Anche se è universalmente conosciuto come l'autore di alcune tra le più famose opere buffe di tutti i tempi, come Il Barbiere di Siviglia e Il Turco in Italia, o giocose come La Cenerentola, da alcuni decenni le opere serie di Gioacchino Rossini vivono una rinascita che sta portando a una nuova comprensione di tutta la sua produzione.

Rossini era al culmine della sua fama di più grande compositore d'opera vivente, quando nel 1824 si trasferì a Parigi, prendendo il posto di 'Directeur de la musique et de la scène du Théâtre Italien Royal', con l'obbligo di comporre anche nuovi pezzi per il Théâtre de l'Académie Royale de Musique (l'Opéra Française). Ma i lavori originali da scrivere per le scene parigine venivano ritardati di anno in anno: il maestro si avvicinò al suo obiettivo gradualmente, con un’opera italiana su un soggetto francese (Il Viaggio a Reims), una opéra-comique montata su musica preesistente (Ivanhoé), due adattamenti di precedenti opere italiane (L'assedio di Corinto e Moïse et Pharaon) e un'opera comica che era originale solo in apparenza (Le Comte Ory), provenendo gran parte del materiale musicale da Il Viaggio a Reims.

Nel pubblico francese cresceva intanto l'attesa per un’opera davvero nuova, che era già pregustata come un evento: infine, la scelta per il soggetto cadde sul dramma Guglielmo Tell di Friedrich von Schiller (1804). Dopo varie stesure e rimaneggiamenti del libretto, Rossini creò finalmente quella che sarebbe stata l’ultima sua opera, il capolavoro finale: Guillaume Tell, che debuttò il 3 agosto 1829, all'Opéra di Parigi. E potendo contare sulla più grande e migliore orchestra in Europa, elaborò per quest’opera una strumentazione più ricca e musicalmente più ambiziosa di tutte le precedenti.

Il Tell fu ben accolto dal pubblico e dalla stampa e fu tradotto in italiano nel 1831: da allora, la versione italiana è stata più frequentemente eseguita di quella originale francese. Anche lo spartito fu oggetto di continui cambiamenti durante le prove e nel corso delle prime rappresentazioni, per non parlare degli interventi subiti negli anni successivi, non tutti dell’autore; infine, lo stesso Rossini approntò, dagli originali quattro atti, una versione dell'opera in tre atti. L’ouverture, insieme al possente finale, è una delle pagine più celebri nel catalogo di Rossini, un polittico in cui si mescolano amore e dolore per la patria oppressa, senso della natura e vendetta, e la vittoria finale a cui condurranno le azioni eroiche dei personaggi.

L'ouverture inizia con un famoso assolo di violoncello, e si conclude con le galoppanti melodie della sezione finale, che è forse la pagina musicale più famosa di Rossini. Dopo l'ouverture viene introdotto un coro degli abitanti del villaggio, perché corale è l’azione di riscatto della patria contro gli oppressori. I cori torneranno in molte scene, fino a quello trionfale e celebre del finale, che sale vertiginosamente in un glorioso crescendo.

Tutto cangia, il ciel s’abbella. L’aria è pura, il dì raggiante. La natura è lieta anch’ella. E allo sguardo incerto, errante, tutto dolce e nuovo appar. Quel contento che in me sento, non può l’anima spiegar.

Al centro del dramma c’è l’ordine a Guglielmo, da parte del tiranno Gessler, di colpire con la sua freccia una mela poggiata sulla testa del figlio. Se sbaglierà il tiro, Guglielmo sarà condannato a morte assieme al ragazzo. Ma l'arciere centra in pieno la mela e la sua successiva vendetta incoraggia la popolazione di tre cantoni alpini a lottare per conquistare l'indipendenza e la libertà. Ovviamente non manca una contrastata storia d’amore, quella tra Arnoldo e Matilde, che pone all’uomo il dilemma di scegliere tra la lealtà verso la sua terra e le ragioni del cuore.

A Parigi, Rossini aveva cambiato il suo stile di composizione per adattarlo alla lingua francese: mentre le sue opere precedenti di solito mantenevano i canoni formali dell’epoca barocca, questo lavoro appare libero da restrizioni delle formule musicali precedenti. Rossini evita l’elaborato abbellimento vocale in favore di una più ampia cantabilità, dove il suo senso dell'invenzione fluisce incontenibile. Si tratta di una partitura totalmente permeata di romanticismo, che indica una direzione completamente nuova per l'opera lirica nel suo complesso. Le arie, lo stile di scrittura vocale e la strumentazione divennero i modelli da seguire per l'opera italiana fino al 1850 circa. Sebbene Rossini solitamente non rinunciasse a riutilizzare materiale di altre opere, si sente che questa musica non può essere stata scritta che per quest’opera. Eppure, paradossalmente, come per il Don Carlo di Verdi, non c'è una forma definitiva del Tell, giacché esiste in due lingue e con molte varianti sia per il testo che per la musica.

Quest’ultima opera di Rossini, la sua trentottesima, riunisce in sé momenti di ispirato lirismo, eroismo, angosce e speranze, con duetti d’amore e arie struggenti, come la stupenda “Sombre foret”, con movimenti corali, tempeste e perfino balletti, fino al trascinante epilogo. Così, con uno dei primi grandi capolavori del nuovo genere del Grand Opera, Rossini trovò un modo assolutamente straordinario di concludere una carriera superba.