Tra tutte le performing arts, cioè le arti interpretate e rappresentate davanti a un pubblico, l’opera lirica è certamente la più completa: è innanzitutto teatro, ma in essa confluiscono musica, canto, recitazione, coreografia, scenografia. Ha radici culturali profonde, che affondano nel mito, nella filosofia, perfino nella teologia, oltre che (ovviamente) nella letteratura e nella poesia.

È, insomma, il Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte totale di cui parlava Wagner. Naturalmente, proprio perché così tanti elementi sono coinvolti, e a vari livelli, è un meccanismo complesso che però diventa un’esperienza estetica straordinaria per chi vi entra e se ne fa sedurre. La parte più difficile, per chi vuole iniziare ad avvicinarsi all’opera, è liberarsi del pregiudizio che sia noiosa. In realtà, la capacità di apprezzare l’opera è un gusto da acquisire, né più né meno come si fa per imparare a valutare il vino o l’arte astratta.

È necessario un po’ di impegno iniziale; intanto, bisogna convincersi che andare all'opera non è come andare al cinema, e non solo per il costo del biglietto, che in genere è più caro (ma vi sono spesso biglietti ridotti per giovani, anziani, comitive e per le prove generali). È diverso anche perché, a differenza del cinema, il modo migliore per gustare un’opera lirica, come del resto un qualunque classico del teatro o della letteratura, è sapere in anticipo la storia: bisogna conoscere i personaggi, avere una qualche familiarità con il libretto e con la musica. Più conosci l’opera che stai per vedere, più la apprezzerai. Non iniziare semplicemente acquistando il biglietto per la prossima rappresentazione al teatro più vicino. Se vuoi che ti piaccia, non provare neanche ad andare all’opera senza aver fatto, per così dire, i compiti a casa. Cerca la trama su qualche sito, guarda magari qualche scena su Youtube.

Poi, per la prima volta non va bene qualsiasi opera: le opere sono diversissime le une dalle altre, e io consiglio sempre di partire con commedie o drammi romantici dell’800, di cui furono campioni i nostri Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi, Puccini. Alcune sono commedie, come Il Barbiere di Siviglia o L'elisir d'amore. La maggior parte sono tragedie d’amore e morte, come La Bohème, Tosca, Norma, Lucia di Lammermoor, La traviata. Ma si può anche cominciare con il Mozart “italiano” de Le Nozze di Figaro, Così fan tutte, Don Giovanni. Poi si potrà navigare con più sicurezza e audacia nel gran mare delle opere scritte in lingue e stili diversi dal 1600 ad oggi.

L’opera lirica è tra l’altro l’“asset” culturale italiano più apprezzato all’estero: non c’è straniero colto (o che tale voglia apparire) che non introduca l’argomento nella conversazione con il primo italiano (colto, o che tale deve sembrargli) che gli capita a tiro, presumendo che per tutti noi italiani parlare di opera lirica sia faccenda di tutti i giorni. Temo però che il più delle volte gli italiani non abbiano questo stesso sentimento della imprescindibile necessità di conoscere l’opera. Eppure l’Italia è la culla dell’opera, e chiunque nel mondo si occupi di opera (cantanti, musicisti, registi) non può evitare di fare tappa in Italia per i suoi studi, quanto meno per imparare la lingua (almeno la metà delle opere rappresentate ogni anno nel mondo sono in italiano) e acquisire tutti i segreti di questo straordinario genere d’arte.