Sono poche le opere che richiedono interpreti e ascoltatori tanto raffinati come Il Cavaliere della Rosa (Der Rosenkavalier): la commedia in musica di Richard Strauss su libretto di Hugo von Hofmannsthal, infatti, rappresenta una delle più grandi sfide del genere operistico per cantanti, musicisti, registi e scenografi. E per il pubblico, ovviamente.

L’opera, presentata nel 1911, segnò il culmine della popolarità di Richard Strauss. Il compositore aveva un grande amore per essa, tanto che nel suo testamento chiese che lo stupendo trio finale, il più bello dei suoi molti tributi alla voce di soprano, fosse suonato al suo funerale, che avvenne poi nel 1949. Le cronache riferiscono che l’esecuzione dovette essere interrotta perché le tre cantanti furono sopraffatte dall'emozione durante l’esecuzione dello struggente brano, che parla di commiato e della speranza in una nuova vita.

L’opera, una maestosa commedia di amori e di addii, con vorticosi valzer e un inesauribile flusso di melodie, faceva riferimento al mondo dell’Austria Felix, già scomparso all’epoca del debutto. L'idea originaria di Hofmannsthal era di scrivere un'opera tedesca dal carattere sereno, quale non si era avuta dopo "I Maestri cantori", ma ispirata più allo spirito di Mozart e all'opera buffa italiana che a Wagner. Voleva creare un quadro in parte reale e in parte immaginario, della Vienna del 1740, con la corte imperiale sullo sfondo, i ceti sociali ben distinti, i cerimoniali della nobiltà, l’arroganza dei potenti, un brulicare di figure minori, gli intrighi di due maneggioni, Valzacchi e Annina, per i cui nomi italiani il pubblico della Scala, nel 1911, sentendosi offeso, contestò l’autore.

Der Rosenkavalier era l'ultima opera di un trittico straordinario, dopo Salome (1907) ed Elektra (1909). Il musicista era già celebre per i prodigiosi capolavori orchestrali scritti nel decennio precedente: Don Juan, Till Eulenspiegel, Così parlò Zarathustra, Don Chisciotte e Ein Heldenleben, tutti scritti tra il 1889 e il 1899. Secondo gli esperti, però, con Il Cavaliere della Rosa era finalmente venuto fuori il vero Strauss, con il suo tocco magico per la melodia, la sua sensibilità, la precisione dei caratteri, la descrizione amorevole di un elegante passato: un compositore, insomma, che non sentiva il bisogno di mostrarsi moderno a tutti i costi.

Ci sono quattro ruoli principali nell’opera. La Marescialla, una donna matura, ha una relazione adulterina con il giovane Ottaviano; nel frattempo, un anziano dongiovanni, il barone Ochs, vuole chiedere la mano di una giovane, Sophie; temendo un rifiuto, manda Ottaviano al suo posto a chiederle la mano con l’offerta di una rosa d’argento. Nel corso della vicenda, Ottaviano e Sofia si innamorano e, alle spalle del barone e con l'aiuto della Marescialla, viene organizzato il loro matrimonio.

Il sipario si alza sulla coppia (lei matura lui giovanissimo) ancora a letto dopo una notte d’amore, e questo, unito al fatto che il giovane amante era interpretato da un soprano, alle scene d’azione affollate di personaggi minori spesso impresentabili, agli intrighi tragicomici, ai travestimenti, era intollerabile per la pruderie dei viennesi; il lavoro infatti fece subito il giro del mondo, ma paradossalmente, solo a Vienna non piacque, perché ritenuto "morboso e innaturale".

Molte melodie di profonda bellezza della partitura divennero un must per il repertorio dell’epoca. La maturità di Strauss emerge maggiormente nei momenti di serenità dell’opera: la meditazione della Marescialla sul tempo che passa nel primo atto, la presentazione della rosa d'argento nel secondo, e il terzetto finale, dove Strauss supera anche il librettista nella penetrazione psicologica e nella resa musicale del potere seduttivo dell’amore.

Con Salomè, la sua opera più sconvolgente quanto a contenuti, Strauss era diventato il più famoso compositore del suo tempo, ancor più di Puccini; con Elektra aveva poi portato la dissonanza e l’atonalità a livelli difficilmente tollerabili per i gusti contemporanei. E, poiché Elektra era stato il primo frutto della sua collaborazione con Hofmannsthal, l'annuncio che la collaborazione sarebbe continuata aveva suscitato enormi aspettative, con un misto di paura e emozione per quanto ci si poteva aspettare: ma, se il Rosenkavalier fu una sorpresa, lo fu in un modo molto più piacevole rispetto alle previsioni.

Il musicista, per scandire i momenti salienti della commedia in musica, sceglie il valzer (che pure non esisteva negli anni in cui si svolge la storia, la metà del XVIII secolo), proprio per accentuare musicalmente l’aspetto irrealistico della vicenda. Anche il libretto e le note di accompagnamento indicano accuratamente i dettagli (i colori dei costumi, i fiori), affinché l'insieme non abbia nulla di reale.

La protagonista assoluta è certamente la Marescialla, la potente principessa moglie dell’Aiutante di campo dell’Imperatore (Feldmarschall), che rappresenta un mondo per il quale il tempo sta per scadere. Anche se i cambiamenti sociali nell'Impero austriaco avverranno in un'epoca successiva a quella in cui si svolge la commedia, in realtà ciò che si celebra è il crepuscolo non solo dell’Austria Felix ma anche dell’idea dell’Europa Felix, liberale, ottimista, segnata dall'idea del progresso infinito, che di lì a poco sarebbe definitivamente scomparsa sui campi di battaglia della Prima guerra mondiale.