Una terra disperata, la Maremma misera e malarica. Un direttore d’orchestra entusiasmante ed esule che la percepì come l’Ungheria natale, dopo essere sbarcato a Civitavecchia con la speranza di trovare una patria appartata, essendo l’Inghilterra una seconda patria ufficiale, in una giornata piovosa tutt’altro che invitante.

La targa che a Castiglione della Pescaia intitola una piazza a Sir Georg Solti è una targa che dice la verità, nessuna retorica toponomastica. Racconta della folgorazione e del conseguente amore che il Maestro ebbe per quella campagna marinara del sud della Toscana e dell’accoglienza che gli indigeni riservarono a un professore, credevano, riservato e magnetico. Lady Valerie, moglie di Solti per decenni, spiega che il marito, cresciuto con tanto terreno intorno, era molto sensibile alla lotta per la vita degli abitanti di una palude infernale, da poco bonificata: “Nel ’61, Georg cercava un luogo tranquillo dove nascondersi e quando arrivò a Castiglione per lui fu come tornare a casa”.

Nel tempo il musicista e la sua bella sposa giornalista fecero amicizia con Italo Calvino, Roger Moore, Carlo Fruttero, e non si trattava di mondanità fra gente celebre: “Mio marito era votato alla musica, un servo della musica. La musica era il suo dovere”. Con gioia, in memoria e nel posto d’elezione di sir Georg, congedatosi dal mondo nel 1997, Lady Valerie accoglie ogni estate i dodici cantanti, provenienti da vari paesi e scelti dopo una selezione severa, che frequentano le masterclass della Georg Solti Accademia: il Maestro le diceva sempre che quando avesse avuto meno impegni, ne era sommerso, avrebbe voluto fare qualcosa per i giovani musicisti. Il pianista Jonathan Papp e Candice Wood, violinista ora passata a orchestrare la sua vita familiare, non dovettero nemmeno finire il discorso quando proposero a Lady Valerie di fare lezioni in nome di Solti. Papp spiega di aver fondato l’accademia nel 2004 perché era “necessario”. “Di questi tempi è difficile trovare alti livelli e qui ci sono. Amo molto occuparmene”. Insegnando gli piace smantellare alcune idee diffuse come per esempio che i Lieder siano i più ardui da affrontare: “Tutto è difficile, se non sai come cantare. Anche il Belcanto”.

Gli artisti che parteciperanno, dal 27 giugno al 16 agosto, ai corsi estivi del 2017 saranno immersi per tre settimane nel linguaggio, nello stile e nella tecnica del repertorio d’opera italiana dell’Ottocento e dei primi del Novecento. Mentre, in omaggio agli inizi di Solti come répétiteur (la figura che lavora con i cantanti e alla quale è richiesto di essere insegnante, sostenitore, direttore d’orchestra, pianista, interprete, coach di lingua n.d.r.), e nel 1937 a Salisburgo, e il mostro super sacro Arturo Toscanini lo benedisse con un memorabile “bravo!”, l’Accademia tiene, con il contributo della Fondazione Nando e Elsa Peretti, corsi primaverili a Venezia per sei répétiteur e sei cantanti.

I maestri Richard Bonynge, Jeffrey Tate, purtroppo appena scomparso, Jonathan Papp, Mark Markham e James Vaughan hanno avuto otto giorni ad aprile per portare i loro allievi alla musica della consapevolezza e nella musica della gioia, sollevandoli dalla musica dello studio e dei primi ingaggi. Seguendo i musicisti, come osservatori piuttosto ignari, da una sala all’altra della Fondazione Cini, magicamente deserta nei giorni delle vacanze pasquali, imbattendosi in un Veronese, attraversando i chiostri, salutando con pensiero reverente il Palladio progettista della vicina chiesa di San Giorgio Maggiore, si aveva l’impressione che i ragazzi e le ragazze, tutti forti di studi lunghi e approfonditi avessero bisogno di dimenticarsene degli studi lunghi e approfonditi, lanciandosi nel fluire delle note e del significato del libretto con una libertà nuova sorretta però da un’assunzione di responsabilità adulta. Con la raccomandazione di Bonynge di studiare per la bellezza dell’esecuzione e non per la fama e il denaro a ogni costo.

La gratitudine di Jeremy Chan, Marina De Luca, Nathan Harris, Ying Jie Lee, Mario Antonio Marra, Luca Oddo, Paul Grant, Arshak Kuzikyan, Stephanie Marshall, Thobela Ntshanyana, Ilona Revolskaya e Gulnara Shafigullina è sgorgata argentina nell’ispirato concerto di chiusura mozartiano e verdiano con il finale del primo atto del Così fan tutte e l’ouverture della Forza del destino per cinque pianoforti.