Nel profondo sud milanese di Gratosoglio esiste, o meglio, esisteva il Teatro Ringhiera, gestito da ATIR, spazio culturale e centro di aggregazione di un quartiere, che, come tutte le periferie milanesi, presenta tanti problemi di convivenza e di degrado. L’ATIR, l’Associazione Teatrale Indipendente per la Ricerca - ci spiega Serena Sinigaglia, direttrice artistica, regista e cofondatrice dell’associazione, - è nata vent'anni fa per mano di un gruppo di ragazzi animati da una "disperata vitalità" di pasoliniana memoria. Nasce con lo scopo di fare teatro, di raccontare storie e di usare il teatro come strumento di inclusione e di incidenza profonda nel reale e nella società. Parlare dell'oggi con più persone possibili, condividendo un'esperienza intensa di incontro. Divertirsi, ridere e piangere con Shakespeare come con Paravidino, come in un gioco o in un corso di teatro integrato. Vivere, vivere meglio e meno soli, con più coscienza e meno paura.

Il Teatro Ringhiera, dunque, si trova nella particolare situazione di essere logisticamente, e anche come punto di riferimento socioculturale, un teatro di quartiere, ma nello stesso tempo attua una programmazione di dimensione nazionale o internazionale.

Ho sempre sostenuto - continua la Sinigaglia - un concetto di "arte nazional popolare di qualità". Nel programmare cerco spettacoli e artisti comunicativi e immediati, che sappiano emozionare e coinvolgere chiunque, a prescindere da età, sesso, cultura. E questo lo penso per il Ringhiera come per il Piccolo. Territorio significa dove sei a breve ma anche a lunga distanza, una continua e fitta relazione dinamica, il quartiere, certo, ma anche la città, l'Italia, il mondo. Il teatro appartiene a tutti e non deve rivolgersi a delle èlite che se lo possono permettere. Certo, se avessi un po' di soldi per programmare proprio come vorrei, beh, il Ringhiera sarebbe una bomba davvero! Periferie messe molto peggio di questa, come quelle londinesi, sono diventate posti "cool", grazie a politiche culturali e architettoniche importanti. Sculture, quadri, mostre, sfilate, la periferia ha il suo fascino e può generare intorno a sé interesse, vita, movimento, creatività, novità. C'è lo spazio e c'è la gente per farlo. Bisognerebbe convincere gli investitori, ancora restii. I politici dovrebbero garantire agevolazioni fiscali, incentivare gli investimenti, che sono sicura, nel terziario, tornerebbero, Londra ne è appunto l'esempio. Creare reti di coinvolgimento, feste e mercati, iniziative dedicate a particolari culture.

Arianna Scommegna, attrice di punta del teatro e cofondatrice dell’ATIR , ne ripercorre con orgoglio i primi passi: "Siamo partiti in 6 nel '96 col desiderio di fare teatro, uniti dalla bellissima esperienza di Romeo e Giulietta, regia di Serena Sinigaglia, dopo 20 anni siamo qui in tantissimi, bambini, ragazzi, anziani, attori, educatori, religiosi, professori, studenti, architetti, designer, scenografi, attrezzisti, registi, drag queen e king... intorno al teatro Ringhiera col desiderio di tenere vivo un luogo di resistenza alla solitudine della periferia cittadina, uno spazio dove la creatività ci tiene vivi e uniti. Le periferie cittadine, dove c'è poca natura e molto cemento, casermoni dormitorio in cui la gente spesso si ritrova sola e risucchiata dalla tv o dal frigorifero, è un contesto dove il teatro è necessario".

Poi, in ottobre, la comunicazione del Comune di Milano della scadenza di ATIR nella gestione del Teatro Ringhiera e l’apertura di un bando per una nuova assegnazione. Certo, l’ATIR avrebbe tutti i numeri e tutti i meriti per vedersi riassegnato questo spazio teatrale e non solo - e l’assessore alla cultura Filippo Del Corno ne ha riconosciuto il grande impegno e la passione che meritano soltanto ammirazione - ma, a complicare le cose si prospetta anche l’inderogabile necessità di adeguare la sede del teatro alle nuove norme antinfortunistiche, con una tempistica che potrebbe comportare diversi anni di chiusura.

In un’intervista rilasciata alla rivista Rumorscena, Serena Sinigaglia spiega come sia corsa ai ripari e abbia ottenuto di poter mantenere i laboratori e i corsi teatrali nella sede di Gratosoglio, e salvato la prossima stagione, che sarà “on the road”, anche perché: “Dopo dieci anni che siamo stati qui, una volta che tu interrompi così l’attività, è un po’ dura pensare che noi rientriamo qui nella stessa identica condizione in cui abbiamo lasciato il teatro …!".

C’è stata una gara di solidarietà, tra i teatri milanesi nel dare ospitalità alle produzioni dell’ATIR, a cominciare dall'ex cinema Orchidea, spazio gestito temporaneamente dal LUMe (Laboratorio universitario metropolitano), che ha presentato, in novembre, "La Molli-Divertimento alle spalle di Joyce" di Arianna Scommegna e Gabriele Vacis, per continuare al Gerolamo con i Tre Lai di Testori interpretati da Arianna Scommegna, fino al Manzoni e al Piccolo Teatro. "Considero molto divertente - conclude la regista - essere on the road, come si chiama la nostra stagione nel prossimo anno, e trovare ... una trasversalità che in qualche modo riconosce anche un merito di questa compagnia e di questo teatro".