I putti musicanti della Cantoria di Luca della Robbia non hanno mai smesso di suonare nei secoli e, incantevoli come sono, non vedono l’ora di dare il benvenuto ai colleghi di fama internazionale che saranno protagonisti di Note al Museo, la rassegna di concerti gratuiti in programma dal 17 dicembre al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. Un giovedì sera al mese fino a marzo. Con i tepori di aprile, infatti, ricominceranno i concerti nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Ma non è certo solo per ragioni di temperatura, d’inverno i musicisti congelerebbero e gli spettatori dovrebbero avvolgersi nelle coperte, che l’Opera del Duomo ha deciso di fare musica anche nella galleria appena rinnovata oltre che nella Cattedrale.

“Nel nostro museo il rapporto del visitatore con l’opera d’arte, porta a un coinvolgimento pieno - spiega il presidente Franco Lucchesi -. Si vuole che tutto quello che sta intorno condizioni lo stato d’animo e la musica farà entrare ancora più in simbiosi con il luogo. Inoltre, nel museo si può fare anche musica non sacra, che eleva comunque lo spirito. “E’ nostra intenzione aprire oltre l’orario museale quando i turisti non ci sono, ma i fiorentini sì - dice monsignor Timothy Verdon, lo storico dell’arte che dirige l’Opera e che ne ha seguito l’allestimento -. Sarà un grande successo se da qui a cinque anni, il museo sarà un luogo privilegiato d’incontro con i fiorentini, un salotto buono per le persone di cultura della città. Un’occasione per riscoprire l’armonia profonda fra il bello e il bello del sacro. Poter riportare la musica nell’ex teatro è una meravigliosa continuità”.

La Sala del Paradiso, dove si svolgeranno i concerti, ha infatti preso il posto di un garage che albergava , piuttosto spregiudicato, negli spazi del Teatro degli Intrepidi, il teatro granducale da 2500 posti che fino alla metà dell’Ottocento, insieme alla Pergola, era il fulcro della vita musicale di Firenze. Forse per questo retaggio l’acustica della sala, che ospita capolavori di Ghiberti e Arnolfo di Cambio e la ricostruzione della facciata originale di Santa Maria del Fiore, ma non è stata studiata come auditorium, è niente male. Ammettendo un pizzico di masochismo, il direttore artistico della rassegna, Francesco Ermini Polacci, ha raccontato di aver affidato, con trepidazione, il concerto di prova a Giovanni Antonini e Il Giardino armonico sapendoli artisti che ambiscono alla perfezione, quasi maniacali. E alla fine dell’esecuzione Antonini gli ha detto che l’acustica è ottima.

Soddisfatto da questo giudizio eccellente, Ermini Polacci illustra Note al Museo: “Volevamo presentare una stagione con un preciso significato, di altissimo livello. La programmazione è stata pensata con un’attenzione ai talenti italiani ospiti regolari, fra l’altro, di Concertgebouw e Carnegie Hall e poco sentiti in Italia. Il 17 ci sono due big con un programma insolito. Nessuno prenderebbe il pianista Michele Campanella, classicista, per un dialogo jazz con il sax di Javier Girotto - prosegue Ermini Polacci -.Il programma non mi convinceva affatto, poi l’ho sentito e mi ha convinto! Marianna Pizzolato e Mark Markham, ospiti il 21 gennaio, hanno confezionato questo concerto per noi: un’unica data mondiale. Mezzosoprano acclamato, la Pizzolato debutterà fra poco al Metropolitan di New York con Guillaume Tell, Markham, che viene apposta da New York è apprezzato anche come stretto collaboratore dei maggiori cantanti fra i quali Jessye Norman.

Il terzo appuntamento, il 25 febbraio, sarà con Francesco Dillon, violoncello ed Emanuele Torquati, pianoforte, un duo che funziona da anni e interpreterà Favole musicali dalla Mitteleuropa. Il quarto - conclude il direttore artistico - è per consolidare il legame con la città ed è dedicato a Haendel a Firenze. Con il Rossignolo, noto anche per aver riscoperto e inciso in prima mondiale con Sony Classical il Germanico attribuito a Haendel, e la mezzosoprano Laura Polverelli”.

Tutti i musicisti hanno accettato con entusiasmo di partecipare a questa impresa artistica totale fatta di capolavori materiali e immateriali e hanno chiesto compensi molto ragionevoli, fatto che il presidente dell’Opera del Duomo Lucchesi e il suo consiglio hanno molto apprezzato. Non si piange miseria, per carità, in via della Canonica 1 - “sennò come avremmo fatto a spendere tutti quei fondi per rinnovare il museo? - ma si fa presente che mantenere la fabbrica del duomo, anche a duomo fabbricato, è impegnativo e che pensare alla cultura è costoso. A questo proposito, il presidente ha ribadito che il prezzo del biglietto per visitare museo, cattedrale, battistero e campanile (15 euro complessivi) è giusto, ed è giusto che lo paghino anche i fiorentini.

C’era stata qualche protesta. E adesso, la musica.