Va interpretata come un regalo per accogliere chi arrivava alla ventottesima edizione del Trieste Film Festival la proiezione, fuori concorso, di The Teacher (Učitel’ka) di Jan Hrebejk. Già presentato all’ultimo Festival di Karlovy Vary, dove a Zuzana Mauréry, nel ruolo dell’insegnante, è stato attribuito il premio migliore attrice, ha conquistato, oltre al pubblico in sala, anche la distribuzione, cosicché in aprile, grazie alla Satine Film, lo potremo vedere nelle sale.

È un film di portata universale, capace cioè di parlare a chi è stato a scuola o ci sta ancora andando - cioè a tutti i possibili frequentatori di una sala cinematografica. Ma racconta anche del potere nelle mani di chi insegna, soprattutto ad alunni in età di formazione e alla ricerca del proprio io. Si capisce, anche prima di sentirselo dire dal regista e dallo sceneggiatore in conferenza stampa, che è stato fatto un grande lavoro di preparazione per ottenere una resa scenica così notevole. L'attrice, con l'umiltà dei grandi, si schernisce per il premio e gli elogi ricevuti, perché secondo lei il film è frutto di un lavoro collettivo, dove anche i giovani attori hanno ricevuto lo spazio giusto per elaborare il proprio personaggio, come dimostra la loro crescita professionale rispetto alle interpretazioni precedenti.

L'idea nasce fra due amici , Jan Hrebejk e Petr Jarkhovsky, regista e sceneggiatore di questo film, entrambi della repubblica ceca. Petr ha incontrato nella sua carriera scolastica un'insegnante nefasta e da allora ha pensato di raccontarne la storia in un film, per una sorta di riscatto dall'incubo. Jan l'ha sempre sostenuto in questo progetto ma, una volta ultimata la sceneggiatura, sono trascorsi tre anni prima di trovare un finanziamento.I finanziatori dubitavano che una storia ambientata all'inizio degli anni '80 in Cecoslovacchia potesse suscitare l'interesse di un vasto pubblico. Chi infine l'ha finanziato ha visto gli argomenti sottesi dal film quali, per dirne alcuni, l'interazione fra classi sociali e destino dei figli, il potere senza professionalità, il rapporto scuola-famiglia. Per il regista "non è un film sul comunismo o sul bullismo. Qui l'argomento principale è la paura, l'opportunismo, la dignità umana... ".

Questa insegnante disgustosa è capace di scatenare drammi familiari con un semplice giudizio di merito falso e di perseguitare letteralmente alunni i cui genitori non eseguono le sue richieste di vantaggi. Inganna alcuni dei genitori, crea sconcerto in altri, mentre con i genitori della upper class c'è innegabilmente e sempre un pieno accordo con scambio di favori. Proprio alcuni dei suoi giovani allievi drammaticamente capiscono l'ipocrisia e la violenza del personaggio, però non possono difendersi. Mostrando cosa riesce a produrre di negativo un'insegnante che occupa una cattedra per interessi personali, il film suggerisce, all'opposto, che la professionalità e la correttezza di quel ruolo possono essere profondamente formativi.

È per questo motivo che, ogni anno, in occasione del giorno della memoria, gli insegnanti capaci di individuare e gestire le forti dinamiche che, al di là dell'insegnamento-apprendimento, si vivono in una classe quotidianamente e si prolungano nei rapporti genitori-figli, non sentono il "dovere" di mostrare, a fini "educativi", la pazzia scatenata dei nazisti e i campi di sterminio. Con l'oculata e capace gestione di una classe si possono individuare e isolare i violenti perché non ostacolino il lavoro comune, si possono insegnare strategie di difesa, condividere problemi e cercare soluzioni, in campo comportamentale e non solo di pura istruzione. Perché la cultura è ben più ampia del concetto di nozionismo e conoscere non significa solo vedere, ma vedere e interpretare.

Come si evince dal documentario Austerlitz di Sergei Loznitsa, di recente proiettato in Italia, che mostra come si comportano dei ragazzini in gita scolastica in luoghi grondanti sangue, ma che non sono in grado di comunicare il perché di quello che vi è successo, neppure con l'aiuto dei film dell'orrore di quel periodo. Nessuno dei folli episodi di crudeltà dei nazisti viene mostrato nel film che, anzi, ha un apprezzabile registro, venato talvolta di umorismo grottesco. Ma, semplicemente con le parole, l'insegnante spinge al suicidio un'allieva. Non a caso è stata premiata come migliore attrice, perché è riuscita a rendere credibile un personaggio violentissimo indossando i panni di un'amorevole donna svagata dall'aria ingenua.