“Saper fare” è costruire da un'immagine il fattibile di essa; portarla “oltre” è il compito di chi nel fare diviene frontiera, punto di approdo e caposcuola.

Questo è stato il senso di uno dei più autentici e qualificati processi produttivi della storia dello stile a livello internazionale, quel “Made in Italy” che da Giovanni Battista Giorgini, in avanti, ha parlato la lingua dell’uomo con la maiuscola, di quell’essere metro e misura di ogni cosa, al centro del concetto di rinascita come già era accaduto in epoca rinascimentale.

Questo processo, a distanza di anni, ancora è presente, anche se più circoscritto, ma non per questo meno brillante e autentico. Nei luoghi della provincia del nostro paese si esprime la misura di una spinta verticale dell’atto creativo, progettuale e costruttivo. Dalla geografia a misura d’uomo, dell'italico stivale, l’uomo si governa nel senso civico attraverso il lavoro della comunità legata al territorio e al suo valore sociale ed economico.

Colui che nel lavoro e nello sviluppo tecnico e professionale, performa dà alle pagine di vita di coloro che con esso fanno “polis” il contributo al particolarismo territoriale che ineffabile si manifesta a livello internazionale come figlio unico, radicale, quanto universale, dell'intimo processo creativo che dai luoghi più disparati del nostro paese emerge con evidenza.

Questa è la premessa che introduce alla storia di Pio Chiaruttini che nel 1949 fonda il Calzificio DèPio, oggi portato avanti dalla figlia Mary Chiaruttini e dai nipoti Giordano ed Elisabetta.

A Botticino Sera, in provincia di Brescia, questa realtà ha sviluppato le riflessioni più costruttive ed edificanti, nella pratica esecuzione della calza ed è giunta a fare rumore, nel mondo, con la qualità delle sue lavorazioni a maglia e con la straordinaria capacità di risoluzione dei problemi macchinosi della messa in opera delle declinazioni più eclettiche dello stile, ottenendo l’attenzione dei grandi nomi della moda internazionale e la commissione, da parte di costoro, della produzione di questi preziosi accessori.

Dal 1949 al 2019 sono trascorsi 70 anni di intrecci risolti e collaborazioni consolidate calzanti al significato del made in Italy. Realizzazioni di collezioni che hanno vestito dita, pianta, collo, tallone e con moto ascensionale caviglie, femore, polpacci e ginocchia e ancora più su… dove “l’illecito” mira ad arrivare. In questa verticalizzazione DèPio ha ingegnerizzato l’inverosimile della creatività umana e ha aperto strade al glamour di quanto in giro contribuisce a farci andare: quel formidabile duo composto da piedi e gambe.

Il 4 maggio 2019, nella Chiesa di San Cristo, a Brescia, per festeggiare la storia del calzificio, Mary Chiaruttini e figli desiderano regalare una riflessione su quanto l’arte e l’artigianato riescono a realizzare attraverso i processi ideativi innescati dalle contaminazioni.

Partendo dalla fusione di materia, struttura e colore, che sono i tre elementi fondanti della loro personale esperienza produttiva, hanno deciso di esprimere i medesimi argomenti, attraverso qualcosa che a suo modo si esprimesse con la stessa tripartizione: il medium musicale. Affascinati dalla possibile mescola sonora, tra generi lontani, hanno guardato, oltre oceano, alla lirica espressione della Misa Tango argentina. Ibridazione artistica che unisce la musica religiosa a quella del Tango con il risultato di una Misa a Buenos Aires.

Creata tra il settembre del 1995 e l'aprile del 1996, dal compositore argentino Martin Palmeri, è una messa nello stile del Tango Nuevo, rappresentata per la prima volta il 17 agosto del 1996, al Teatro Broadway, a Buenos Aires dall'Orchestra Sinfónica Nacional de Cuba, diretta da Fernando Álvarez.

La composizione utilizza il testo latino e i movimenti classici della messa cantata, ma si sviluppa su temi e ritmi propri sia del tango tradizionale argentino che del “Tango Nuevo” di Astor Piazzolla.

La Misa Tango si compone dei sei movimenti classici della funzione religiosa canora in latino: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedictus, Agnus Dei.

Viene scritta per voce, coro, bandoneón e orchestra. La stesura musicale coniuga i caratteristici ritmi sincopati e le dissonanti armonie del tango con la scrittura per coro, accostando i testi sacri latini con gli inconfondibili ritmi della musica delle città marittime come Buenos Aires e Valparaiso.

Il senso più profondo di questa operazione culturale è la curiosità verso l'approccio che lega l'esperienza umana al suo passato nel costante rimando alla storia come compagna dei fatti dell'oggi: quell'addizionale di passaggi tra il concreto e il mistico che fondono lo spirito alla carne in nome di un'ideale.

L'atto creativo è fusione di espressioni che necessitano di passione: mescola dell'agire simultaneo tra sequenza temporale e gestione dei problemi in favore di un processo evolutivo.

Dall'elasticità del suono, alla potenza vivificatrice dei contrasti di genere, passando attraverso il movimento accompagnatorio del corpo che in azione e acustica, luce e ombra, si manifesta in filanti cromie, DèPio trae ispirazione, per intrecciare il suo operato alla fibra dell'esistenza, seguendo la planimetria umana, guidata dal cuore.

Questa prestazione muscolare pulsa senza perdere la battuta del tempo della vita: “messa” in scena per alcuni, “messa” in opera per DèPio... “messa” e tango per altri 70 volte 7 straordinari anni di eccellenza produttiva calzante dell'anima.