Gli Insetti nell'Ambra hanno trascorso gli ultimi cento milioni di anni intrappolati nella resina degli alberi pietrificati.

Chitarre, fuzz, riverberi, rhythm box, le loro composizioni italo-francesi miscelano la new wave con la canzone italiana, il Mediterraneo con le spiagge californiane, il ragù alla bolognese con i crauti (quelli del rock tedesco).

Gli Insetti nell'Ambra vivono a Parigi.

Gli Insetti nell'Ambra sono Lapo 'Ludwig van Baloney' Boschi (voce, chitarra basso, chitarra ritmica, campionamenti, modulatore ad anello) e Chris 'Bronkos' Bettoli (chitarra selvaggia).

I Professionisti, Le Cose Furiose, i Ludwig Van Bologna: dopo queste tre incarnazioni targate Skank Bloc, è la volta degli Insetti nell'Ambra. Quali sono le differenze rispetto ai precedenti gruppi e qual è il filo conduttore?

Skank Bloc Records è fatta di italiani, se così si può chiamarli, che vivono fuori dal loro paese natale. A un certo punto abitavamo tutti a Zurigo, che è una città della Svizzera tedesca ma è anche una città italiana, perché è piena di italiani, italiani di seconda generazione, italiani di terza generazione, italiani che parlano tedesco meglio dell'italiano, e anche svizzeri affascinati dall'Italia, e infine italiani come noi, che sono tecnicamente nati in Italia e il tedesco lo parlano a malapena. Abitavamo dunque in questa insolita città e ci e venuto in mente di evocare lo spettro dell'italianità latente che vi si aggirava: le abbiamo dato la forma di un trio chitarra basso e batteria che cantasse le canzoni italiane antenate comuni di tutto questo mondo immigrato. Ci sembrava che canzoni come Pugni chiusi e Sapore di sale avessero nella Zurigo degli anni zero una forza, uno spessore ben maggiori di quelli che possono ormai avere in Italia, dove passano inascoltate ogni domenica in qualche trasmissione tv pomeridiana. Il trio si chiamava I Professionisti, con un repertorio che spaziava da Clem Sacco a Gianna Nannini. Prima avevamo altre occupazioni e abbiamo riscoperto la musica così, come una sorta di performance. Poi un giorno qualcuno è venuto alle prove con un brano originale... Le Cose Furiose sono una seconda incarnazione dello stesso progetto, perché gli italiani sparsi per il mondo hanno la caratteristica di continuare a girarlo, il mondo: e si è reso necessario un cambio di formazione. Alla fine lo spettro della nostra italianità ha traslocato tutto quanto a Parigi, ma a questo punto lo scenario è un po' cambiato, eravamo (ri)diventati un po' più “musicisti,” e “cantautori,” se così ci possiamo chiamare, piuttosto che generici provocatori culturali. Ludwig Van Bologna è frutto di questa trasformazione e Gli Insetti Nell'Ambra sono nati da una costola.

L’Aleph arriva a due anni di distanza da Controllo del 2015: ne prende radicalmente le distanze o è in continuità?

A ben vedere, le due cose non si escludono. Tecnicamente, la differenza principale è che Ludwig van Baloney ha improvvisamente scoperto che le parti di chitarra che scriveva erano in realtà delle linee di basso. Ha quindi ripreso in mano il basso. Che nell'Aleph è molto presente mentre in Controllo non c'era proprio. Il modo di scrivere, arrangiare e registrare le canzoni è rimasto lo stesso.

Inevitabile partire dal supporto, che spesso e volentieri coincide con l'intero progetto artistico: non un cd, non un vinile, bensì una musicassetta, tra l'altro in sole 75 copie. Perché questa scelta?

Ci hanno detto che la musica su supporto fisico non si vende più. Allora abbiamo pensato di vendere il supporto fisico e basta... Limitando la riproduzione meccanica del nostro lavoro a poche copie di pregiata fattura (grafica di Reg Mastice che da sola vale l'acquisto, stampa su carta argento, cassette rosa numerate a mano dal vostro affezionato), scegliendo un supporto carico di implicazioni culturali e affettive, che da solo racconta una storia... speriamo di accrescerne l'aura e dunque il piacere aggiunto per gli intenditori che le stanno acquistando. Tanto lo sappiamo che poi ascoltano tutti su Spotify, o in streaming su Bandcamp, si scaricano gli mp3...! Detto questo, la musica nelle cassette l'abbiamo effettivamente registrata, quindi chi fosse talmente avanti da estrarre la cassetta dalla custodia e inserirla nel radiolone, mangianastri, walkman, piastra o chissà cos'altro, non sarà deluso.

A proposito di Skank Bloc Records, l'etichetta della quale fate parte che annovera anche nomi come Luciano Chessa e Griselda Masalagiken: qual è il ruolo degli Insetti nella scuderia?

Siamo tutti amici. Luciano ha suonato qualcosa in Aleph. Sia Luciano che Griselda hanno contribuito a scrivere brani di Controllo. Ludwig van Baloney è intervenuto nella produzione del nuovo lavoro di Luciano, e nell'ultimo di DJ Balli. Ecc. ecc. Se anche la nostra musica non dovesse risultare di alcun valore per il mondo esterno, per noi ne ha parecchio! Perché è un modo di conoscerci sempre meglio e condividere certi pezzi importanti e difficilmente definibili della nostra psiche.

La storia del rock ci ha mostrato il fascino del songwriter solitario, la perfezione del power trio, la potenza inesauribile di quartetti e quintetti. Gli Insetti invece sono un duo. Pregi e difetti, opportunità e limiti del suonare in coppia.

Il vantaggio principale è logistico: possiamo creare un concerto quasi dal nulla in poco tempo, spostarci se necessario con i mezzi pubblici, fare tour in utilitaria. Come in Svizzera in dicembre: noi più un cantautore solitario (On Lache les Chiens, di Parigi) e tutto il materiale in una Renault Megane presa in affitto su drivy. E poi c'è il fatto che suonare la drum machine e il sampler possono in certi casi essere preferibili al groove di un vero batterista. In un'intervista Holger Czukay ha detto che Jaki Liebezeit, il batterista dei Can, era “più inumano di una drum machine”. A noi non piacciono le rullate e i fill, mentre ci piace molto il kraut rock, quindi...

Sette pezzi minimali, scritti da Ludwig e colorati da Bronkos: come nascono di solito i brani degli Insetti?

Beh: sono scritti da Ludwig e colorati da Bronkos! Ludwig scrive un testo, poi una linea di basso per accompagnare il suo canto, poi si fanno le prove, e Bronkos fa (quasi) tutto quello che vuole con la chitarra, finché non trova una cosa che gli piace.

Un titolo come L'Aleph rimanda inevitabilmente all'ebraismo, all'alfa e all'inizio di ogni cosa, a Jorge Luis Borges. C'è tutto questo nel vostro disco, pardon, cassetta?

Nella cassetta c’è quello che ognuno ci vorrà mettere, speriamo ci siano tante cose che noi non abbiamo ancora visto. Borges c’è sicuramente visto che i versi di quella canzone sono all’incirca frasi del suo racconto. C’è anche un esperimento di fisica quantistica, specchi che non hanno riflessi, foto in cui il soggetto non si riconosce più, una poesia di Aldo Palazzeschi e dappertutto la sensazione che la realtà nasconda qualcosa di inspiegato.

Italiani a Parigi, probabilmente il posto giusto per vedere a distanza le miserie del nostro paese, ma al tempo stesso – capovolgendo la situazione – i pregi italiani e le difficoltà parigine. A voi la palla.

Questo italiano da due decenni manca dal suo paese e quindi non se la sente di giudicarne le eventuali miserie! Le miserie parigine invece sono ben presenti e ben chiare. Sono contento qui come potrei esserlo anche altrove. Il caffè è sicuramente molto migliore in Italia, e questa non è una cosa da poco.