Vicenza capitale del teatro classico. E' quanto si concretizza nella rassegna di spettacoli classici dal titolo Carattere, che ha preso il via nei giorni scorsi nel Teatro Olimpico – il più bel teatro del mondo, opera di Andrea Palladio – con l'originale spettacolo, una prima mondiale, dal titolo Il libro di Giobbe per la regia di Eimuntas Nekrosius – direttore artistico della stessa rassegna.

Carattere è una rassegna che raccoglie in un termine significati e diversi livelli interpretativi: infatti il carattere è inteso sia come ruolo teatrale, ma anche quale carattere dell’attore e delle relazioni che si creano dall’incontro tra personaggio e personalità; il carattere non solo psicologico dell’individuo ma anche il carattere come patrimonio genetico che disegna il nostro vivere nel mondo; il carattere infine, non solo come elemento fisso della personalità, ma come meccanismo etico strettamente legato agli stimoli esterni, e quindi in continuo divenire.

La prima mondiale de Il Libro di Giobbe è messa in scena dagli attori della Compagnia Meno Fortas, in cui l'attore Remigijus Vilkaitis impersona Giobbe. Si tratta di un'opera difficile e complessa, in quanto nel suo messaggio – lo spettacolo, tra l'altro si è svolto tutto in lituano – emerge lo splendore dei suoi simboli e le mille sfaccettature di una sua composizione che impone gradi di lettura e di analisi di non facile decodificazione ma soprattutto investe temi di particolare attualità.

Il cuore della performance è costituito da una caratteristica propria dell’essere umano, ovvero della capacità di dolersi. E il lamento è un segno che ci accompagna dalla nascita alla morte in forme sempre diverse. La vita di ogni creatura umana è segnata dal lamento a cui segue, una volta esternato, un certo sollievo. Ma altro rilevante aspetto è quello che riguarda il rapporto tra Dio e la Vita. Uno spettacolo di grande introspezione, in grado di spingere a riflessioni sul mistero del Male, rivolto a indagare il senso dell’umanità e della divinità, reinterpretando un testo “classico” come la Bibbia, che rimanda a codici di riferimento, strutturati o de-strutturati, indispensabili per la creazione dell’opera, e comunque fondamentali nel porre domande e questioni sull'esistenza e sull'uomo.

Il secondo appuntamento è il 4 e 5 ottobre con Vita di Galileo di Bertolt Brecht, e che vede protagonista l’attore Alessandro Lombardo. Nella pièce di Brecht ciò che emerge è il tema della scoperta, anch'essa letta sotto ambiti diversi: scoperta di un nuovo fenomeno, di un personaggio o di nuova situazione. Ma Vita di Galileo è un testo fondamentale nella drammaturgia del '900. Lui, l'eroe scientifico che con la concretezza empirica del proprio metodo riesce a vedere lontano, e attraverso il cannocchiale scopre la grandezza dell'universo e la limitatezza del nostro mondo. Arrivando a rovesciare credenze, assiomi e dogmi millenari. Restando però un uomo tenerissimo, umanamente debole, quando l'Inquisizione e la chiesa intera gli si scaglieranno contro, chiedendogli di abiurare le proprie scoperte, letteralmente rivoluzionarie, come il volgere
di stelle e pianeti.

E Brecht, non a caso, colse il potenziale esplosivo del personaggio Galileo, e ne fece uno dei suoi eroi più grandi. Senza nasconderne fragilità e umanità ma immortalandolo proprio per quelle! Ma il punto per Brecht non è mai assecondare l'individuo o la contraddizione ai miti e ai luoghi comuni che lo sostengono o lo lusingano nel corso del proprio tempo, quanto metterlo alla prova, far sì che l'esperienza sia davvero concreta e reale e degna di essere vissuta. Il testo – come ricorda Milena Massalongo nell'introduzione all'opera – mette in evidenza la fiducia di Galileo che il nuovo possa soppiantare il vecchio, in quanto più vero e più utile. Ma Brecht invece mostra come Galileo non tenga conto del fatto che il vero non necessariamente è più utile, e che ciò che è più utile in un senso può non esserlo in un altro. Brecht, tra l'altro, non definisce mai Vita di Galileo un dramma, ma “pezzo epico” (episches Stuck). E affinchè il teatro si muova in questo senso è necessario che il pubblico non si identifichi né con Galileo, né con questo o quel punto di vista, tra l'altro fondamentali entrambi nella spazio della rappresentazione scenica, ma sappia invece identificarsi nei vari aspetti contraddittori della situazione, creare empatie diverse, identità altre entro cui condividere l'esperienza teatrale. Così chi entrerà a far parte di Galileo si preoccuperà di “studiare i gesti, i movimenti, i toni con precisione, ma il vero scopo sarà mostrare Galileo, proprio come si mostrerebbe un fenomeno fisico ricostruito in laboratorio, suscitando lo stupore”, il senso del pubblico piuttosto che il facile e trascinante consenso.

Venerdì 11 e sabato 12 ottobre in cartellone ancora un’opera di Bertolt Brecht: Vita di Edoardo II d’Inghilterra, un testo ripreso da Christopher Marlowe, per la regia di Andrea Baracco. Complotti, guerre e lotte intestine, interessi politici, pulsioni, violenze e omicidi. Un groviglio di eventi in cui Brecht inserisce una scansione temporale, una suddivisione cronologica che pare una partitura musicale, in cui il Tempo diventa il vero protagonista della storia. Ma – come ricorda lo stesso regista – ciò che maggiormente interessa e in parte sconvolge del testo brechtiano è la lucidità con cui l'autore servendosi del testo di Marlowe, riesce a descrivere il caos morale dei propri tempi – e ogni riferimento viene da pensare sia stato premonitore e per nulla casuale rispetto ai nostri, di tempi – sottolineando come la tragedia di Edoardo II, non sia soltanto la tragica vicenda di un amore impossibile, quello tra lo stesso Edoardo e il suo favorito Gaveston, ma una spietata analisi sugli intrighi e sulla dissolutezza della politica e del potere, e le cui conseguenze fanno precipitare in un pantano di orrori, nefandezze, violenze e doppi giochi la classe dirigente, intellettuale e politica che, ahinoi, con lei trascina l'intera collettività. Un famoso antropologo contemporaneo, Remo Guidieri, avrebbe tradotto il tutto sotto il profilo del nichilismo e credo davvero che in tempi recenti sia questo uno dei mali più gravi e pericolosi per lo sviluppo di una comunità.

Ma passiamo al 18 e 19 ottobre con La guerra di Kurukshetra, per la regia di Giorgio Barberio Corsetti. La rappresentazione è su testo di Francesco Niccolini, ed è tratta dal grande poema indiano Mahabarata. E' uno spettacolo che dimostra efficacemente come gli antichi testi orientali possano trasformarsi in meravigliose produzioni teatrali. In scena – racconta Barberio Corsetti – dieci attori che interpretano una folla di personaggi: uomini, dèi, eroi, figli di dèi, demoni che vediamo passare attraverso nascite, morti, reincarnazioni, in un tessuto narrativo ricco come il destino di tutti gli uomini.

È la storia di tutte le storie, un atto d’accusa lucido e spietato sulla follia dell’uomo, un inno palpitante all’infinita bellezza del creato. Ma è anche una storia semplice: una famiglia regnante, due fratelli, un re cieco, molti figli. Una guerra grande e tragica che ha come sfondo la piana di Kurukshetra, dove attraverso il sacrificio di tutti i combattenti, l'umanità pone le faticose radici per il tempo a venire. Gli attori vivono l'esperienza di questo racconto, e con il loro pubblico, attraversano insieme le storie, che alla fine conosceranno come si conosce la propria vita.

Conferenza-spettacolo, invece, il 21 ottobre con Serena Sinigaglia, e dedicata a Eros e Thanatos. “Un viaggio” – come dice l’autrice – “dentro le antiche parole che non accaddero mai ma furono sempre”. Con Sinigaglia sul palco due attori: Sax Nicosia e Sandra Zoccolan, che restituiranno, ancora intatta, la forza irresistibile di un'espressione. Un viaggio dentro le vicende delle Baccanti di Euripide, ultimo testo della tragedia attica che chiude per sempre il grande ciclo della cultura ateniese. E' un testo che non manca di sorprendere e di illuminare circa le contraddizioni dell'uomo e della società.

Il 30 e il 31 ottobre appuntamento con una nuova produzione di Pippo Delbono che presenterà Concerti sul cielo e la terra primo atto, studio musicale sui temi della tragedia. Si tratta di un viaggio musicale costruito dallo stesso Delbono con la partecipazione di straordinari musicisti e sviluppato in due tempi; il primo in scena a Vicenza con la cantante Petra Magoni, una delle più eclettiche artiste italiane, il cui repertorio spazia dalla musica antica, al jazz, al pop, al rock. Il secondo atto, Birds, prenderà vita invece nel 2014 e potrà avvalersi del contributo musicale di Laurie Anderson e della partecipazione di Bobò, lo storico attore sordomuto di Delbono. In questo particolarissimo percorso artistico, uno studio nella sfera emotiva, Pippo Delbono esprimerà con Petra Magoni le emozioni più terrene, carnali e ancestrali e sarà questa la parte vincolata alla terra e al sangue, mentre con Laurie Anderson sarà invece il firmamento a esprimersi: il cielo, gli uccelli, lo spirito più trascendente e mistico, che completa il Carattere di un racconto affascinante, storia di una narrazione che vede su testi della classicità il trionfo della contemporaneità, la prospettiva di uno sguardo e di un'azione in grado di pensare altrove e lontano, ma comunque dentro la dimensione dell'uomo e del suo vivere quotidiano.

Per maggiori informazioni:
Teatro Comunale di Vicenza
Tel. 0444 327393
infolimpico@tcvi.it
www.tcvi.it
www.tcvi.it/nekrosius

Immagini tratte dallo spettacolo Il libro di Giobbe, della Compagnia Meno Fortas
Crediti fotografici: Colorfoto Artigiana - Vicenza