Il Serravalle Jazz, festival che da quindici anni si tiene in uno splendido borgo medievale appoggiato su una collina tra Pistoia e Montecatini Terme, funziona da sempre per due motivi. Il primo è che mette insieme lo scenario spettacolare della Rocca di Castruccio e l’ingresso libero, invitando molte persone, e non solo i tanti appassionati di jazz che lo segnano come data imperdibile sul calendario di fine estate, ad affacciarsi nelle serate dei concerti. Il secondo è che ogni anno il direttore artistico Maurizio Tuci riesce a inventarsi un tema forte attorno al quale comporre il programma. Per l’edizione 2016 l’occhio di bue è puntato su quello che probabilmente è lo strumento principe di questa musica, il pianoforte. Non è un caso che la stella delle tre serate sarà Franco D’Andrea, uno dei migliori pianisti europei, che si esibirà in apertura, domenica 28 agosto, prima da solo e poi con la Big Band di Barga Jazz, altro evento fondamentale dell’estate toscana di cui sempre D’Andrea sarà protagonista.

Franco D’Andrea a Serravalle Pistoiese riceverà anche il premio Renato Sellani dalle mani di Anna Sellani, vedova del grande pianista milanese. Lo scorso anno, appena istituito, il premio era stato assegnato ad Alessandro Lanzoni, giovanissimo pianista già affermato nel panorama jazz continentale, stavolta invece finisce a un musicista di settantacinque anni (portati benissimo) che ha fatto la storia di questa musica in Italia negli ultimi cinque decenni abbondanti.

“Conoscevo Renato Sellani molto bene – spiega D’Andrea – ho inciso anche due dischi insieme a lui, e sono state esperienze speciali, perché un conto è stimare un musicista, un altro conto è suonarci insieme. In quell’occasione ci siamo dati reciprocamente qualcosa, essendo musicisti molto diversi. Renato dava un grande peso alla melodia, e per farlo bisogna saper rendere pesanti le note. Lui lo ci riusciva facendo attenzione a non suonarne troppe, e quindi, quando abbiamo suonato insieme, c’era spazio per me, e ho potuto metterne qualcuna mia, di nota. Ci siamo trovati molto bene, ed è un onore ricevere questo premio”.

D’Andrea, che negli anni ’70 è stato protagonista di uno dei migliori esperimenti di fusion in assoluto con il Perigeo, racconta la sua idea di jazz: “Quando suono da solo, come farò a Serravalle nella prima parte del concerto, di solito vado dove mi portano l’istinto e la conoscenza. Ho un grande rispetto della tradizione: il jazz è sempre in movimento, ma tutti sappiamo di venire da una pianta che ormai ha cento anni. Personalmente sono fiero di far parte di questa tradizione, che se non è ciò che oggi a volte si propaganda come ‘musica del mondo’, è certamente un incontro tra culture diverse”.

Le radici sono alla base della costruzione di una identità musicale complessa come quella di D’Andrea: “La mia personalità musicale viene, come tutte quelle che hanno un minimo di senso, dagli antenati. Ognuno di loro ha messo la sua parte, e io sono contento di mettere la mia, naturalmente lasciando libera la fantasia e immaginando un po’ di futuro quando suono”. Le figure che hanno ispirato un jazz assolutamente contemporaneo come quello del pianista romano trapiantato a Milano sono molte: “Sono tanti quelli a cui mi richiamo, e che spesso cito esplicitamente: da Coltrane a Lester Young, da Armstrong a Horace Silver, per non dire dei moltissimi pianisti, da Tatum in qua. Metto la loro musica nella mia, naturalmente facendola uscire come la vedo e la sento io”.

L’edizione 2016 del Serravalle Jazz si intitola Piano piano Forte forte. La prima serata, domenica 28 agosto, vedrà affidata alla Barga Jazz Big Band e appunto al suo ospite speciale, Franco D’Andrea, che suonerà prima in piano solo e poi con la band diretta da Mario Raja. La seconda serata, lunedì 29 agosto, avrà al centro un gruppo parigino, il Frizione Sextet, con Stéphan Oliva al piano, Glenn Ferris al trombone, Hasse Poulsen alla chitarra, Romano Pratesi al sax e clarinetto, Claude Tchamitchian al contrabbasso e Christophe Marguet alla batteria. Martedì 30 agosto, ci sarà prima un duo di pianisti pistoiesi, Antonino Siringo e Daniele Biagini, e poi una formazione di diciotto elementi, la Vincenzo Genovese Big Band, che spazia dal jazz al rhythm & blues, dal funk al soul. I concerti si terranno alla Rocca di Castruccio alle 21, con ingresso gratuito e saranno preceduti dai seminari pomeridiani (ore 18, Oratorio della Vergine Assunta) affidati a Francesco Martinelli (28 agosto), Maurizio Tuci (29 agosto) e alla coppia Siringo-Biagini (30 agosto).