Quale migliore accoglienza del progetto cinegastronomico svoltosi la sera della vigilia della 72a Mostra del Cinema? Venezia ai nostri piedi, il party alla terrazza del Danieli, a iniziare dalle 18.30, per concedere agli ospiti appena arrivati di vederla trascolorare nella luce del tramonto, col sollievo di una brezza, provvidenziale dopo la giornata assolatissima. Poi un repentino cambiamento di scenario con l’accendersi delle luci e l’avanzare della notte, fluida nel suo riflesso nella laguna.

Gli alberghi Starwood di Venezia, in collaborazione con la leggendaria rivista Variety, la sera precedente all’apertura della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, per il sesto anno consecutivo, dedicano una soirée alla celebrazione del Cinema. Quest’anno è intitolata Spaces e dedicata al regista Alfonso Cuarón, presidente di giuria e autore del ben noto Gravity, ma anche ad altri grandi film che hanno onorato lo spazio.

Sono stati rivisitati in chiave pop i temi delle colonne sonore dei film celebrati durante la serata. Lo Spazio rivive nei nomi dei cocktails: Orion, per Blade Runner; Earth e Gravity per 2001 Odissea nello Spazio e Gravity, opera degli headbarmen Roberto Naccari, Giorgio Fadda e Cristiano Luciani. Il Bellini, tipico cocktail veneziano, assume qui un aspetto spaziale grazie alla colorazione cobalto, per la saga di Star Wars. Rispondono ad esigenze “spaziali” pure le forme dei cibi, create dalla fantasia di tre squadre di cuochi, del Danieli, del Gritti e del Westin Europa & Regina. Meglio limitare in questi casi le bevute, per gustare appieno le delizie di primi, stuzzichini, secondi e dolci che una sequenza di stanze presenta su lunghi tavoli alla folla dei 350 invitati. Da premio, ad esempio, un riso ai funghi con crema di parmigiano, ma anche un dolce, nominato Saturno, per l’anello piatto di finissima cioccolata poggiato su una cupoletta di lieve glassa ripiena di chantilly sormontata al centro da un lampone. Molto riduttivo limitarsi a due piatti, ma è giocoforza passare ai film per chi è venuto apposta per il Festival, alla sua settantaduesima edizione.

Si comincia, il giorno dopo, col tanto reclamizzato Everest, un fuori concorso per dare ai frequentatori della Mostra il tempo di prepararsi alla corsa nelle sale e alla ricerca dei film migliori che non si sovrappongano come orario, per vederne il più possibile. Ispirato agli eventi incredibili accaduti nel 1996 durante una spedizione volta a raggiungere la vetta della montagna più alta del mondo, Everest documenta il viaggio maestoso di due spedizioni distinte, che sfidano al limite delle loro capacità una delle più feroci tempeste di neve mai affrontate dal genere umano. Con amicizie forgiate attraverso difficoltà e battaglie - testando il loro coraggio contro uno degli ambienti più duri del pianeta - gli scalatori si troveranno ad affrontare degli ostacoli quasi insormontabili, come se la loro eterna ossessione fosse diventata una durissima lotta per la sopravvivenza. Un colossal in 3D, del regista islandese Baltasar Kormakur, che non ha trovato gli spettatori concordi nel giudizio. Al di là di altre considerazioni, è sicuramente positivo nell’offrire a tutti la possibilità di figurarsi cosa significa un’ascensione a una vetta così alta. Dubito che siano in molti a intraprendere una simile rischiosa avventura, pertanto è istruttivo viverla virtualmente in tutti i suoi risvolti, soprattutto nelle difficoltà che comporta, pur rimanendo molto personali i motivi per cui la si intraprende. Ecco, ciò che urta lo spettatore è la pretesa del racconto di reggere le fila delle vicende personali di quindici scalatori. Tanto più che, quando arrivano a grandi altezze, presentano facce imperlate di ghiaccio e nascoste da cappucci e occhiali che li rendono irriconoscibili. Un suggerimento tardivo: trasformare il film in una serie TV a episodi.

Concludiamo con un’altra piacevole novità che abbiamo trovato all’arrivo nelle sale del Casinò. Per la gioia degli amanti del tè, da sempre assente dai bar delle mostre di edizioni precedenti, quest'anno fa la sua comparsa per la generosità di XIE XIE, un marchio che in mandarino significa grazie. Grazie di essere ammessi al Tempo del Cinema. Grazie per potere, da questa piattaforma di grande visibilità, promuovere e valorizzare una cultura del tè in Italia. La giovane impresa taiwanese considera Oriente e Occidente come spazi attraversati da flussi costanti ed entrambi tesi al supporto delle arti, e anche a questo scopo intende unirsi a coloro che sostengono il Cinema da tanti lustri, con tutta l’umiltà degli ultimi arrivati.