Una leggenda di nome Butterfly e un ciclone chiamata Monica. Insieme sul palcoscenico. Non per cantare la sventura della giovanissima giapponese tradita dal frivolo ufficiale della Marina americana, ma per danzare quel dramma, visto con gli occhi di una ragazza col tablet, i nostri occhi. Così l'energia si sprigiona e Butterfly vola davvero come una farfalla, ballando nell'aria, sopra di noi, quasi fosse la nostra coscienza. Può succedere se dietro le quinte c'è lei, Monica Casadei, coreografa avventurosa, tanto geniale quanto solida, con il corpo nelle nuvole ma i piedi sulla terra, irruente come un kamikaze, eppure autentica come i tortellini.

D'altronde viene dalla Romagna, terra di 'bislacchi', ovvero gente affetta da una malattia cronica: la pazzia solare. Che poi significa qualcosa nel mezzo tra naiveté e scaltrezza. Lo dice lei, nata a Ferrara da genitori ballerini di liscio, un cognome che è la bandiera della genuinità e un amore senza confini per il mondo onirico di Fellini in cui ha mosso i primi passi. Anche quelli di danza, naturalmente. Ma il solo allenamento del corpo non poteva bastarle. Lo spirito reclamava e neanche gli studi di filosofia erano sufficienti. Solo la disciplina orientale delle arti marziali riuscì a placare la sua mente affamata.

“L'unità di un corpo, che non è solo membra ma anche coscienza e consapevolezza, è diventata la mia filosofia nell'arte e nella vita”, spiega. E poi racconta: “Fino a 20 anni scegliere per me era un dramma. Non riuscivo a identificarmi con un solo mondo. Avrei voluto fare tutto e mi sentivo dissociata. Il mio grande maestro di arti marziali, le cui lezioni non ho mai smesso di frequentare, ha dato al mio corpo la coscienza. Da allora non c'è più la paura di scegliere: ogni azione diventa vita. E questa per me è la felicità”. Così 'Monica Senza Paura', ha cominciato a creare sogni, prima come danzatrice, a Londra e poi a Parigi; dopo, come coreografa in tutto il mondo. E si è trasformata in Artemis, compagnia di danza che coniuga energia ed emozioni. Quest' anno, anzi, tra pochi giorni (il 29 marzo; ore 21,30) il Teatro Verdi di Pisa manda in scena la prima nazionale della sua Butterfly. Dopo Tosca, Violetta, Carmen, Anna Bolena e Lucia di Lammermoor, tutte donne che ha incontrato, conosciuto e amato, un'altra eroina è pronta a indossare le scarpette da ballo e salire sulle punte.

“Butterfly, nel suo duplice gesto, quello dell'attesa e quello del suicidio, non riesco a vederla sul palcoscenico”, anticipa la coreografa. “È qualcosa di talmente elevato ed estremo che ha bisogno di essere sospesa. Sospesa in aria. L'interprete sarà, infatti, una specialista in danza verticale”. Dunque, riecco l'Oriente che si sposa con la musica di Puccini grazie agli arrangiamenti musicali di Luca Vianini e ad alcune scenografie tratte dalle opere dell'artista Delio Gennai. Perché in fondo Butterfly è un po' come i samurai: si uccide trafiggendosi il ventre, secondo le regole dell’harakiri. Non a caso lo spettacolo ha per titolo Butterfly, i colori proibiti, con cui si cita il romanzo di Yukio Mishima, scrittore e drammaturgo, lui stesso suicida a 45 anni con il seppuku, rituale dei samurai che dopo il suicidio prevede il taglio della testa.

Mishima era un grande difensore degli antichi valori del Giappone e si tolse la vita contro l'occidentalizzazione del suo Paese. Anche Cho Cho-San si sente tradita in quelli che sono i suoi valori più cari. “Chi è integro, come lei, non può tornare indietro e adeguarsi a un altro mondo in cui quei valori sono solo folklorici. È ferita a morte. Anzi è già morta perché la sua coscienza è morta”.

Così ce la descrive Monica Casadei, che infatti la 'sospende' a metà tra cielo e terra, in una sorta di limbo a cui solo i 'puri' hanno accesso. Ma non è del Giappone che intendono parlarci i gesti dei danzatori. L'incontro con Butterfly semmai è un modo per leggere i nostri giorni con una lente letteraria che passa attraverso l'eterna musica di Puccini. Cho Cho-San ha 15 anni quando sposa il vanitoso Pinkerton; pochi mesi di più quando guarda il mare e canta Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo; a 18 anni la sua illusione si frantuma definitivamente. “Butterfly è un'adolescente ingannata da ciò in cui ha creduto.

Quanti adolescenti oggi si sentono ingannati e si suicidano? Tanti. Troppi. Un giorno sono giovani spensierati con i loro coetanei, poi, in un attimo, crolla la fiducia e il loro mondo si sgretola. È un mondo fatto di social, chat, Facebook, in cui non esiste più un incontro vero. E quando precipitano i valori della riservatezza, del rispetto, della parola data, allora resta solo la derisione. Il loro suicidio è l'effetto di un tradimento, quello dell'universo mascherato in cui hanno creduto”.

Per 'Monica Senza Paura' un'altra battaglia da vincere. La combatte tutti i giorni con i giovani della sua compagnia di danza, che gestisce come una famiglia. “Gli affido grandi responsabilità perché la loro autostima possa crescere. Mi fido di loro, così come mi fido dei miei figli”. I figli sono tre, e siccome niente è usuale nella sua vita, sono nati in un colpo solo, cinque anni fa. “Con loro non riesco ad essere severa”, confida. “Mi sembra che facciano cose che farei anch'io...”. La mamma, però, ha il sopravvento: “È giusto proteggere i bambini, ma gli adolescenti, che si sentono grandi e non lo sono, chi li difende? La 'zona Butterfly' è la fascia di età più in pericolo nella nostra società”.

Ecco perché sul palco, sotto una Cho Cho-San volante succederanno cose apocalittiche. “Quella è la 'pancia' che pulsa... E poi sarà come se fosse scoppiata la bomba di Hiroshima, con schegge dappertutto, perché quando un'adolescente rinuncia alla vita, sulla società cade una bomba”.

È un viaggio appassionato tra passato e presente quello di Monica e Butterfly, un sogno che non può avere un lieto fine, perché ogni leggenda va rispettata. Ma consegnando la protagonista all'Olimpo degli eroi umani, si aprono le porte alla speranza. Niente è perduto. Tutto si risolve. È vero, sono un'inguaribile ottimista e mi piacerebbe vivere in un mondo di supereroi”, confessa la coreografa, danzatrice, filosofa, combattente di arti marziali e mamma, sempre pronta a mandare a gambe all'aria qualsiasi problema con un calcio poderoso. “I problemi non esistono”, ammonisce. “In realtà sono insegnamenti. Basta ascoltarli e ascoltarsi: la strada della soluzione è già dentro di loro. Se ci credi, funziona”. È vero: solo la paura ha creato gli dei.