I filmati di repertorio dell’Istituto Luce sulle precedenti edizioni del Festival, proiettati prima dei film in concorso, fanno amaramente sorridere: negli anni ’50 come adesso, il pubblico e la stampa si dimostrano poco convinti, se non delusi, delle pellicole selezionate per la sezione ufficiale.

Il concorso per ora non sembra difatti offrire grandi opere ma un’insieme inspiegabile di futuri blockbuster. Nessuna nota decisiva difatti per opere come Tracks di John Curran, tratto dalla vera storia di Robyn Davidson (interpretata da Mia Wasikowska), giovane ragazza che nel 1975 decide di intraprendere un viaggio attraverso il deserto australiano con quattro cammelli e il suo cane. Capiterà probabilmente di incontrarlo nelle sale italiane per via della sua facile "bellezza": la trama poetica sul viaggio e sui limiti umani nonché la straordinarietà dei paesaggi ripresi rendono l’opera inevitabilmente piacevole, sebbene non in grado di vantare nessun grado d’eccellenza.
Trailer@ http://youtu.be/1o-mbYtU86g

L’ultimo Terry Gilliam abbaglia ma non è oro. The zero Theorem è l’analisi condotta sulla società contemporanea (frenetica, bombardata dai media, asociale, digitalizzata, inghiottita dalla social-life, dalla virtual reality, ecc ...) incartata in un prezioso involucro, la cui sfarzosità immaginifica risente forse eccessivamente degli inevitabili richiami a opere cinematografiche e letterarie precedenti quali Matrix, 1984, ecc… La tematica è familiare quanto l’assenza di risposte. La pellicola si avvicina per un breve attimo alla teoria del caos e alla cosmologia che precedette le religioni, ma senza approfondirla e - probabilmente senza altra scelta – dedicandosi al mero riproponimento degli ancestrali dubbi umani e del contemporaneo dilemma della virtualità esperibile.

Inseribili nella categoria dei “trascurabili” ma che con estrema probabilità ritroveremo nei cinema: Joe di David Gordon Green e con Nicholas Cage, storia di uomo abbrutito che ritroverà un nuovo scopo vitale nell'aiutare il quindicenne Gary; Parkland di Peter Landesman - ennesimo riproponimento dell'omicidio di J.F.Kennedy - lascia del tutto privi di qualsiasi sensazione; Child of God di James Franco, ispirato all'omonimo romanzo di Cormac McCarthy, che vanta quantomeno una buona performance di Scott Haze nel ruolo di Lester Ballard, uomo solo ed emarginato, regredito allo stato animale e dunque in balia di incontrollabili pulsioni: opera non affatto priva di attimi incisivi, disseminati tuttavia in una trama troppo debole nel lungo termine e che deteriora gradualmente un’apparente solidità iniziale.

The Canyons di Paul Schrader (fortunatamente fuori concorso) - se non altro con un’inaspettatamente capace Lindsay Lohan - mette in scena rapporto e conseguenze morbose della relazione tra Tara (Lohan) e il giovane produttore Christian (James Deen):
Trailers@ http://youtu.be/AENDAxKLxLY
http://youtu.be/SgPjt_BRLvY
http://youtu.be/qMjiWbLoX7g

Si distinguono nel Concorso l’opera canadese Tom à la ferme del giovanissimo Xavier Dolan (classe 1989 e al suo quarto film!), interpretato dal regista stesso. Opera sull’omosessualità e sulle problematiche della sua accettazione traslate in un microcosmo nel quale Tom (Dolan) deve nascondere la sua vera identità alla famiglia del suo compagno deceduto. Il ritmo sincopato travolge lo spettatore nel turbinio emotivo e sembra tradurre le sensazioni instabili e altalenanti del protagonista; verso la fine, la pellicola assume una tonalità misteriosa, che tralascia il tentativo d’analisi dei rapporti e degli atteggiamenti all’interno del nucleo familiare, indebolendo il vigore fisico e interiore, la violenza e il rumore delle emozioni represse.

Anche Die Frau des Polizisten di Philip Gröning può essere iscritto tra le singolari eccezioni e sebbene non risulti la più convincente tra le sue opere, vanta una rispettabile autorialità. La regia incontestabile mette in scena attraverso 59 sezioni o capitoli la vita di un poliziotto, sua moglie e la figlia, svelando progressivamente e in maniera contrapposta il crescente amore materno e la violenza dell’uomo nei confronti della moglie.
Trailer@ http://www.movietele.it/video/4406-clip-anfang-capitel-47-die-frau-des-polizisten

Molto interessante il primo tentativo del regista ventottenne sloveno Rok Biček, che presenta la sua prima opera Razredni sovražnik (Class Enemy) nella sezione Settimana Internazionale della Critica. Biček mette in scena un evento realmente vissuto, risalente ai tempi del liceo. Il nuovo professore di tedesco, odiato e mal voluto dagli studenti per via dei suoi metodi severi, viene imputato dagli alunni per il dramma che si consuma all’interno della classe: il suicidio della compagna Sabina. La trama è ben sviluppata e ogni personaggio accuratamente connotato: la vicenda si apre a tematiche sociali attuali più ampie e complesse, travalicando il microcosmo dell’istituto scolastico. Il tutto vanta una regia lucida e attenta con inquadrature ferme e puntuali: per ora, una delle poche piacevoli rivelazioni di questa 70esima edizione del Festival.
Trailer@ http://youtu.be/eJlFdsgy6TA

Sempre tra i banchi di scuola si svolge il nuovo film di Daniele Gaglianone La mia classe, interpretato da Valerio Mastandrea. L’opera complessa tratta il tema dell’immigrazione in Italia ma con un insolito approccio: siamo in una scuola serale di lingua italiana per stranieri in cui insegna il Prof. Mastandrea, e qui termina la finzione: gli studenti immigrati delle scuole serali e i loro racconti, le loro intime confessioni sono reali; la videocamera inizia a fuoriuscire dalla scena, in un fecondo scambio tra realtà e finzione. Gaglianone tende a precisare che questa “danza” non è stata premeditata e che il suo intento non è quello di dar forma all’ormai comune gioco di meta cinematografia (film nel film) bensì si augura che lo spettatore percepisca il tutto come un continuum, senza sovraccaricare concettualmente il meccanismo filmico. Il pathos che ne deriva è decisamente nuovo in relazione alla tematica trattata, poiché, come prosegue il regista, “tra i banchi di scuola, riusciamo a maturare un’empatia con i personaggi che influisce in maniera decisiva sulla nostra partecipazione emotiva alle loro tragedie e problemi”.
Trailer@ http://www.mymovies.it/film/2013/lamiaclasse/trailer/

Nella sezione della Settimana della Critica viene presentato un altro film italiano: Zoran, il mio nipote scemo di Matteo Oleotto, pellicola ambientata nel Friuli Venezia Giulia, nei dintorni di Gorizia, tra fiasche di vin rosso. Il regista mette in scena con uno stile classico e maturo, privo di concessioni autoriali notevoli, ma dotato di una piacevole ironia e comicità, la vicenda di Paolo Bressan (Giuseppe Battiston), uomo separato che trascorre le proprie giornate nell’osmiza di Gustino e che dovrà improvvisamente farsi carico di un suo nipote sconosciuto, rimasto orfano. Come prevedibile, l’arrivo di Zoran, ragazzo timido e impacciato, interferirà con la vita dello “zio”.
Trailer@ http://vimeo.com/50313757

In arrivo Kim Ki-duk (in fuori concorso) con Moebius e l’atteso Tsai Ming Liang: speriamo che Jiaoyou possa redimere le sorti di questa 70esima edizione del festival.