Secondo film di una trilogia, I leoni di Lissa, proiettato al Trieste Film Festival 2019 in anteprima assoluta, ricostruisce un passato modificandone gli esiti funesti attraverso una narrazione filmica che si è avvalsa dei popoli allora nemici. L’ideazione di Nicolò Bongiorno, regista, produttore, sceneggiatore e attore, partendo da un fatto storico, la sconfitta italiana nella battaglia navale di Lissa (1866) fra la Marina dell’Impero Austriaco e la Regia Marina del Regno d’Italia, vuole farne un mezzo per mostrare che ciò che è stato, l'inimicizia fra i popoli non ha ragione di essere. È un progetto italo-croato, perché l’Isola di Lissa oggi è croata (Vis).

Il film si avvale di un subacqueo, Veljano Zanki, dalle prestazioni inimmaginabili, e di un fotografo subacqueo, Roberto Rinaldi, che sa rendere nitide le foto sottomarine, di un musicista, Corrado Fantoni, che sa manipolare la musica per darci l’ebbrezza di scendere negli abissi marini, di un grafico straordinario, il Serbo Vuk Jevremovic, che rende vivi, animandoli, i suoi disegni multicolori.

Per questa ricostruzione Bongiorno ha chiesto anche la collaborazione di un filosofo dalmata, Jozko Bozanic, specializzato in linguistica, che ci svela le tante espressioni linguistiche simili, o addirittura uguali, usate dai popoli sulle due sponde del mare Adriatico. I pescatori di Lissa, si desume da questi studi, hanno insegnato la cultura della pesca a tutto l’Adriatico. Riflettiamo, con l’aiuto dello studioso, sul nome Isola, dall'etimo che richiama l’isolamento, mentre è invece una terra fortemente connessa perché circondata dal mare, ponte che unisce le terre che vi si affacciano.

Il subacqueo si muove sott’acqua in un modo così naturale che viene in mente l’avversario di Enzo Maiorca, il francese Jaques Majol, cui i medici avevano scoperto dei polmoni da delfino, anomalia che lo rendeva capace di vincere tutti i primati. Intervistato, Veljano afferma: “Per la bellezza che contiene, l’abisso ti dà una calma che acquieta la sottile angoscia di essere sott’acqua”.

Questo film, più che descrivere un viaggio, è un’esplorazione, condivisa con lo spettatore, di luoghi irraggiungibili ai più. Racconta la ricerca sotto il mare del relitto di quella nave italiana sconfitta e affondata, con l’aiuto di alcune sequenze di un film degli anni '30 girato nell’isola di Lissa e di un film degli anni '60, entrambi utili per ricostruire le relazioni fra i popoli. L’idea originale è di partire da una battaglia, una sconfitta e, per raccontarla avvalersi dei due popoli che parteciparono allo scontro, l’italiano e il croato, e farli collaborare per descrivere il passato. Un modo, originale e riuscito di lanciare, attraverso la ricostruzione di un atto di guerra, un messaggio di pace.