Cos'è Jazzit Fest e su cosa punta?

Per certi versi, un evento simbolico e a suo modo rivoluzionario. Il Jazzit Fest è un festival prodotto e firmato da una rivista specializzata, Jazzit per l’appunto, che edito e dirigo dal 1996. In un momento in cui la crisi economica nazionale e internazionale si sta trasformando in una vera e propria crisi culturale, in una mancanza di idee e di iniziative, ho pensato fosse venuto il momento di mettersi in gioco e puntare sulla militanza, sulla condivisione di valori comuni e sulla partecipazione attiva. Il Jazzit Fest nasce dal desiderio di creare un momento di "festa", di aggregazione e di incontro per tutti coloro che amano, e che vivono da protagonisti, la musica jazz in Italia: appassionati di jazz, musicisti e operatori del settore. Il tutto, e in questo c’è la componente rivoluzionaria, senza un euro di contributo pubblico e con quattrocento musicisti jazz che si sono dati appuntamento a Collescipoli - un piccolo borgo medievale umbro in provincia di Terni, dove ha sede Jazzit - di loro spontanea volontà e a titolo gratuito.

Com'è possibile trasformare Collescipoli, in provincia di Terni, in una "cittadella del jazz"?

Ebbene sì. Collescipoli, questo piccolo borgo medievale cinto da antiche mura e abitato da poche persone, si ritroverà sommerso di musica, con ventisei concerti al giorno disposti su cinque palchi. Porteremo la musica nei vicoli, nelle piazzette, nei chiostri, in una chiesa ancora consacrata al culto e in un meraviglioso chiostro di un antico monastero. Collescipoli sarà un vero e proprio “paese festival” anche perché la Circoscrizione e la Pro Loco saranno parte attiva dell’organizzazione e offriranno un contributo attivo nell’accoglienza, nel servizio di vigilanza e nella ristorazione.

Cosa rappresenta la formula "Admission is free or Pay-what-you-wish"?

Significa che l’ingresso a tutti i concerti, ben 104, alle conferenze, ai workshop e alle mostre è offerto a titolo gratuito con l’opzione di un’offerta libera. Quindi: non solo il Jazzit Fest, di mia spontanea volontà e scelta, non avrà contributi pubblici ma anche il popolo del jazz che parteciperà non avrà costi e deciderà spontaneamente se e quanto offrire all’organizzazione.

Chi partecipa a questa edizione?

Con precisione ben quattrocentoquarantasette musicisti, tra esordienti e star del firmamento. Ma non solo. Parteciperanno anche un nutrito gruppo di un centinaio di operatori del settore – direttori artistici, produttori discografici, promoter, organizzatori, fonici, ecc. – che hanno deciso di prenotare uno spazio espositivo al Meeting del Jazz in Italia, un vero e proprio expo del jazz italiano che allestiremo nelle splendide sale del Monastero di Santa Chiara durante i quattro giorni del Jazzit Fest. Ma parteciperà anche la cittadinanza di Collescipoli e soprattutto il pubblico, che avrà modo di godere della più grande festa del jazz italiano mai organizzata prima!

Come è possibile realizzare questo tipo di iniziativa senza contributi pubblici?

Ancora non lo so! A parte gli scherzi, si tratta di una sfida colossale. Si tratterà di un festival costoso perché la nostra casa editrice dovrà sostenere i costi dell’ospitalità di musicisti, del backline, degli allestimenti, dei service e della stampa di materiale promozionale e, sulla carta, non ho niente di certo! Nessun contributo pubblico e nessun biglietto o abbonamento. Conto di riuscire a sostenere l’investimento attraverso le donazioni spontanee del pubblico, il servizio di ristorazione che offriremo in più punti del borgo, il merchandising e la prenotazione degli spazi espositivi per il Meeting del Jazz in Italia.

Come si articola una direzione artistica open source?

Tra le tante novità di questo progetto c’è il fatto che il direttore artistico del festival è una testata giornalistica, Jazzit. E così ho pensato che non fosse giusto selezionare un gruppo di musicisti, ma di aprirmi alla comunità. Per non prendere posizione a favore di un musicista o di un gruppo, di un particolare stile o linguaggio musicale, ho pensato che la direzione artistica del Jazzit Festival fosse di tipo open source: i musicisti che hanno deciso di partecipare all'evento lo hanno fatto spontaneamente, secondo la loro volontà e a titolo gratuito, offrendo liberamente la propria disponibilità: la nostra redazione metterà a loro disposizione palchi, backline e i costi di ospitalità (vitto e alloggio). La cosa meravigliosa è che sul palco del Jazzit Festival saliranno musicisti e gruppi di diversa collocazione stilistica, tra esordienti e star del firmamento, indipendentemente dal loro essere autoprodotti o in esclusiva per major, al di là di generi, età e confini geografici. Ciascuna esibizione non durerà più di trenta minuti più bis: si tratterà di mini performance di quarantacinque minuti.

Un altro concetto molto utilizzato ultimamente che anche questo evento fa suo è il coworkin: cosa si intende in questo caso specifico?

Sì, hai ragione. Il Jazzit Fest nasce sul concetto di coworking, sulla collaborazione e sinergia di diversi soggetti: una casa editrice che pubblica una rivista specializzata in musica jazz, la comunità dei jazzisti, quella degli appassionati di questa musica, la comunità che ospita l’evento e le istituzioni pubbliche che invece dei contributi pubblici offrono un patrocinio non oneroso per l’utilizzo delle sedi più prestigiose. Il Jazzit Fest nasce su di un modello operativo decisamente nuovo, che mi auguro possa essere preso da esempio in futuro.

Quali sono i numeri previsti per questa edizione?

Difficile dirlo. Comunque circa cinquemila presenze.

Jazzit è anche una piattaforma editoriale, ce ne puoi parlare?

Ho fondato Jazzit a ventitré anni, nella primavera del 1996 e fin da allora ho iniziato a sognare di editare una rivista che non fosse solo una “rivista”, ma una factory attiva su più livelli: ed ecco nascere l’attività didattica della Jazzit Edu il palinsesto della Jazzit Tv, la musica della Jazzit Records, gli appuntamenti turistico-musicali dei Jazzit Weekend, la fidelity Jazzit Card, il negozio virtuale Jazzit Shop e a settembre la prima edizione del Jazzit Fest. Insomma, ho voluto fare di Jazzit una piattaforma editoriale piena di vita e vitalità, energia positiva e creatività, capace di stimolare il lettore ma soprattutto l’appassionato di jazz. Sul fronte editoriale vero e proprio, poi, agiamo con due diversi progetti: il mensile Jazzit News, stampato su formato tabloid e un bimestrale stampato con eccellenza tipografica, con ben 144 pagine e da collezionare.

Che fase attraversa la musica e in particolare il jazz?

Ottima, perché in ogni istante della storia dell’umanità c’è stata musica di qualità. Chi dice che il jazz è in crisi è uno che ascolta il passato: la prima volta che qualcuno ha detto che il jazz era morto era negli anni Trenta del Novecento!

La Vanni Editore promuove la regione Umbria dal punto di vista turistico valorizzandone il patrimonio culturale, attraverso quali strumenti e quali sono stati finora i risultati?

Attraverso il Jazzit Fest promuoviamo un modo nuovo di intendere l’organizzazione di un evento, di viverlo e produrlo. Vogliamo che chi viene da fuori viva un’esperienza fuori dal comune, affascinante e piena, carica di emozioni. E in questo l’Umbria ci mette lo zampino: tutte le mattine, da venerdì a domenica, organizzeremo dei viaggi nei luoghi più suggestivi della provincia di Terni e delle degustazioni con alcuni tra i migliori produttori del territorio. La promozione della regione viene di conseguenza a una serie di iniziative pensate per far star bene chi ci verrà a trovare.

La II edizione del Jazzit Fest avrà luogo dal 27 al 29 di Giugno 2014 sempre a Collescipoli (TR). Nel corso del 2014 saranno aperti sette Jazzit Club in Italia: Roma, Milano, Matera, Rovereto TN, Montefalco PG, Volla NA e Cascia PG. Il Jazzit Club di Montefalco si trova all'interno di Villa Pambuffetti.