Vi facciamo entrare nella realtà dell’unico costruttore d’Europa e del mondo di pianoforti fatti interamente a mano; il suo laboratorio si trova in provincia di Vicenza e da lì escono le sue opere d’arte, destinate a girare sui palcoscenici internazionali ed essere suonate dai più grandi musicisti.

WSI: Qual è la corretta definizione del tuo profilo professionale?
LB: Solitamente si usa il nome “piano maker”, in italiano non esiste un termine che identifichi chi fa il mio lavoro e quindi si dice semplicemente “costruttore di pianoforti”, a differenza ad esempio del liutaio per i violini e del cembalaro per i clavicembali. Questo credo dipenda dal fatto che il pianoforte è uno strumento associato sempre a una fabbrica, per quanto concerne la sua costruzione e non a un artigiano singolo, infatti siamo rimasti io e pochi altri a far questo lavoro, perché le Spa imperversano in ogni dove.

WSI: Quando hai cominciato a costruire pianoforti?
LB: Il mio primo pianoforte è nato dal desiderio di avene uno tutto per me, non avendo le possibilità di comperarlo, ho pensato che sarebbe stata un’ottima idea costruirmelo. Nell’86 ho iniziato a lavorare sull’idea, con disegni e appunti, dopo anni di formazione da autodidatta, dal momento che nasco come accordatore. Già suonavo questo strumento con grande passione e gli studi tecnici mi hanno aiutato a realizzare questo sogno, che si è concretizzato nel mio primo pianoforte, il Grancoda Borgato, con quattro corde percosse, ispirato a Beethoven e con brevetto depositato.

WSI: Com’è stato presentare al mondo il tuo primo pianoforte a soli ventotto anni?
LB: Nel ’91 ho appunto presentato nell’ambito di un congresso europeo di tecnici il Grancoda Borgato, ed è stata una grande emozione. In seguito a questo evento, ho ricevuto richieste da alcune aziende, tra cui una tedesca, e da lì ho iniziato a lavorare. Le opportunità si sono concretizzate l’anno successivo alla Fiera di Francoforte, occasione in cui mi sono reso conto che potevo trasformare la mia passione in un mestiere, e questo mi ha dato l’ottimismo per continuare. Dico sempre che è il mestiere che ha scelto me.

WSI: È vero che hai progettato un piano doppio, detto Doppio Borgato?
LB: Sì, ho scoperto che esiste un’interessante letteratura su questo argomento, nello specifico sul pianoforte con pedaliera. Fu Mozart il primo a farsi costruire un doppio fortepiano. Così dopo aver visitato musei come quelli di Norimberga e di Parigi, e aver sentito Bruno Canino e Antonio Ballista suonare Debussy per due pianoforti, ho deciso di intraprendere questa sfida, che è stata piuttosto lunga: infatti il Doppio Borgato è stato presentato solo nel 2000, considerando che le mie prime bozze risalgono al ’92. Noto con piacere che numerosi compositori di pianoforte o di organo stanno iniziando a scrivere per questo strumento. Per darvi l’idea di come sia lo strumento, si tratta in pratica di due pianoforti, uno sovrapposto all’altro, il secondo è azionato dalla pedaliera del primo.

WSI: Come è possibile costruire un pianoforte completamente a mano? Immagino occorra essere un grande conoscitore di musica, di matematica e un bravo artigiano, quali sono le doti necessarie?
LB: Prima di tutto è fondamentale una grande passione per la musica, è lei che detta le regole. Poi è necessaria una grande manualità, che purtroppo i giovani d’oggi non hanno, in quanto hanno sviluppato sin da piccoli poca creatività, a causa dei giochi elettronici che hanno sostituito le costruzioni. Per parti come il telaio e le corde sono richieste conoscenze ingegneristiche, anche perché ogni pianoforte è diverso dall’altro e non esiste una forma consolidata che valga per tutti. Inoltre, bisogna saperne di meccanica e ovviamente di tecnica pianistica. Ma non basta, è importante conoscere tutti i tipi di legname e di colla, elementi protagonisti della fabbricazione.

WSI: Ho letto che il tempo di realizzazione di un singolo strumento è all’incirca di 1120 ore, è corretto?
LB: Il tempo di lavorazione si conta appunto in ore, ogni singolo pezzo richiede il suo tempo di costruzione e di posa, fin quando tutti i pezzi sono pronti per l’assemblaggio totale. Per il Grancoda abbiamo impiegato 1070 ore circa, mentre per il Doppio, essendo più articolato, 1800.

WSI: Raccontami cosa è la musica per te.
LB: Ti posso dire cosa è la musica ora, in questo momento della mia vita. La considero uno dei più importanti linguaggi, dotata di regole precisissime, ma anche di totale libertà, è davvero un mezzo per poter narrare ciò che provi e pensi, molto più della scrittura. È un bel motivo di vita.

WSI: Vorresti dedicarti alla costruzione di qualche altro strumento che non sia un pianoforte?
LB: Dovrei avere altri settanta anni e una certa forza. Io credo che ognuno di noi possa far davvero bene solo una cosa nella vita, poi si possono avere più passioni, ma solo una cosa riesce realmente bene. Il violino in ogni caso resta per me un punto di riferimento, è uno strumento geniale, che richiede la massima concentrazione, così piccolo eppure con un volume sonoro sbalorditivo, il violino esprime più di tutti gli altri il sentimento umano, come tutti gli strumenti ad arco. Il pianoforte è una macchina bella e complessa, che consente di suonare espressivamente, è un mistero, basti pensare che è l’unico fra gli strumenti a non avere un proprio nome e questa la trovo una questione davvero affascinante.

WSI: In che occasioni vengono suonati principalmente i tuoi pianoforti?
LB: Sono i musicisti che mi scelgono. La più grande sostenitrice è la società del quartetto di Vicenza, con il suo direttore artistico Piergiorgio Meneghini, che ha iniziato da subito a utilizzare i miei strumenti e non li ha più abbandonati.

WSI: È vero che sei l’unico in Europa a far questo mestiere?
LB: In realtà credo di essere l’unico a livello mondiale. Il vecchio costruttore è sparito, ormai un pianoforte è una catena di montaggio in una grande multinazionale. Purtroppo in Italia manca una scuola, come ce ne sono in Germania e in Francia. Perciò chi desidera davvero fare questo mestiere deve necessariamente andare all’estero e avere tanta buona fortuna. Molti giovani vengono da me a osservare e imparare, ma non hanno la manualità necessaria. Dovrebbe essere aperta una scuola seria e importante in Italia per costruttori di pianoforti, come la rinomata scuola di Cremona per liutai.

WSI: Quale aspetto prediligi del tuo lavoro?
LB: La fase progettuale mi piace tanto, adoro l’idea di fare qualcosa che non esiste. Il prossimo anno dovrei uscire con un nuovo modello, che è davvero innovativo. Poi ovviamente è stupendo il momento in cui il tuo strumento è suonato da un concertista su un palcoscenico.

WSI: Quando lo strumento è finito che tipo di sensazione provi? E quando lo senti suonare?
LB: Piacere, bellezza quando lo strumento è ultimato. Quando lo sento suonare, è come vedere un’auto da Formula1 correre e quindi sono attento a capire cosa sta succedendo, ad ascoltarne il funzionamento, anche con un briciolo di tensione affinché tutto vada bene. Quando il concerto finisce, provo una grande felicità nell’aver visto un mezzo straordinario per la musica all’opera, ma senza pensare che ne sono io l’artefice, solo come spettatore e così ne assaporo la vita.

WSI: Che tipo di musica ascolti mentre lavori?
LB: Nel mio laboratorio sono tutti obbligati ad ascoltare musica in sottofondo. Al momento ho due validi collaboratori per la falegnameria, che hanno sempre un calibro nella tasca del grembiule, tanto per far capire la precisione richiesta in questo tipo di lavoro. Io ascolto principalmente musica classica, non solo per pianoforte, anche sinfonica o da camera. L’ambiente in cui si lavora deve essere sereno e ascoltare musica aiuta a fare musica.

Per ogni altra informazione, vi consigliamo di visitare il sito www.borgato.it