Accordo dei Contrari nasce nel 2001 come trio composto da Giovanni Parmeggiani (tastiere), Cristian Franchi (batteria) e Alessandro Pedrini (chitarra), sostituito l'anno seguente da Marco Marzo (chitarra); nel 2003 si è unito Daniele Piccinini (basso), nel 2004 si è aggiunto Vladimiro Cantaluppi (violino), che ha poi lasciato la formazione nel 2006. Stabilizzata la formazione come quartetto, il gruppo ha inciso nel 2007 il primo album Kinesis per la Altrock, caratterizzato da un jazz rock progressivo piuttosto aggressivo che in alcuni momenti ricorda i Soft Machine di Bundles. Dopo il primo lavoro il gruppo pubblica nel 2011 Kublai, autoprodotto (registrato alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani). Tre anni dopo esce il terzo album AdC per la AltrOck.

Accordo dei Contrari nel corso degli anni ha suonato in numerosi festival italiani e stranieri: pensiamo ad esempio a AltrOck festival (Milano), Progrésiste (Verviers, Belgio), Cheese Prog festival (Strasburgo), Freakshow Artrock (Würzburg, Germania), NEARfest (Bethlehem, USA), ProgDay (Chapel Hill, USA). Ha avuto modo di lavorare dal vivo con il leggendario Richard Sinclair (ex Caravan, Hatfield and the North, Camel). Nel settembre 2014 il bassista Daniele Piccinini lascia il gruppo. Dopo la partecipazione al Crescendo Festival di Saint Palais sur Mer in Francia e al Time In Jazz di Paolo Fresu a Berchidda, Accordo dei Contrari ha cominciato a lavorare al quarto album in trio strumentale, senza basso elettrico: con l'arrivo del sassofonista Stefano Radaelli e il coinvolgimento di ospiti come Alessandro Bonetti dei Deus Ex Machina, ha realizzato l'ambizioso Violato Intatto.

La vostra storia è un continuo dialogo tra diversità. Il nome Accordo dei Contrari la dice lunga, la musica anche, l'ossimoro del nuovo titolo, Violato Intatto, lo ribadisce. È così anche per il nuovo disco?

È così. Non vi è dubbio che Violato Intatto sia, tra tutti gli album realizzati, quello che più rispecchia l'essenza di Accordo dei Contrari. È possibile distinguere un'identità diversa per ogni brano, e riconoscere entro ogni brano forme diverse reciprocamente integrate. Ma Violato Intatto è l'esatto opposto di un collage: compatto e unitario, fluido e articolato, attraversato sempre, anche nei momenti meno irruenti e più contemplativi, o in quelli più onirici, da una stessa forza riconoscibilissima, in continuo moto e in perenne proiezione. Questo è Accordo dei Contrari. In Violato Intatto Accordo dei Contrari si fa concetto, e riappare musicalmente declinato in modi diversi. Folia Saxifraga, ad esempio, descrive come piccoli fiori, delicatissimi e innocui a prima vista, crescano fino a dividere la roccia: le tre parti in cui il brano è suddiviso rappresentano, in sequenza, la superficie della roccia in tutta la sua impervia varietà (prima parte), la crescita del fiore e il mistero della sua forza (seconda parte, in free form), e infine la roccia spezzata dalla pianta, mutata in una tagliente e colorata asimmetria (terza parte, con gli assoli di sassofono alto e tenore). In brani come Monodia e Il violato intatto, invece, compaiono sequenze che, eseguite al piano, prevedono movimenti e diteggiature esattamente simmetrici per la mano destra e la mano sinistra: anche questo è uno dei modi in cui si è voluto materialmente figurare l'"accordo dei contrari".

Violato Intatto è un doppio album, una formula coraggiosa in tempi difficili per la musica di qualità, ma al tempo stesso indicativa di una torrenziale ispirazione. In buona sostanza, c'è tanta nuova musica per Accordo dei Contrari...

Che si tratti di coraggio o di incoscienza, Accordo dei Contrari ha sempre inseguito obiettivi espressivi propri, senza alcuna velleità di mercato e senza mai curarsi di alcuna moda o tendenza di alcuna scena. Ci sarà chi riterrà questo un difetto, in un'età in cui tutto è ridotto a mercato. Noi no. Anche in passato l'ispirazione compositiva era abbondante. Giovanni ha sempre composto moltissimo, ma accadeva che i tempi di apprendimento e di esecuzione del materiale fossero molto lenti, complici gli impegni e le attività extramusicali di tutti. Il periodo 2015-2016 è stato particolarmente denso di ispirazione, ma questa volta, le pur più numerose composizioni sono state assimilate ed eseguite rapidamente al di là di ogni aspettativa. Ha perfettamente ragione Cristian – sulle cui bacchette riposano i destini delle articolatissime trame ritmiche di Accordo dei Contrari – nel sostenere che in quel periodo il gruppo ha dato prova di un'efficienza senza precedenti. Ci conosciamo da tanto, ci stimiamo profondamente e abbiamo uno stesso obiettivo: questo fa la differenza. Allora ci si trovava in tre – successivamente in quattro, con l'ingresso di Stefano – nel piccolissimo garage di Cristian (due metri e mezzo per quattro). Lo spazio era divorato dalla batteria e dalle tastiere, si suonava in un groviglio di cavi e a volumi obbligatoriamente dimessi (il che è stato educativo, tra l'altro, ai fini sia dell'assimilazione delle parti sia dell'esercizio di esecuzione). Sapevamo che, non appena avessimo suonato in spazi più ampi, si sarebbe sprigionata un'energia eccezionale. E così è stato nel luglio 2016, quando siamo entrati in sala di registrazione.

Il debutto Kinesis usciva con AltrOck, al quale seguiva Kublai, autoprodotto. Il terzo AdC nuovamente con AltrOck, Violato Intatto di nuovo autoprodotto. Un'alternanza voluta o casuale?

Assolutamente non voluta. Ma questo non necessariamente significa che sia stata casuale. Per Violato Intatto abbiamo voluto ripercorrere il sentiero dell'autoproduzione, ma praticarlo – se possibile – con più consapevolezza e minore ingenuità. È stato divertente ripensare agli album realizzati finora e accorgersi di questa periodica alternanza label/non label, che si attaglia, a suo modo, al concetto di "accordo dei contrari". Innanzi al dato di fatto, non abbiamo potuto fare a meno di sorridere e di accettare la cosa serenamente: nomen omen, Accordo dei Contrari è il suo destino. Nulla in fondo – è stata la nostra conclusione – è veramente casuale.

Violato Intatto nasce all'indomani di alcuni grossi concerti come il Crescendo Festival in Francia e il Time In Jazz a Berchidda. Partiamo dall'organico: per la prima volta Accordo dei Contrari senza basso elettrico. Quanto ha influito sulla scrittura del nuovo disco questa assenza?

L'assenza del basso elettrico non ha influito sulla scrittura. Accordo dei Contrari, in origine, era un trio costituito da tastiere, chitarra e batteria, e le composizioni di Giovanni spesso poggiano, sia ritmicamente che armonicamente, sulla mano sinistra (dunque sull'invenzione di linee di basso al piano). Il concerto di Berchidda nell'agosto 2014 fu molto bello, e confermò – se era necessario – che l'assenza del basso elettrico non avrebbe costituito un problema. Tale assenza distingue di fatto la nostra formazione dalla formula più tipica del trio/quartetto elettrico. Ovviamente non mancano precedenti illustri (basterebbe pensare ai primi Lifetime di Tony Williams, ai Doors, o ai Van der Graaf Generator), ma quel che conta è che noi siamo molto soddisfatti del risultato: il sound ha acquisito un colore particolare. Ciò detto, non si può escludere che in futuro si compongano brani che, per arrangiamento, prevedano la presenza di un basso elettrico, o di un contrabbasso, o di un fagotto, o di bassi di altro genere, non eseguiti per tastiera.

Il nuovo organico annovera Stefano Radaelli, sax alto e baritono. Che tipo di novità ha aggiunto la presenza di un nuovo strumento?

Fin da prima che Stefano facesse il suo ingresso in formazione, volevamo accogliere ospiti per il nuovo album (è infatti nella tradizione di Accordo dei Contrari): archi e ottoni erano tra gli strumenti desiderati. Solo parte del materiale composto prevedeva l'esecuzione in trio (così, ad esempio, Di eccezione in variante e E verde è l'ignoto su cui corri); altre composizioni prevedevano l'intervento, ad esempio, di una sezione di fiati (così Folia Saxifraga e Eros vs Anteros). Nel 2015 Marco cominciò a frequentare un gruppo di musicisti del circuito bolognese di musica improvvisata (tra cui Nicola Guazzaloca ed Edoardo Marraffa). Si contava anche su quel contatto per trovare validi collaboratori d'occasione, ma siamo stati più fortunati: abbiamo trovato un nuovo elemento fisso, Stefano. L'ingresso stabile del sax alto e baritono ha aggiunto nuovo colore e ulteriore flessibilità a un sound già ricco, aumentando, tra l'altro, il potenziale solistico del gruppo. Come Giovanni e Marco, poi, anche Stefano ha contribuito all'album con una sua composizione (Idios Cosmos). Stefano non ha avuto difficoltà a integrarsi, mettendo a disposizione di tutti la sua umanità, il suo entusiasmo e la sua competenza: tutti valori, ora più che mai, prioritari e imprescindibili per Accordo dei Contrari.

Accordo dei Contrari è una creatura nata e cresciuta tra live in studio e sul palco: la dimensione "vera", dal vivo, quanto conta nella vostra espressione artistica?

È essenziale, addirittura identitaria. Essa si manifesta e si impone naturalmente, abbattendo gli steccati esistenti tra una prova in sala, una registrazione in studio o un concerto. La musica di Accordo dei Contrari presenta per concezione strutture preparate e molto elaborate, ma resta vitale e spontanea proprio perché non può prescindere da un approccio all'esecuzione di tipo collettivo: l'orecchio di ognuno è educato, per programma, ad ascoltare la voce dell'altro (o degli altri) e a rispondere, in un dialogo sempre aperto e profondo nella dinamica. È per questo che c'è continuità e non frattura tra parti scritte e parti totalmente improvvisate.

Violato Intatto annovera anche alcuni ospiti, quello sicuramente più noto ai vostri ascoltatori è Bonetti dei Deus Ex Machina. Quanto è stata influente per voi quella band e più in generale quella stagione di rinnovamento per il rock italiano?

I Deus ex Machina sono nostri amici da parecchi anni: tante volte abbiamo assistito ai loro concerti. La loro energia era e resta tuttora impressionante; l'album Cinque, in particolare, è un sorprendente distillato di intensità e di ispirazione. Per Violato Intatto, abbiamo affidato l'esecuzione delle parti di violino del brano più drammatico dell'album, Shamash, ad Alessandro Bonetti: tali parti sembravano scritte esattamente per lui. Non potevamo trovare un interprete migliore. E verrebbe da pensare che nemmeno questo, in fondo, sia stato un caso.

Formazione:
Cristian Franchi: drums
Marco Marzo Maracas: electric and acoustic guitar
Stefano Radaelli: alto and baritone sax, bowed zither
Giovanni Parmeggiani: organ, fender rhodes, minimoog, arp odyssey, mellotron