Nella scorsa estate di Glen Hansard si era parlato soprattutto in Toscana. Il cantautore irlandese, leader dei Frames, era stato protagonista di una storia al limite dell’incredibile quando si era esibito in un concerto privato (e praticamente segreto) a Lucca, dopo aver fatto amicizia con i titolari di un negozio di dischi, suoi fan sfegatati, che se l’erano ritrovato per caso davanti alla porta, a guardare i vinili in vetrina. Nel giro di pochi minuti da quell’avvistamento Hansard, oltre ad aver firmato autografi e posato per le foto rituali, aveva promesso di tenere un live gratuito di lì a due giorni per un ristretto gruppo di (nuovi) amici. Promessa mantenuta in una calda notte di luglio, con un’esibizione di oltre un’ora e mezzo in un bellissimo fondo nel centro della città, un’ex tipografia diventata atelier di artisti. I presenti, tra cui il sottoscritto, testimoniano di una serata indimenticabile da custodire come un ricordo senza prezzo da qui alla versione terrena dell’eternità.

A distanza di otto mesi, e in anticipo sul nuovo album che dovrebbe arrivare in autunno, Glen Hansard pubblica un EP, e anche in questo caso lo fa senza guadagnarci un centesimo, visto che i ricavi legati alla vendita del disco, dedicato all’amico e collega Jason Molina, verranno devoluti alla Jason Molina Estate, la tenuta lasciata dall’artista. “It was a triumph we once proposed... Songs of Jason Molina” è il titolo della raccolta di cinque brani uscita per la Overcoat Recordings che omaggia il cantante trovato morto nel 2013, a soli 39 anni, dopo una carriera cominciata alla fine degli anni Novanta con lo pseudonimo di Songs: Ohia e proseguita negli anni Duemila sia a firma Jason Molina che nella nuova incarnazione Magnolia Electric Co.

Il tributo si apre con “Being in love” (2000), proposta anche nella recente apparizione al Late Show di David Letterman sulla CBS, che va in onda in Italia su Rai5. Bastano le prime note di questo brano, dall’incedere tranquillo, per capire che Molina ha avuto in cambio dalla carriera meno di quello che avrebbe meritato, un po’ come è successo fin qui allo stesso Hansard, che soltanto adesso sta emergendo con una certa visibilità, nonostante la lunga serie di dischi con i Frames, una delle band irlandesi più interessanti degli ultimi decenni. Con “Hold on magnolia”, tratta da “The Magnolia Electric Co,” del 2003, si fa un altro passo verso l’intensità, con Glen che non fa esplodere mai la sua ugola atomica (come gli capita quando canta i suoi pezzi) lasciando alla qualità della scrittura l’intero palcoscenico di ascolto e rispettando la versione dell’autore. La rilettura di “Farewell Transmission” (stessa origine del pezzo precedente), è l’episodio più lungo del disco con i suoi 7 minuti abbondanti, e per 5 di questi si regge su un intreccio rarefatto di voce e chitarra, accogliendo l’ingresso della batteria solo nel finale.

Per i due brani che chiudono l’EP si torna alla fine del secolo scorso e a “Songs: Ohia”: “Vanquisher ha un passo leggermente più spedito rispetto all’originale e chiama in causa l’Hansard elettrico, ricordando l’atmosfera di alcuni dischi dei Frames. L’intimità torna padrona assoluta in “White Sulfur”, un’altra perla in cui l’arpeggio scuro e la voce del cantante al suo meglio offrono un paio di minuti di bellezza assoluta. Meno di mezz’ora di musica, eppure un disco che merita di stare sui nostri scaffali e che soprattutto può essere un invito a riscoprire il lavoro di Jason Molina, di cui Glen Hansard era fan prima ancora di diventarne amico dopo una collaborazione all’inizio degli anni 2000. “Il miglior complimento per un musicista è dirgli ‘Credo in te quando canti le tue canzoni’ – ha dichiarato Glen Hansard parlando di questo lavoro – e io credo in ogni singola parola che Jason ci ha lasciato”.