Com’è iniziata la tua passione per la musica e in particolare per la chitarra?

Un giorno da bambino ricevetti in regalo dai miei genitori una chitarra classica. In casa ce n'è sempre stata una che apparteneva a mio padre che per diletto la suonava cantando le canzoni della sua gioventù, così mi sono, devo dire inconsapevolmente, innamorato del suono di questo strumento. Dico inconsapevolmente perché non ricordo esattamente di averlo pensato. Una volta aperto il regalo ero felicissimo e non vedevo l'ora di iniziare a suonare seriamente, così mio padre mi prese e mi portò in una piccola scuola privata della mia città natale e da lì tutto ebbe inizio. Quel periodo lo ricordo benissimo ed è stato uno dei più belli della mia vita: suonare ancora oggi è fantastico e so di essere fortunato ad aver avuto questa scelta. La passione per la musica di conseguenza si è sviluppata di pari passo. Grazie al fatto che i miei genitori ascoltavano molta musica italiana, ma anche d'oltre oceano, ho sempre avuto un debole per la melodia e la cura del suono che sono caratteristiche che oggi mi appartengono: spesso in casa giravano musicassette di canti e musiche popolari siciliane (la Sicilia è la terra d'origine di mio padre) e così mi sono incuriosito e avvicinato alle musiche del Mediterraneo e ne ho fatto tesoro.

Ti sei esibito con molti artisti famosi, puoi raccontarci qualche esperienza?

Come dico spesso è sempre la semplicità di molti artisti il ricordo più fresco, bello e dal quale si impara qualcosa giorno per giorno. Lavorando con Girotto in concerto e con Bosso in studio ho avuto la conferma che è importantissimo suonare la propria musica frutto ovviamente anche delle proprie origini culturali e non solo musicali. Rosen, con il quale ho lavorato per il nuovo disco, è una bellissima persona, sempre disponibile e con una buona parola per tutti oltre che essere un sassofonista di assoluto valore artistico. Durante le riprese del nuovo lavoro dovevamo entrare nel mood di un brano suonato in quartetto (Dance of the moon in love) e Michael ha proposto alcune cose che si sono rivelate azzeccate al fine di indovinare il sound di insieme. Quello che più mi ha colpito nel tempo è che gli artisti di questo valore sanno sempre come relazionarsi con diversi stili e linguaggi e leggere che la critica riconosce nella mia musica queste caratteristiche è per me fantastico. In un'altra occasione ho lavorato con Don Stapleson, poco noto in Italia anche se ottimo sassofonista del Maryland, già di Ray Charles e Dexter Gordon e Danny Gatton: ci trovammo a suonare in un castello meraviglioso ma ovviamente l'acustica non era perfetta e così lui ci guardò e disse di suonare come nei concerti precedenti ma ascoltando ancora di più l'insieme e il pubblico avrebbe sicuramente catturato il momento. Finì che si inginocchiò e suonò tema e assolo davanti alla moglie che lo aveva seguito per la prima volta in questa tournée italiana. Ecco, la semplicità è il vero segreto. La scorsa primavera ho avuto il piacere di suonare insieme a Paola Turci al festival Cantautori d'Italia e l'altissima qualità della sua performance è la dimostrazione di come impegno, studio, ricerca del proprio stile unitamente al talento siano caratteristiche che rendono un artista trasversale al tempo e questo è un insegnamento per tutti noi più giovani.

Hai avuto modo di lavorare anche per il teatro e il cinema, cosa rappresentano per te?

Sì, mi è capitato di lavorare con Andrea Giordana – noto attore di teatro e televisione - durante un concerto reading, ed è stata una bellissima esperienza che in futuro mi piacerebbe ripetere. Il cinema invece è stato più un incontro casuale ma assai gradito. Sin da piccolo mi è piaciuto cimentarmi con la composizione e ricordo che già da ragazzino andavo dal direttore d'orchestra proponendo dei miei arrangiamenti e quindi quando mi si è presentata l'opportunità di creare delle colonne sonore sono stato ben felice di accettare. Nel cinema le musiche devono descrivere e seguire l'andamento delle scene e può capitare che il regista abbia specifiche richieste e in qualche modo bisogna assecondarle. In questo campo mi piacerebbe fare altre esperienze e arricchire il mio bagaglio.

A quali festival hai partecipato?

Ho partecipato a Cantautori d'Italia, Fara Music Festival, Arter.i.e., Jazzit Fest, Acoustic Guitar Meeting, Maggio dei monumenti (Napoli), The Hill Music Festival, Bologna Jazz Festival, Suoni dalle colline di Langhe e Roero, Jazz Lines, Oper World Jazz Festival, Moncalieri jazz, Premio Massimo Urbani, Musicultura, San Giuseppe in jazz, Rassegna “In Acustico” di Monterotondo, Alba Music Festival e diversi concerti in tournée nel Regno Unito e Londra, Svizzera, Spagna. Come compositore di colonne sonore allo Short film festival di Cannes, al Trento Film Festival, Roma Film Festival e molti altri del settore.

Che impressione hai avuto del festival Jazzit, organizzato a Collescipoli, un piccolo paese dell’Umbria?

Collescipoli è veramente una chicca, l'Italia tutta ne è ricca e i paesi piccoli sono la ricchezza aggiunta del nostro Paese. Se ci facciamo caso diversi bellissimi festival sono organizzati in borghi o piccole cittadine stupende: segno che il territorio italiano può offrire risorse illimitate. Inoltre Collescipoli è un paese circondato da mura ed è quindi un naturale contenitore di avvenimenti. In questo contesto si inserisce il Jazzit Fest che è stata per me l'occasione di tornarci (c'ero stato la prima volta alcuni anni fa per un incontro con Luciano Vanni e Arianna della redazione di Jazzit per un'intervista) e incontrare amici che non sempre ho l'occasione di vedere proprio perché magari siamo contemporaneamente in posti distanti a suonare. Quindi già questo è un lato positivo. Inoltre ho avuto la possibilità di conoscere alcuni nuovi musicisti e poi a me piace sempre molto ascoltare anche gli altri concerti, così, curioso, mi sono aggirato per le vie di Collescipoli ad ascoltare le altre formazioni. Quando partecipo a un festival mi sento sempre parte di qualcosa di bello. Il Jazzit fest penso anche sia stato un evento che ha concentrato in pochi giorni un grande segmento della realtà jazzistica italiana creando così un vero e proprio meeting con la filosofia del festival a costo zero. Attualmente in Italia sono i privati, molto più delle amministrazioni paralizzate da alcuni decreti legge in materia di investimenti e budget di spese, che possono far confluire nella cultura nuove risorse e così si sta avvicinando l'epoca dei festival 2.0: questo festival e Luciano Vanni ne sono stati ottimi interpreti. Per noi musicisti è inoltre sempre importante avere occasioni di condivisione della nostra musica.

Nel 2011 è uscito Lanes, raccontaci questo progetto.

Lanes è stato pubblicato sul finire del 2011 ed è il mio primo disco solista. I brani che ne fanno parte sono l'espressione diretta delle influenze musicali che ha avuto il mio stile nel tempo, cosicché ci sono brani con chitarra acustica, basso elettrico, loop e la tromba di Fabrizio Bosso – è il caso della title track Lanes - oppure brani più elettrici come Smokin' jazz o ancora in chitarra sola con la chitarra acustica suonata con le accordature aperte. Ci sono poi quattro standard jazz: Blue Monk di Thelonious Monk, Las Vegas Tango di Gil Evans, Hassan's Dream di Benny Golson e Solar di Miles Davis, arrangiati diversamente dagli originali e tutti legati dalla caratteristica di essere temi composti da 12 battute. Sono stato favorevolmente stupito dal successo che hanno avuto alcuni brani come River Avon e da ciò che ha scritto la critica, ovvero che la mia musica “guarda al Pat Metheny delle ballad più ispirate” (Jazzit), “Cosentino appare musicista maturo” (Gerlando Gatto) o ancora "Lanes is an accomplished album from a gifted musician" (Tokyo Jazz Notes), “Lanes è uno di quei dischi che ti prende subito fin dai primi accordi" (miCaribe) e ringrazio tutti coloro che hanno speso ottime parole per questo lavoro. Il disco mi ha dato la possibilità quindi di essere in tour per quasi un anno e mezzo tra concerti in chitarra sola e in trio e così ho anche avuto l'occasione di formare un trio stabile con il quale lavorerò per la prossima tournée con il nuovo disco. Il disco è acquistabile su tutti i digital store, iTunes, Amazon, ecc., e ordinabile nei negozi.

Sta per uscire Human being, come sarà?

È decisamente un disco più maturo di Lanes, quasi interamente suonato con la chitarra acustica e la chitarra acustica baritona. Human being perché ho voluto dare un senso ai miei brani: sono successe tante cose sia nella mia vita sia nel mondo e volevo cristallizzarle in un nuovo disco e così eccolo. Le atmosfere sono a volte rarefatte e raffinate come nel caso di Serendipity e altre volte ricordano la musica medio-orientale come nel caso di Message in a Bible. Human being è il brano attorno al quale ruota tutto il disco ed è il naturale sviluppo di Lanes, quindi con una ritmica più presente e con un tema molto melodico che si inserisce su un lungo arpeggio di chitarra. Su questi tre brani ha suonato in maniera fantastica Michael Rosen e i brani hanno una spinta che mi esalta: sono veramente felice del lavoro che tutti insieme abbiamo fatto. Dance of the moon in love è il brano spartiacque del disco perché è l'unico suonato con la chitarra semiacustica ed è una ballad romantica. Ci sono poi immancabilmente tre brani in chitarra sola, due dei quali suonati con la chitarra baritona usata già in Serendipity. Chiude il disco Letters from home, unico brano in ¾ del disco è una ballad che insieme a Dance of the moon in love ho dedicato a mia moglie e alla mia famiglia. In questo disco suono anche il pianoforte: in Letters from home e sulla bonus track. Sono molto felice del lavoro svolto ed è il gran bel risultato di un team di persone che hanno lavorato intensamente e che ringrazio tutte. Il disco sarà pubblicato per la Emme Record Label e sarà disponibile su tutti gli store digitali e nei negozi e ovviamente ai concerti! Sono già in programma diversi concerti alcuni dei quali anche con Michael come guest.

È possibile vivere di musica?

Sì, certo! È una domanda che mi viene fatta spesso e alla quale rispondo sempre con piacere. Si può fare musica per lavoro a patto che comprendiamo che necessita muoversi su più piani talvolta anche contemporaneamente. Ecco così che mi occupo dei miei concerti e dei miei dischi ma anche di far pubblicare un mio metodo di chitarra, lavorare in studio di registrazione ad arrangiamenti e colonne sonore. Inoltre come ogni altro lavoro abbiamo anche un sistema previdenziale che ci garantisce di lavorare nella correttezza e nella legalità. Spesso sento dire che in Italia non è possibile vivere di musica ma dobbiamo ricordarci che tocca anche a noi musicisti crearci le possibilità, le modalità e le situazioni per far sì che esista il nostro lavoro, poi le cosa accadranno se ci si muove nel modo giusto e soprattutto corretto. Ovviamente non è un'equazione dal risultato sicuro, ma penso che sia una cosa abbastanza condivisibile con tanti altri lavori.

Cosa consiglieresti a un giovane appassionato che inizia ora a sfiorare le corde di una chitarra?

Di godersi i primi istanti di conoscenza del nuovo strumento e non scordare mai che è la curiosità ad averlo spinto a scegliere di imparare la musica.

C’è molta competizione in ambito musicale? E il mercato come si sta comportando ultimamente, è vero che i dischi non si vendono più?

Sì, la competizione è sempre elevatissima e spesso si perde di vista che la musica non è quantità di note prodotte ma qualità del suono. La competizione esiste anche perché, ed è un lato positivo, il livello tecnico medio si è molto alzato negli ultimi dieci/quindi anni ed è quindi aumentata la cultura musicale segno che la didattica utilizzata in Italia funziona. Dischi ne ho sempre fatti e il calo manifestato dagli addetti al settore discografico sono sotto gli occhi di tutti. Io però faccio il musicista e quindi nei dischi il mio compito è quello di suonare bene e correttamente dando il mio apporto. Personalmente sono soddisfatto delle vendite del mio primo disco solista e spero di migliorare i numeri con il prossimo: se un prodotto funziona in concerto poi il pubblico è interessato all'acquisto di una copia e quindi è giusto che anche noi capiamo come funziona oggi questo rapporto e cerchiamo di crearci le occasioni per mostrare la nostra musica.

Cosa pensi che ami il pubblico di te in particolare?

Dopo i concerti i commenti principali riguardano le melodie dei miei pezzi che sono sempre molto gradite oppure il tipo di suono prodotto o da me quando suono in chitarra sola o dal trio. Una volta a un concerto a Parma un signore dopo il concerto mi ha detto che ha preso il disco perché lo avevo colpito nell'animo. Spero apprezzino la sincerità e la genuinità della mia musica e di me.

In cosa vorresti migliorare?

Vorrei essere un intrattenitore migliore, mi piace creare un legame con il pubblico che ascolta interessato. Musicalmente sono una persona curiosa e quindi mi interessano le culture differenti dalla mia e di conseguenza anche gli strumenti: ecco vorrei imparare qualche nuovo strumento in modo da migliorare anche il mio approccio alla musica.

Cos'è per te la musica, una fonte di sfogo, di conforto, la massima espressione della tua creatività, un modo di comunicare con gli altri…?

Forse un mix di tutte queste cose: sicuramente è un modo per comunicare con gli altri. Mi piace leggere, ma non mi vedo come scrittore. L'arte visiva mi piace, ma la pittura a anche la scultura sono assai lontani da me, così la musica è quello che ho sempre fatto sin da piccolo e quindi credo sia naturale che per me sia il medium ideale per comunicare. Un'occasione di confronto sicuramente. Come ho detto sono assai curioso di conoscere altre culture e nuovi modi di fare musica e se non ci fosse confronto non ci sarebbe possibilità di crescita. Sfogo e conforto li metto nella stessa categoria e per vicende personali penso che a volte lo siano stati, e pensandoci anche alcuni brani sia di Lanes che di Human being ne sono il risultato.

Sono utili i social network per farti conoscere e stare in contatto con i tuoi fan?

I social hanno cambiato la vita e la comunicazione di milioni di persone e inevitabilmente sono strumenti con i quali dobbiamo e abbiamo dovuto imparare a trattare. Ho la mia pagina artista su Facebook, sono ben seguito su Twitter, Pinterest e Flickr su cui ho anche un profilo, e anche lì non mi lamento, G+ e Youtube vanno molto bene; inoltre il mio sito è a sua volta un social network dove sono in contatto con altre persone. Per quanto riguarda la mia esperienza su ogni social interagisco con realtà e persone diverse che a diverso titolo si interessano a me e alla mia attività: quindi la risposta è “sì” i social sono molto utili.

De André diceva “Pensavo è bello che dove finiscono le mie dita, debba in qualche modo incominciare una chitarra”, è così anche per te?

Bella questa citazione! Sì è bello sapere che quando ho un'idea in mente posso realizzarla con la chitarra e sapere come suona. Non nascondo che però mi capita anche di scrivere al pianoforte a volte, e comunque l'emozione di produrre musica è per me fantastica. Sicuramente non saprei vedermi senza chitarra, è un po' come stare senza occhiali.

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