Il Ravenna Festival compie 26 anni, è dunque una storia che parte da lontano; per scoprirne le radici, ci rivolgiamo a uno dei suoi principali ideatori e organizzatori, Mario Salvagiani.

"Il Festival nasce sul cumulo delle precedenti esperienze ravennati, ma con intenti fortemente innovativi sul piano del disegno globale e del quadro artistico di riferimento. Il primo passo da compiere era un mutamento di immagine che superasse il modello della stagione come rassegna di eventi e desse il segnale esplicito e riconoscibile del nuovo cammino. Urgente era anche la configurazione del soggetto della gestione che non poteva essere il Comune, ma un organismo ampiamente rappresentativo che garantisse l’unificazione della comunità locale e preparasse, al riparo da possibili cortocircuiti della politica, le condizioni per l’auspicato impegno del Maestro Muti e di Cristina Mazzavillani Muti; il Maestro ai vertici dell’interpretazione musicale, Cristina, innato talento della comunicazione e del teatro. La loro presenza valeva il Festival. Quattro anni durò l’interregno. Per i due primi anni - ’86 e ’87 - la direzione artistica fu di Lorenzo Arruga, musicista e critico autorevole, ricco di cultura e di immaginazione. Si deve ad Arruga l’immagine simbolo del Festival e anche il nome con la variante per la quale il Ravenna in Festival di Arruga dopo quattro anni perse l’“in” e fu ed è il Ravenna Festival di Cristina. La direzione per i successivi due anni toccò a Carlo Fontana e a me, fu una collaborazione intensa, feconda e leale, che valse a consolidare il legame del grande pubblico anche internazionale con le nostre programmazioni.

Senza dubbio il Festival è un'eccellenza ravennate, non la sola naturalmente, altre ce ne sono. La forza del Festival è nella sua capacità di progetto, nelle scelte tematiche, nella moltitudine coerente dei generi, dei codici, dei repertori, dei media, nel reclutamento degli artisti ai vertici mondiali, nelle collaborazioni con le forze artistiche locali, nella crescente integrazione con la città che così dà vita, sostanza e contesto alla manifestazione impegnando le sue ricchezze storiche e la sua attitudine a vivere il presente. La forza del Festival è anche nella sua capacità di fare accordi di associazione produttiva con alcune tra le massime istituzioni musicali del pianeta come il Festival di Salisburgo, l’Opera di Parigi, il Teatro Real di Madrid, il Teatro Colon di Buenos Aires, il Teatro Marinski di San Pietroburgo, il Musikverein di Vienna, accordi secondo i quali siamo noi l’Ente produttore. In tutti quei luoghi, col Maestro Muti e la sua giovane e gloriosa Orchestra Cherubini, sono andati anche la direzione artistica e lo staff tecnico e amministrativo di Ravenna Festival, per il montaggio e la gestione degli spettacoli".

Cristina Mazzavillani, cofondatrice del Festival e sua attuale animatrice, spiega così il lavoro e l’organizzazione della manifestazione: “Anzi tutto siamo un piccolo gruppo che è cresciuto assieme, siamo in tre, Angelo Nicastro, con le sue profonde competenze sulle radici della musica, Franco Masotti, che ha un amore straordinario per tutto quello che avverrà, per il futuro, infine ci sono io, una sorta di scheggia impazzita che mette le mani dappertutto, con un obiettivo prioritario: la multidisciplinarietà. D’altronde, sono cresciuta col teatro dei burattini dove si mescolava e si faceva di tutto e una delle peculiarità del Festival penso sia proprio questa offerta multidisciplinare che intreccia avanguardia e tradizione, classico e popolare”.

L’edizione 2015 del Ravenna Festival, L’amor che move il sole e l’altre stelle, sarà dedicata a Dante Alighieri, nei 750 anni dalla nascita. Obiettivo principale è quello di mettere in evidenza l’attualità dei capolavori danteschi, in primis la Commedia. Se infatti ci si limita a consegnare Dante alle pagine dei critici specialisti e degli studiosi di settore, c’è il rischio che se ne possano neutralizzare la valenza e la potente volontà rigeneratrice. D’altra parte, Dante, nella tradizione culturale nazionale è stato spesso usato impropriamente come profeta patriottico, come padre assoluto della lingua e della letteratura italiana e la Divina Commedia resa pericolosamente obbligatoria nell’ultimo anno delle scuole superiori.

Elisabetta Gulli Grigioni, collaboratrice del Festival e studiosa di iconologia, in un suo saggio sulla figura di Dante nell’immaginario popolare ha documentato la diffusione di un Dante “volgare” per adulti fatto di sintesi narrative raccolte in dispense, come la classica Divina Commedia esposta al popolo di Sonzogno, così come molto diffuse erano le edizioni per studenti e ragazzi, con intenti politici come Dante nella poesia e nella politica, dove si vede l’Alighieri che abbozza addirittura un saluto fascista. Destra e sinistra, repubblicani e monarchici, cattolici e laici, si sono contesi e si contendono le spoglie del poeta; ma in modo più prosaico, come ci fa sapere ancora la Gulli Grigioni, Dante era tirato per la… borsa anche dalla pubblicità, dove all’ormai famoso e vegeto Olio Dante si affiancò un’immagine del poeta intento a spruzzare l’insetticida Razzìa e un’altra dove reclamizzava un sigaro.

C’era proprio bisogno di riproporre un Dante “vivo” e vivace, da vivere e rivivere in modo intelligentemente critico, tenendo conto che fu uomo del suo tempo, ma anche che la sua poesia riesce ad essere ancora espressione di emozioni e sentimenti universali, basti pensare che qualche anno fa si è scoperta un’influenza dantesca nei canti di liberazione dei neri d’America tra Ottocento e Novecento. È in questa prospettiva dunque che il Ravenna Festival intende proporre nuove creazioni e progetti artistici innovativi che proiettino e declinino la Commedia nella contemporaneità, come nel caso della Video-Opera L’amor che move il sole e l’altre stelle, commissionata dal Ravenna Festival al compositore Adriano Guarnieri che si cimenta con il Paradiso, o della Vita Nuova, una creazione musicale che Nicola Piovani sta scrivendo sempre espressamente per il Festival. Ed è proprio su questi due importanti episodi che prende l’avvio una collaborazione "virtuosa" che vede due tra i più importanti festival italiani – Ravenna Festival e il Festival dei Due Mondi di Spoleto – mettere in cantiere importanti coproduzioni e collaborazioni, come la residenza condivisa tra la città romagnola e quella umbra dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.

La proiezione nella contemporaneità non ha fatto però dimenticare agli organizzatori di dedicare una nutrita e rivelatrice sezione a La musica al tempo di Dante, con un intenso percorso musicale che vedrà protagonisti ensemble specializzati nel repertorio medievale accanto ai quali, dato l’indissolubile legame fra musica e testo poetico nel XIII e XIV secolo, figureranno celebri attori e declamatori di versi. Oltre all’ampia ricognizione nell’ambito della musica composta ed eseguita dai contemporanei di Dante, troverà spazio il tema della musica all’interno degli stessi capolavori danteschi. Incroceranno a vario titolo il tema dantesco del Festival altri appuntamenti espressamente pensati per la manifestazione ravennate, in grado di offrire pagine uniche di rara bellezza che difficilmente si ha il privilegio di ascoltare. Ad esempio, si dedicherà a Giovanni Battista Lulli, illustre concittadino di Dante vissuto anch’egli lontano dalla sua Firenze, sia pur in epoca assai successiva, un concerto che proporrà due sue composizioni, il Dies Irae e il Te Deum, in prima esecuzione nella loro versione integrale con incluse alcune pagine inedite.

Non poteva mancare, poi, lo spazio dedicato alla musica sinfonica, che vedrà innanzitutto il ritorno di Zubin Mehta assieme all’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, seguita dall’orchestra dei Münchner Philharmoniker, diretta da Semyon Bichkov. Riccardo Muti, sempre sul podio della prediletta Orchestra Cherubini, sarà protagonista dell’ormai tradizionale concerto sulle Vie dell’Amicizia. Nell’ambito della popular music e della musica d’uso si può citare il concerto che vedrà l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Pietro Mianiti, con il celebre pianista jazz Danilo Rea come solista, ripercorrere 60 anni di sigle RAI e dunque oltre mezzo secolo di storia italiana e del nostro immaginario collettivo.

Roberto Vecchioni è uno dei protagonisti indiscussi della canzone d’autore italiana e il Ravenna Festival gli rende omaggio (dopo aver ospitato negli anni Franco Battiato, Francesco De Gregori, Gino Paoli, Renato Zero, Peppe Servillo e Vinicio Capossela), con un concerto assieme all’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. Il Ravenna Festival ha sempre rivolto attenzione al mondo del musical, forma popolare di teatro musicale i cui esiti sono spesso confrontabili per qualità artistica con l’opera lirica, perciò si potrà assistere a opere e interpreti di grande rilevanza internazionali. Ad esempio, dopo West Side Story, Cats, Evita, Mamma Mia, in cartellone negli anni passati, ecco il capolavoro di Richard O’Brien Rocky Horror Show, che dal 1973 (anno del suo debutto) continua ad essere tra i musical più rappresentati nel mondo e con una inesauribile schiera di fan che si riperpetua di generazione in generazione, contagiata dal suo libertario spirito trasgressivo che il tempo non pare scalfire.

Il concetto di cultura a 360° che ha sempre caratterizzato la manifestazione, con una virtuosa osmosi tra natura e arte e che ha permesso di realizzare passeggiate, escursioni, biciclettate di grande suggestione, trova quest’anno un’ambientazione molto particolare anche per l’opera musicale scelta, Il Canto nell’Antro: Concerto per Anguane, grotte e specchi d’acqua, ideata dalle musiciste Simona Gatto e Marta Celli, che compongono il Duo Alarc’h e che concluderà il trekking nel Parco della Vena del Gesso Romagnola. Leggende della tradizione alpina narrano che le Anguane, eteree creature dai lunghi capelli, abitassero in grotte presso torrenti e fiumi; e che in quei luoghi, grazie al loro melodioso canto, attirassero gli uomini, come omeriche sirene, per ridurli in schiavitù. In questa ottica ecologica e ambientalista s’inserisce l’evento di Mariella Busi De Logu, Come quel fiume … che si chiama Acquacheta che, nello spirito della Divina Commedia, nel suo alternarsi di visioni paradisiache e di abissi infernali, propone un tema attuale, collegando in un percorso sia storico che fluviale, l’Acquacheta dantesca ai Fiumi Uniti di oggi. Un itinerario al contempo locale e universale per la difesa della natura e di uno dei suoi beni più preziosi, l’acqua, in questo caso l’acqua dei fiumi, insostituibili capillari della nostra terra.

La XXVI edizione di Ravenna Festival si concluderà con un evento straordinario, che avrà come protagonista Riccardo Muti nel suo unico appuntamento italiano del 2015 con l’opera, il Falstaff di Giuseppe Verdi. Il grande capolavoro, che chiude l’intera parabola creativa del maestro di Busseto, sarà proposto nel fortunato allestimento ideato da Cristina Mazzavillani Muti nell’ambito delle produzioni realizzate da Ravenna Festival per il bicentenario verdiano - ora inserito nelle manifestazioni di Expo 2015 - che ambienta l’opera nei luoghi verdiani. La produzione di Falstaff coinciderà con un altro evento unico di rilevanza internazionale, la nascita della Riccardo Muti Italian Opera Academy promossa dalla RM Music. Con questa iniziativa il maestro Muti realizzerà per la prima volta un corso per direttori d’orchestra, rispondendo non solo alle tante richieste e agli auspici che da tempo lo sollecitavano a dedicarsi all’insegnamento della direzione d’orchestra, ma portando a compimento un percorso di formazione dei giovani musicisti, iniziato nel 2004 con la costituzione dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, che oggi arriva a includere tutte le componenti alla base della realizzazione di un’opera, dall’orchestra ai cantanti, dai maestri collaboratori al direttore d’orchestra. Il frutto di questo primo corso di formazione sarà presentato dallo stesso Riccardo Muti nel concerto finale che i giovani direttori, selezionati da tutto il mondo per prendere parte al corso, saranno chiamati a dirigere guidando l’Orchestra Cherubini e i cantanti scelti dai laboratori di Ravenna Festival in un programma interamente incentrato su Falstaff, materia e argomento della prima Accademia.

Questa, solo una parziale scelta dei ricchissimo programma del Festival, che, dal 22 maggio al 27 luglio, invaderà festosamente le vie, le piazze, le chiese, le campagne ravennati e non solo, con suoni, parole, visioni, emozioni, anche per inverare il concetto dantesco di quella universalità della cultura, che può far muovere “il sole e l’altre stelle”.