Quando creo al pianoforte, tendo a sentirmi felice, ma - l'eterno dilemma - come possiamo essere felici tra l’infelicità? Farei tutto il possibile per dare a tutti un momento di felicità. Questo è ciò che è al centro della mia musica.

La felicità è ricercata, per essere donata. Questo è il concetto nascosto tra le composizioni di Nino Rota, uno dei più grandi e umili personaggi del Novecento musicale.

Giovanni Rota Rinaldi, noto ai più con il suo nome d’arte, Nino Rota, nasce a Milano il 3 dicembre del 1911. Nato da una famiglia di musicisti, il destino per Rota è uno e semplice: amare anch’egli la musica. A soli quattro anni, infatti, incomincia con l’aiuto della madre a studiare pianoforte. A otto anni, inizierà a comporre musica.

La sua carriera da compositore ha inizio a soli undici anni, mentre a quindici anni compone la sua prima opera teatrale, Il Principe porcaro. A partire dagli anni Quaranta avvia la sua collaborazione con il regista Castellani, al quale segue il successo per la prima colonna sonora di Zazà (1944). Inaugura così la sua carriera come compositore cinematografico. Una carriera lunga e ricca di successi, resa tale dal vero e importante paradigma del compositore: le note a completo servizio delle immagini.

Dinanzi a un’immagine, lo sguardo di un personaggio, i suoi gesti: tutto parla. Le note indicano questa emozione, lo sviluppo di quel principio base: un divenire uniforme. L’empatia nata dall’unione. Unione, che in Rota, genera innovazione. La stessa innovazione che nel corso della carriera dell’artista, talvolta, si rivelerà essere d’intralcio, sottoforma di critica. Una critica che ferirà il compositore, ma al tempo stesso lo renderà forte, infallibile. Proprio come le stesse disarmanti note composte.

Negli anni Cinquanta diventa l’autore delle principali musiche di scena del teatro di Eduardo De Filippo, tra cui ricordiamo maggiormente quelle di Napoli milionaria (1950, presentato in concorso al Festival di Cannes nel 1951). Negli stessi anni inizia anche l'amicizia e il sodalizio artistico trentennale con il regista Federico Fellini. Collaborazione che permetterà la nascita di colonne sonore per film importanti e ancor oggi simbolo del cinema italiano, tra cui: Lo sceicco bianco (1952), Otto e mezzo (1963), La dolce vita (1960), La strada (1954), Il bidone (1955), Fellini Satyricon (1969), Le notti di Cabiria (1957), Il Casanova (1976),I Clowns (1970), Giulietta degli spiriti (1965), Amarcord (1970). Queste, le pellicole di Fellini, le cui colonne sonore hanno emozionato maggiormente il pubblico. Si pensi nello specifico alle musiche scritte per La dolce vita. Non vi sarebbe nessuna Sylvia che richiama l’attenzione di Marcello, sino a portarlo all’interno della fontana di Trevi, senza le musiche ideate da Nino Rota. Non si potrebbe immaginare il tormento del personaggio, il regista Guido Anselmi, all’interno della pellicola Otto e mezzo, senza le note del compositore, che vengono subito fissate nell’animo dello spettatore, così armoniose, immense e sofisticate. Con questa stessa colonna sonora, si aggiudicherà nel 1964 il Nastro d’Argento per la miglior colonna sonora.

Rota collaborò anche con il regista Luchino Visconti, per il quale comporrà le musiche per pellicole quali Le notti bianche (1957), in cui lo spettatore ritrova dinanzi a sé un delicatissimo tema d’amore, quasi ovattato, timido. Nel 1960 compone, sempre per il regista, la colonna sonora di Rocco e i suoi fratelli, dove il tutto assume tratti folkloristici e note di jazz fanno da accento finale sul prodotto ideato. Non si dimentichi però, la realizzazione del melodramma all’interno delle musiche scritte per Il Gattopardo, nel 1963.

Un compositore dai mille volti, ogni immagine ha un suo suono, un suo lineamento. Un colore da creare, mille sfumature da ricercare.

Collaborazioni storiche rendono le composizioni di Rota delle opere d’arte, da gustare e ammirare. Una tra le più importanti, quella con Zeffirelli. Per il regista, Nino Rota comporrà le musiche dei due film shakespeariani, La bisbetica domata (1967) e Romeo e Giulietta (1968). In queste due pellicole, il compositore riesce a ritrovare l’animo del ballo (e bello) rinascimentale, a cui era già stato legato con il teatro lirico (ricordiamo il lavoro con Eduardo De Filippo). Una delicatezza senza precedenti, quella che nel 1969 comporterà l’aggiudicarsi del Nastro d’Argento come miglior colonna sonora per la pellicola Romeo e Giulietta.

Ma la colonna sonora, tra le più importanti, che forse resta ancora impressa nel pubblico è senza dubbio quella scritta per il capolavoro di Francis Ford Coppola: la serie cinematografica Il Padrino, incentrata sulle vicende della Famiglia Corleone, una delle più potenti famiglie mafiose di New York e completamente tratta dall’omonimo romanzo di Mario Puzo. Una pellicola che vanta, non solo una superba regia, ma al tempo stesso grandissimi attori, quali Marlon Brando, James Caan, Robert Duvall, Robert De Niro e Andy García. Un film ricco di colpi di scena che solo una colonna sonora a effetto avrebbe potuto rendere tali. Nino Rota firma le musiche dell’intera trilogia. Ne Il Padrino, vi sono dodici tracce tutte composte dal compositore e dirette da Carlo Savina. Tra tutte le tracce, il pezzo I Have But One Heart è stato cantato da Al Martino (presente all’interno della pellicola nel ruolo di Johnny Fontane). Il vero pezzo, ormai celebre, è Speak Softly Love (Love Theme From The Godfather), presente anche nei capitoli successivi nella saga. Ma è con la composizione delle musiche per il secondo capitolo che Nino Rota si aggiudicherà la nomination per il Golden Globe Award come Best Original Score (nel 1975) e otterrà il Premio Oscar nel 1974 come Original Drama Score.

Nel corso della sua carriera, Rota lavora ancora con registi di fama internazionale. Scrive per Mario Soldati le musiche di Le miserie di Monsù Travet (1945), Jolanda la figlia del corsaro nero (1953), Fuga in Francia (1948). Nel 1956 firma la colonna sonora del film Guerra e Pace, diretto dal regista King Vidor. Celebre, ma non nota, è la sua collaborazione con Lina Wertmüller per la quale scrive le musiche per le undici puntate de Il Giornalino di Gianburrasca, tra cui ricordiamo la famosissima Viva la pappa col pomodoro.

Durante il corso degli anni Settanta, il compositore lavora per grandi produzioni (come per la saga Il Padrino). A lui si devono le musiche di Waterloo (1970) diretto da Sergej Fëdorovič Bondarčuk. Lascia anche la firma per la meravigliosa e catastrofica colonna sonora per la pellicola diretta da Jan Troell, Hurricane (1979).

Nino Rota rimane celebre per la sua innovazione, per le sfumature presenti all’interno delle sue creazioni. Ma la sua figura resta illustre anche per la definizione che gli era stata data dal suo storico amico Fellini, ‘amico magico’. Denominazione nata dal suo interesse filosofico-esoterico. Un interesse presente e ben percepito dai più in pellicole come Mysterium (1962), Il Natale degli innocenti (1969), La vita di Maria (1970) su testi ricavati dai Vangeli canonici e apocrifi dallo studioso V. Verginelli, con il quale Rota condivideva gli ideali dell’ermetismo e con cui collaborò nella raccolta di manoscritti e testi di carattere ermetico-alchemico.

Il compositore muore a Roma il 10 aprile del 1979, all’età di 67 anni. Muore poco dopo il termine della registrazione dell’ultima colonna sonora per una pellicola di Fellini, Prova d’orchestra. Nino Rota sfida ancor oggi (a quarant’anni dalla sua morte), le leggi del mondo accademico. Rivoluziona il modo di vedere, di ascoltare.

Non credo a differenze di ceti e di livelli nella musica: il termine 'musica leggera' si riferisce solo alla leggerezza di chi l'ascolta, non di chi l'ha scritta.