Un prisma sonoro dalle sfaccettature che vincono. Questo è XLR08. Un tag che cela la forza di molti che credono in questo progetto.

Il roBOt giunto all'ottava edizione dimostra letteralmente il fil rouge di quest'anno: in accelerazione. E lo dimostrano i numeri. Oltre 21.000 ospiti tra Teatro Comunale, Palazzo Re Enzo, Palazzo d’Accursio e Fiera di Bologna, considerando anche le tante location off coinvolte (Collegio Venturoli, Dynamo, LOFT Kinodromo, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, Kilowatt, MAST e TIM#WCAP).

Il sold out è stato registrato durante la preview al Teatro Comunale e per la prima volta anche durante tutte e quattro le serate a Palazzo Re Enzo (da mercoledì a sabato). La Fiera, pur non registrando il sold out (il sabato ha totalizzato il doppio di presenze rispetto al venerdì), si è confermata come spazio all’altezza di un grande evento di musica internazionale. 160 operatori tra security, vigli del fuoco e esperti sulla riduzione del danno, tutti concentrati sui controlli per la sicurezza della manifestazione, coadiuvati da oltre 110 volontari. Sono stati accreditati 140 giornalisti, tra quotidiani e radio locali, tv e testate nazionali ma anche blog e webzine di settore. Di questi ben 40 stranieri, arrivati a Bologna da Francia, Spagna, Inghilterra e Germania appositamente per seguire la manifestazione. Un evento che ha mappato la città di Bologna tra sonorità elettroniche e installazioni artistiche, un evento-vento di curiosità e interesse verso il mondo culturale contemporaneo.

Cosa porto con me di questo roBOt? Imparerò ad andare senza mani, proprio come suggeriva l'opera esposta da Dynamo del duo di artisti Antonello Ghezzi, a inchiostro luce di wood, il messaggio rimane indelebile nel buio del tunnel. Che il mondo è complessità. Che vada al diavolo il pensiero liberale della geometria euclidea. In una dimensione altra, frattale, ci porta l'opera FRACTUS#1. I protagonisti, i solidi platonici: un tetraedro e una piramide a quattro facce formate da triangoli equilateri, la strutturalità grafica luminosa, il buio come spazio del possibile, la rappresentazione sonora. Un miscuglio di regole e imprevedibilità ci immergono nel caos deterministico.

Interessanti i lavori video di Alice Dalgalarrondo, Boris Labbé, Gianluca Abbate e Virginia Eleuteri Serpieri. In Contingent Cartographies, Fluid Identities la Dalgalarrondo partendo dalle immagini di Google Street View cerca di creare una particolarissima narrazione attorno a un vagare per immagini apparentemente randomico. La quotidianità slegata diventa invece un percorso coerente e sorprendente. Labbé intitola il suo lavoro già con una parola che ritengo fondamentale per il contemporaneo, Rhizome. Dal micro al macro tutto nell'universo è interconnesso. Interazioni, costruzioni, ricostruzioni, combinazioni. Tutto è in continuo divenire. L'artista ci immerge in mondi ciclici, dove il loop diviene sinonimo di rigenerazione e rinascita.

Microbioma del duo Eleuteri Serpieri e Abbate è una ricerca priva di forzature di senso, nessuna predeterminazione. Un oceano di immagini all'infinito. In Panaroma invece Abbate (vincitore della call legata a roBOt Buenos Aires) premiato anche al Torino Film Festival racconta le evoluzioni del concetto di "polis", un caos visivo inglobante immerge lo spettatore in ritmi fagocitanti. Si parla dei confini della città, della possibilità di fuggirne, della paura di un ritorno, pena l'esclusione.

Tanti altri artisti coinvolti, tanti nomi, come {movimentomilc}, Yuri Anacarani, Samuel Kerridge, Deep Orchestra, Fuse, Carrie Elston Tunick, Evil Twin, Francesca Fini, Gagliardi&Natale, Glenn Marshall, How to cure our soul, Iocose, Irene Fenara, Junkfood 4tet Piccinini, Matteo Amaral, Mogano w/fax, Perletta Jobin XX+XY visual, Shivkumar Kappala Venkata, Tarsi/Fauve! Gegen a Rhino. Dai dadi triangolari duchampiani di questi ultimi, dall'aleatorietà dell'opera dall'arte alla sua sospensione, come nell'installazione di Luca Pozzi a Palazzo Re Enzo.

Una spugna luminescente in levitazione elettromagnetica su un basamento ottagonale: One church one column rappresenta la capacità di un attore di assorbire a distanza l'informazione circostante. Spazio, tempo, luce e memoria storica si comprimono nel micro-spazio di un oggetto fluttuante. Ecco come ci si sente. Sospesi ci torniamo tra virtualità e fumosità nell'installazione al Collegio Venturoli di Cinzia Campolese. Nel buio di una stanza, un pannello riflettente domina l'intero spazio, situato proprio al centro. Due proiettori che ai due lati del pannello ci regalano un flusso continuo di immagini che si incontrano, scontrano e si fondono tra loro. Con il sound design di Trespur, Continuum vince la call4roBOt con la seguente motivazione: “Un'opera inedita che nella gypsoteca del collegio Venturoli ha trovato, coraggiosamente, perfetta cornice. Continuum si è trasformata in apparato scenografico, mettendosi ampiamente in relazione con lo spazio e il pubblico; un lavoro sulla luce nello spazio, molto legato a poetiche come la Light Art (pensiamo a Anthony McCall), rappresenta una possibile via di sviluppo e di mediazione tra interazione ed entertainment basata sull'esperienza sensoriale".

Nel cuore porterò sicuramente anche la serata di sabato sera in zona fiere, l'immensità di quello spazio ha saputo contenere la fantasia elettronica autunnale di numerosi artisti. "A cielo aperto" come recitava un'installazione presente, sono piovuti nella mio sentire, indelebili, SIRIUSMODESELEKTOR, Siriusmo, e Modeselektor, amici e fautori di uno dei live set che ha sbancato l'Europa in questo 2015, (vanno ricordati di non minor importanza anche i siderali visuals a firma Pfadfinderei).TRENTEMØLLER, le sue ricerche tra minimalismo e sperimentazione, un capitano di scenari spaziali, raramente in consolle, ci torna da uno che sa il fatto suo, a ritmi sofisticati ma densi e decisi. E infine i THE MARTINEZ BROTHERS, un giovane duo che apre letteralmente le orecchie, che spara dritto dritto ai sensi, un dj set da paura che non ha lasciato assolutamente delusi. Al via lo spirito della house, quello più puro, edonista e oltraggioso.

Qualcuno con la mente è rimasto sicuramente là con un #XLR8 stampato a fuoco. Perché #XLR8 è il XXI secolo, è una filosofia, sono gli artisti, è la musica elettronica, è la società contemporanea. Siamo noi.