“Una rosa è una rosa è una rosa”. Nel celeberrimo verso della scrittrice statunitense Gertrude Stein, un’ineluttabile verità: tutto è fine a se stesso; anche le parole quando le usiamo senza essere in grado di far breccia, di essere compresi, di incantare.

Non è il caso di Daniele Celona, torinese con origini sarde e siciliane, pluristrumentista e raffinato poeta, diamante indipendente all’interno del cantautorato rock italiano che spesso vive di retaggi del passato, ma di cui lui sa essere splendido presente. La totale assenza di mezzi termini, nei sui brani, li rende capaci di accanirsi contro l’establishment o orchestrare trame complesse e struggenti, dando voce – anche in un solo testo – a più personaggi. La ricercatezza e le ottiche scelte per descriverli hanno un gusto cinematografico e svelano capolavori rari.

Molto è già stato detto sulla bellezza dei pluripremiati: Fiori e Demoni e Amantide Atlantide, i suoi primi due album. Tuttavia, il recente incontro ospitato da Barlumi Libri a Savigliano in provincia di Cuneo, ha voluto affrontarli in una veste inedita, affiancando il live set a un'analisi sulla straordinaria qualità letteraria dei suoi testi, per scoprire qualcosa in più sui processi che portano alla loro stesura.

L’incontro, tenutosi il 14 ottobre scorso e da me moderato, ha coinvolto il cantautore in una serata sui generis, in cui le canzoni e la chiacchierata hanno dato modo di sviluppare più approfonditamente diversi aspetti della sua opera. Celona spiega di provenire da studi classici e di aver iniziato a sentire la necessità di ‘dire la sua’ ai tempi del liceo. La carriera musicale, dopo un periodo di silenzio di qualche anno, ha visto il suo ritorno grazie alla collaborazione con i Nàdar Solo. L’osservarli da dietro le quinte, ha fatto crescere in lui una nostalgia prepotente per le assi del palco e la volontà di ricalcare le scene con una nuova consapevolezza anche rispetto alle potenzialità della sua voce. Potenzialità ritrovate grazie alla ricerca portata avanti da autodidatta, che lo ha mirabilmente allontanato dagli odierni standard ormai tristemente mirati a tonalità omologate.

Il susseguirsi di brani tratti dai suoi due lavori, ha dato modo di discorrere a proposito di canzoni particolari quali: Ninna Nanna, in cui lo stringersi della metrica e l’utilizzo dello stile spoken word in bilico tra parlato e musicalità, convergono verso un risultato straordinariamente evocativo costituendo dei veri e propri pilastri nella sua opera. Inoltre – precisa - Ninna Nanna è stata ispirata da un momento storicamente agghiacciante per la Sardegna minacciata dal referendum sul nucleare del 2011, ed è da considerarsi brano antesignano di quel teatro – canzone che spesso ritroviamo all’interno della sua discografia. Emblematico dello stretto rapporto che lo lega all’isola, è anche Sud Ovest; scelto per anticipare l’uscita di 'Amantide Atlantide' nel 2014, con un video presentato al Milano Film Festival per la regia di Mauro Talamonti. Nel video, Celona si muove – nelle vesti di sopravvissuto - in un futuro solo apparentemente apocalittico fatto di miniere abbandonate, campi bruciati e rovine.


Si è – inoltre - accennato al recente, inusuale tour Piano e Di Brino che lo ha visto proporsi con chitarra e pianoforte, accompagnato da Marco Di Brino al basso e al sassofono. Date durante le quali Celona ha presentato un brano inedito intitolato Maelstrom, splendido biglietto da visita per il nuovo album che il cantautore afferma essere orientato verso atmosfere fantastiche, fiabesche e sovrannaturali senza però dimenticare l’osservazione delle controverse dinamiche dei rapporti interpersonali, tematica a lui molto cara.

L’incontro si è concluso con un regalo per il pubblico presente. Celona ha infatti, letto un capitolo tratto dal romanzo che sta scrivendo da tempo: Camice Giallo che – ci auguriamo – riesca a pubblicare al più presto. Tuttavia, il primo appuntamento da segnare sul calendario è primaverile, poiché ci attende l’uscita del terzo lavoro in studio.