A due anni di distanza dal singolo Delle volte, torni con Fuoco sulla traccia. Che differenze ci sono tra questo brano e i precedenti?

La monotonia mi annoia, tento di creare sempre brani diversi cercando di mantenere un mio stile: ciò che differenzia Fuoco sulla traccia (e le produzioni che seguiranno) dai miei lavori precedenti è una cura maggiore dei beats. A differenza dei brani dove ho scritto su strumentali/riddims o produzioni ricevute a distanza, per questo progetto ho potuto contare su due artisti con cui ho un feeling speciale: Andrea De Nicola (con cui condividevo i banchi alle elementari) e Egiuann (con cui insieme ad Estrho formavamo Latrappola prima e la Made in Sann-yo poi, i gruppi con cui ho mosso i primi passi nella scena rap circa 15 anni fa). Avere dei beats che sono stati "cuciti addosso a me" mi ha stimolato anche dal punto di vista della scrittura, che ho affrontato con una maturità maggiore rispetto alle uscite precedenti.

Ti definisci uno "smiley emcee" e nel pezzo dici “La faccia di un tipo innocuo”: non essere brutto e cattivo ti ha penalizzato?

In un certo senso sì. Mi spiego: c'è la falsa convinzione che un rapper per essere credibile debba essere un tipo tosto, rude, ma chi conosce il genere sa che la prerogativa imprescindibile per essere un buon rapper è una sola: essere reale!

Io che per natura sono un ragazzo solare e provengo da una città di provincia ho portato ciò che sono realmente nella mia musica, non sarei stato credibile e onesto con me stesso se avessi parlato di vita da ghetto o di quanto faccio brutto. Come la storia che la troppa gentilezza spesso viene scambiata per stupidità, così la mia attitudine a volte mi ha portato a essere considerato un rapper "simpatico" e basta. Con la frase "la faccia da tipo innocuo (la rabbia di un toro loco)" ho voluto chiarire che non bisogna fermarsi solo all'aspetto esteriore, cosa che chi mi ha sfidato in freestyle ha potuto sperimentare sulla propria pelle...

Aggiungi anche di avere una forte base underground, quella legata all'impegno, quello della “rabbia di un Toro Loco”: quanto è importante per un rapper esprimere un messaggio?

Non c'è un messaggio unico nella mia musica, cerco di lasciarmi ispirare dai beats e a seconda del tappeto musicale scelgo l'argomento della canzone. Ciò che è sicuro è che il mio è un rap positivo ed è questo il filo comune che si può trovare nelle mie tracce. Avere il microfono in mano per me è una responsabilità, e mi piace pensare di poter influire positivamente sui miei ascoltatori.

Fuoco sulla traccia è l'occasione per sgombrare il campo del rap da luoghi comuni: lo consideri un pezzo adatto anche a chi non frequenta il tuo ambiente musicale?

Provenendo da una città che non ha un pubblico di intenditori del rap, sin dalle mie prime produzioni ho dovuto studiare il modo per attirare la loro attenzione. È anche vero che le stesse canzoni che presentavo a loro le presentavo alle Jam underground a Napoli, dove per anni agli esordi mi sono confrontato con tutta la scena campana, alla presenza di mostri sacri come Speaker Cenzou o artisti all'epoca emergenti che negli anni si sono stra-affermati come Clementino. Non potevo presentare pezzi banali, dovevo trovare il giusto compromesso tra tecnica e melodia. In questo mi ha aiutato la mia passione per la musica in generale che attraverso gli ascolti di vari stili ha fatto si che riuscissi a muovermi bene in questa direzione.

Dai riscontri che ho sui social Fuoco sulla traccia rispetta questa mia peculiarità, nei Dm magari chi è più ferrato mi propsa per gli incastri e i cambi di flow, mentre chi non ascolta prettamente rap mi dice “sai che sono due giorni che lo sto ascoltando a ripetizione?”…

Quanto è cambiato il panorama rap da quando iniziasti la tua attività?

Su questo argomento ci vorrebbe un'intervista a parte, sono tantissime le cose che sono cambiate così come è cambiata la società soprattutto dopo l'avvento dei social network.

Ciò che mi manca di più dei tempi è principalmente il confronto dal vivo e le vibs che respiravo alle jam (e tutt'oggi continuo a respirare a determinati eventi). È lì che è scoccato l'amore per il rap e per la cultura Hip Hop in generale. Immagina un ragazzino di 15 anni che, mentre tutti gli amici andavano in discoteca, se ne andava a Napoli con un paio di amici più grandi e lì trovava b.boys da tutta la Campania presenti per confrontarsi. Era una "megacomitiva" dove trovavi più o meno sempre gli stessi: rappers, djs, breakers, writers non importava la provenienza, l'età, il sesso, se c'eri era solo per capire qualcosa in più su questa cultura. Ricevere il microfono non era così scontato, dovevi prima dimostrare di sapertelo guadagnare ed esserne rispettoso.

Oggi questo si è un po' perso, molti ragazzi hanno la smania di pubblicare sul web le proprie canzoni, qualcuno senza conoscere nemmeno la storia e le radici del rap, altri autocelebrandosi smisuratamente magari fomentati dai numeri sui social. Il consiglio che mi sento di dare a chi si avvicina al rap oggi è di non avere fretta, ascoltare i dischi storici, conoscere l'importanza sociale che ha il genere, frequentare le Jam, i concerti, ascoltare i consigli da chi c'è da più tempo e prendersi il tempo necessario di rodaggio tra la scrittura del primo pezzo e la pubblicazione del primo singolo.

Fuoco sulla traccia è il primo passo di un nuovo percorso con altri nuovi pezzi: cosa bolle in pentola?

Ho un po' di brani pronti ed altri in fase di realizzazione, tutti su beats di Egiuann e Andrea De Nicola per ora. L'intenzione è quella di lanciare altri singoli/videoclip per poi magari pubblicare il mio primo album da solista.

Non nascondo che con l'uscita dei singoli spero si sblocchi qualche situazione a me favorevole per poter concretizzare questo progetto. Al momento mi sto autogestendo e producendo, ma lascerei volentieri quest'incombenza a qualche professionista del settore in quanto vorrei spendere le mie energie prettamente per il lato artistico. Discografici/produttori all'ascolto ne abbiamo?