenti Alberto Ronchi, assessore alla cultura e rapporti con l'Università del Comune di Bologna, Duccio Campagnoli, presidente di Bolognafiere, Andrea Giotti, project manager di Robot Festival e Marco Ligurgo, direttore artistico di Robot Festival. Doveroso fare un'enumerazione musicale degli artisti che si sono esibiti tra Palazzo Re Enzo e zona Fiera, tra ricerca, introspezione, profondità e vertigini, un viaggio al limite della trascendenza sonora e visuale: Burnt Fiedman & Jaki Liebezeit, Roly Porter, Fort Romeau, Quiet Ensemble, Go Dugong, Wife, Valentine Strip, Sons of Magdalene, Torn Hawk e James Ferraro, e ancora Ricardo Villalobos, Matthew Jonson e Craig Richards, Moderat, Jon Hopkins, Gold Panda e Factory Floor, la partnership tra Red Bull Music Accademy e Robot Festival, e Legowelt, Falty DL, Actress, Livity Sound, Copeland, Vaghe Stelle, Moodymann, e tanti altri. Nomi che per chi ha seguito il Festival sicuramente ha letto e straletto.

La novità assoluta di questa edizione è stata di portare il Festival fuori dai club per approdare alla zona fieristica bolognese. Personalmente l'ho trovata una mossa giusta, sia per la capienza, sicuramente maggiore, sia per la gestione del flusso di persone, una volta tanto non ho trovato file o code chilometriche né all'entrata né ai bar, né ai guardaroba. Una serata da #greatmemories sicuramente quella di Villalobos, Jonson e Richards. Tutto volava, le persone si perdevano all'orizzonte. Corpi sudati e danzanti a ritmo attaccati l'uno all'altro. Personalmente, amando stare al di sotto della consolle, posso dire di aver goduto di uno spettacolo visivo incredibile, compressa alla transenna, tutto il resto era solo il resto.

Sotto cassa tutto passa. Come è vero. E ci tengo sempre a sottolineare che, per quanto riguarda la musica proposta, chi dice che è tutta uguale, una volta ogni tanto dovrebbe uscire dai propri "gusti", cercare di capire anche quello che sembra più lontano, e dedicare un ascolto attento, sempre. Io l'ho fatto là sotto e lo faccio ogni qualvolta mi reco a un festival o a un concerto. Non mi vanto di essere una che se ne intende. Mi vanto solo di avere passione e curiosità e non faccio estraneo ciò che non conosco, ma anzi rendo me stessa straniera alle mie abitudini, perché sono quelle che rovinano spesso e volentieri il progresso. Tengo a ricordare inoltre la presenza di un'area cinema e numerose installazioni all'interno di zona fiera. Una su tutte, ha colpito la mia attenzione quella del gruppo Rapsodi che potrete trovare sia su Twitter che su Facebook, e che vi consiglio di seguire per la loro interessante ricerca che fonde la percezione sonora con quella spaziale nelle strutture che creano. Una totale fusione tra architettura e suono.

Divagazioni personali a parte, il robot ha posto l'attenzione anche al cinema e alle arti visive. Cinque progetti curatori ali e inediti, 25 opere selezionate attraverso il bando call4robot, 12 proiezioni, quasi tutte in anteprima italiana, attraversate tutte dal fil foibe "storia e società" dove a fare la differenza sono i contesti geografici e sociali che influenzano modalità musicali, culturali e creative: dalla Russia al Canada, da Tokyo a New York, passando per la Thailandia e la Siberia. Solo per citarne alcuni! ecco La Distancia di Sergio Caballero, Elektro Moska, Haack: te king of techno, Llapse e i 5 corti del collettivo Vidéographe.

Vorrei concludere con attenzione ai premi per le arti visive. E’ il giovane artista toscano Luca Mauceri il vincitore del Premio del Monte, del valore di 800 euro, con La Racine, opera site specific ospitata dal Collegio Venturoli e selezionata dal comitato scientifico composto da Sarah Corona (storica dell’arte e curatrice indipendente di base a New York), Claudio Musso (docente presso l’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, storico dell’arte e curatore), Andrea Sartori (ingegnere, musicista e maker fondatore del Fablab di Bologna), Valentina Tanni (editor di Artribune, docente e critica di arti digitali) e dalle due curatrici Marcella Loconte e Federica Patti. Queste le motivazioni: “Mauceri ha proposto un progetto affascinante, in forte sintonia con i temi di questa settima edizione di roBOt. Siamo felici di premiare un giovane artista già caratterizzato da percorso eclettico, che corrisponde in maniera emblematica alla natura e alla storia della sezione call4roBOt. Del suo progetto ci ha colpito la soluzione individuata per l'allestimento: un lavoro per natura site specific che ha saputo interagire in perfetta sintonia con l'ambiente espositivo di roBOt.

E ancora, performance, installazioni, video e animazione, fotografia, design e autoproduzione: sono i 25 progetti selezionati per call4robot, il bando di roBOt Festival dedicato alle realtà emergenti, che quest’anno, seguendo la parola chiave #lostmemories, Hanno esplorato il rapporto fra memoria, capacità cognitive, tecnologie digitali e utilizzo dei device. Sono IOCOSE e Piier gli artisti di call4roBOt scelti per il progetto Playlist di SetUp Art Fair e così invitati a partecipare alla prossima edizione della Fiera d’arte presso l’Autostazione di Bologna. Ecco una sintesi delle motivazioni: “La capacità dei lavori di IOCOSE di individuare, mostrare, possibilità diverse, piccole azioni che possono cambiare il quotidiano è molto stimolante per l’indagine culturale della prossima edizione di SetUp Art Fair, dove l’esperienza del viaggio e l’incontro delle differenze dei confini, visibili ed invisibili necessitano di scarti minimi per essere affrontati e superati alla ricerca di nuove “soluzioni possibili” di vita, di convivenza tra gli uomini e l’ambiente.”

“Il lavoro di Piier si presenta coerente con il tema proposto dal bando call4roBOt - mettendo in luce attraverso i segni dei luoghi - siano essi artificiali o naturali, della tradizione o della contemporaneità - il rapporto con la storia e le storie degli individui che la abitano, il tempo e i tempi che ogni pratica vitale pretende o concede. Perfettamente in linea con gli intenti di SetUp nel dare voce a Bologna e credendo fermamente nelle potenzialità, nella bellezza, nella realtà dinamica della città, la Direzione inoltre, premia il video di Piier perché rappresentativo del tema di indagine culturale della prossima edizione di SetUp Art Fair: LA TERRA.” I due vincitori si potranno quindi incontrare di nuovo a Bologna nel nuovo anno, nel corso del week end dell’arte bolognese, dal 23 al 25 gennaio 2015, in occasione di SetUp Art Fair - Bologna.

Non di secondaria importanza a mio avviso, il lavoro del grafico e illustratore Nicola Benetti che insieme alla collaborazione di Cheap Festival ha firmato la campagna di affissioni, un progetto site specific, da via Indipendenza a via Irnerio, ispirata ai paesaggi immateriali, ha reso gli spazi robot interstizi urbani da frequenze intermittenti. Digressioni tonali di memorie elettroniche. Una Bologna che piace tutto sommato, che intriga, che vibra e guarda al futuro, senz'altro c'è sempre qualcosa da migliorare, ma guai se non fosse così.

Noi stiamo già aspettando l'ottava edizione, con il cuore vibrante tra gli interstizi urbani.