Terzo lavoro per la rock band ferrarese, che esplora i meandri della mente e della schizofrenia all'insegna di un prog-rock moderno e originale. Produce il disco Mike3rd, mastering di Ronan Chris Murphy.

Nel 2012 il primo disco, nel 2015 il secondo, con puntualità il 2018 è l’anno del terzo album dei Marchesi Scamorza. Non è frequente che una prog band sia così costante: qual è il vostro segreto?

Avere la stessa formazione da circa 9 anni porta ad avere costanza e a costruire ogni tassello in maniera regolare. Il nostro modo di suonare e concepire la musica si arricchisce costantemente di ispirazioni, ed è per noi naturale produrre materiale facendo fluire nuove idee e sensazioni.

Gemini è un concept album. Un modulo immancabile per i prog-rockers, e in generale per gli artisti che hanno voglia di raccontare storie in musica. Quale storia narrate in Gemini?

In Gemini raccontiamo la storia di un uomo che lotta con le sue molteplici personalità. La schizofrenia del protagonista del concept è un vorticoso e lunatico viaggio nella sua interiorità; egli vive un presente da cui è sopraffatto e si rifugia con malinconia nei ricordi del suo passato, non è in grado di comprendere la sua effettiva natura e cerca metaforicamente di oltrepassare lo specchio che gli riflette addosso i suoi demoni.

Gemini scende nelle profondità della mente umana, un percorso non nuovo in area prog, pensiamo ai Pink Floyd, all’esoterica trama di The Lamb, al deja vu della seconda Metropolis dei Dream Theater. Ci sono stati dei riferimenti musicali ma anche letterari o cinematografici che vi hanno ispirato?

La struttura di Gemini può ricordare quella della pietra miliare The Wall, per il fatto che entrambe giungono verso il finale con un climax, esplodono e terminano con un brano di congedo. Oltre agli elementi progressive, musicalmente abbiamo alcune parti di stampo alternative rock, altre di duro hard rock e altre ancora hanno caratteristiche melodiche più vintage, qualche accordo è addirittura preso in prestito da Satie, quindi abbiamo cercato di fare confluire in maniera originale numerose influenze, sempre in base alle esigenze narrative.

In alcuni brani, specialmente Ricordi e Diario, abbiamo voluto imprimere suggestioni cinematografiche, da colonna sonora vagamente crepuscolare, per coinvolgere totalmente l’ascoltatore. Temi importanti del disco quali il doppio e lo specchio, sono stati ampiamente esplorati in campo letterario da autori quali Wilde, Poe, Carroll, ecc..., una loro influenza è sicuramente presente, così come, dal punto di vista lirico, si può trovare in alcune tracce qualche eco dannunziana. Nel brano Crepe sulla testa, invece, il testo è il risultato di un non-sense dadaista, creato ritagliando parole scritte su un foglio e rimontandole in maniera casuale.

L’artwork di Gemini sembra volersi distaccare dalle consuete immagini evocative ed epiche di tanto progressive…

L’artwork di Gemini necessitava di un’identità visiva dai tratti contemporanei, che attingesse direttamente dal tema del disco e traducesse in immagini anche non figurative le allucinate pulsazioni del protagonista. Nella copertina la testa dell’uomo è avvolta da una macchia astratta, una sorta di alter ego che lo intrappola e gli ruba l’identità. Dall’uscita del disco, con un’apposita app, sarà possibile visualizzare il booklet in realtà aumentata. Tutto il progetto visivo è concepito e realizzato da Julia Mahrer, studentessa presso il Royal College of Art di Londra.

Dal punto di vista compositivo, quali sono le differenze tra Gemini e i due predecessori?

Dopo la pubblicazione di Hypnophonia abbiamo riflettuto riguardo alla possibilità di comporre un vero proprio concept album, e abbiamo trovato come soggetto ideale il tema del “doppio”. Una volta decisa la tematica, Lorenzo e Enrico (Bernardini) hanno pianificato una linea guida su cui disporre la narrazione, e capire come affrontare musicalmente i vari episodi, per dare equilibrio alla scaletta del disco. Successivamente, quando la maggior parte dei brani erano già abbozzati, abbiamo iniziato a suonarli in sala prove tutti insieme, per costruire gli arrangiamenti in funzione della rispettiva fase narrativa.

Le tracce di Gemini sono musicalmente varie, si passa per esempio da un pezzo con un intro disco (Specchio), a uno strumentale atmosferico (Ricordi), ed è proprio questa alternanza di momenti aggressivi e momenti intimi che ci permette di trasmettere il tormento del protagonista del concept. Sono frequenti i richiami, “Urla, ricorda, pensa, sogna” si basa, eccetto qualche piccola variazione, sulla stessa musica di “Prendi, rispondi, pesa, vuota”, e sono costanti nel corso dell’album frasi musicali ricorrenti. In Gemini abbiamo curato molto le peculiarità di ogni brano, durante le registrazioni Alessandro e Paolo hanno costruito con cura la sezioni ritmiche di ogni traccia, creando il giusto groove, a volte muscolare, altre rilassato.

Abbiamo anche sperimentato in più occasioni, per esternare la follia di Crepe sulla testa, per esempio, Enrico ha cantato collegato a degli effetti a pedale che Lorenzo modulava in diretta. Il basso di Paolo in alcuni brani è distorto , così come alcune parti di tastiera di Enrico (Cazzola). Riguardo alle sezioni più atmosferiche, Enrico (Cazzola) si è espresso spesso con un pianoforte a muro, Alessandro ha usato diversi tipi di percussioni e Lorenzo ha suonato il mandolino e il saxofono. In generale, rispetto ai lavori precedenti, abbiamo concepito Gemini come una creatura unica in cui tutti i pezzi compongono un insieme.

Anche Gemini è nato ai Prosdocimi con Mike 3rd. Quanto è importante avere continuità in studio con figure di tale caratura?

Quelle di Gemini sono state le quarte sessions che abbiamo registrato ai Prosdocimi, con Mike negli anni abbiamo instaurato un bellissimo sodalizio personale e professionale, lui ha seguito la nostra evoluzione musicale e ci ha fornito idee, consigli e indicazioni fondamentali per la realizzazione dell’album. Mike ha saputo brillantemente produrre il disco che volevamo, ha subito capito di che suono avevamo bisogno per ogni traccia, e ci siamo divertiti a sperimentare insieme in direzioni che noi Marchesi non avevamo mai affrontato. Importantissima è anche la strumentazione dello studio, di cui abbiamo potuto disporre, e ovviamente i registratori analogici su cui abbiamo inciso.

Immancabile mastering californiano a cura di Ronan Chris Murphy, orecchio straniero allenato a ogni tipo di sonorità: secondo voi che cosa colpisce dell’italianità del vostro prog?

Ronan è un professionista di altissimo livello, siamo felici che il suo orecchio e la sua esperienza si siano occupati del mastering di Gemini. In Italia abbiamo un patrimonio enorme in campo musicale, dalla musica classica ai cantautori al prog, siamo felici di raccogliere in casa da un bacino così vasto, e poterne trarre nuova linfa. Noi con Gemini vogliamo proporre un tipo di musica che è prog più nel senso di progredire liberamente, attingendo a contaminazioni contemporanee, piuttosto che rifacendoci alle grandi band storiche, che rimangono comunque nel nostro background.