Va e viene, sparisce di scena e poi ritorna, ma come la musica classica oramai fa parte della storia e dell'anima di questo pianeta, è Patrimonio dell’Umanità, e se lo chiedete a me, è la musica più bella del mondo.

La profondità, la vitalità e la bellezza del jazz sono una diretta conseguenza delle situazioni straordinarie che hanno portato alla sua nascita.

La sua genesi non è perfettamente chiara a causa della pressoché totale mancanza di materiale scritto o registrato che ne descriva le origini, ma le radici del jazz sono senza ombra di dubbio il blues e il ritmo sincopato che l’ha sempre resa diversa da qualsiasi altra musica.

Entrambi questi elementi provengono dalla comunità Afroamericana della fine dell’Ottocento, ma è a New Orleans che iniziano a mescolarsi con tutto il patrimonio musicale disponibile nella capitale della Louisiana, che a cavallo dei due secoli è probabilmente il più eterogeneo del pianeta.

Non più colonia francese ma ancora mezza francofona, la città è un crogiolo di gruppi etnici, gente venuta dall’Europa, dall’Africa, dalle isole Caraibiche, e la musica riflette questa straordinaria situazione multietnica.

C’è la poliritmia dell'Africa occidentale, le canzoni di lavoro degli schiavi degli Stati del Sud degli Stati Uniti, un po’ di folk e un pizzico di musica classica europea, canti religiosi e spirituals, ci sono le marce militari e la tradizione delle parate, dai cortei funebri al MardiGras. Ci sono i fiati, soprattutto la cornetta il clarinetto e il trombone, c'è il pianoforte del ragtime, ci sono la chitarra e il basso, e c'è uno strumento che sta raggiungendo in questo periodo l'apice della sua fama, uno strumento a corde africano che diventa talmente popolare da iniziare a venire importato in Europa: il banjo. Sì ragazzi, il banjo originariamente è uno strumento africano.

La musica accompagna ogni momento della vita di New Orleans, balli e parate, picnic e celebrazioni religiose, matrimoni, funerali, eventi sportivi, c’è lavoro per chi sa suonare uno strumento, e questa opportunità attrae un grande numero di musicisti.

Nel brodo primordiale, una massa acquosa piena di elementi inorganici improvvisamente è nata la vita sul pianeta, è bastata una scintilla e un ambiente favorevole. Così da un improbabile minestrone di elementi e culture molto lontane tra loro, è nato il jazz: l'ambiente favorevole erano i bordelli della città, dove c'era un pianoforte e nessun limite posto a come suonare: le variazioni sul tema sfociano presto in improvvisazione.

Non è un caso che uno dei più influenti musicisti della centenaria storia del jazz nasca in un sobborgo poverissimo di New Orleans: è il 1901 e lui è Louis Armstrong. Il resto è storia.

Il jazz non nasce dall’immaginazione di un produttore, né da quella di un singolo o di un gruppo di individui, viene creato nel tempo da un insieme di comunità dando voce a elementi culturali diversi, ma soprattutto ad emozioni comuni.

È questo che ha reso il jazz una musica realmente universale e portatrice di valori universali, perché il jazz è costruzione attraverso il dialogo, crescita attraverso la diversità; nel jazz il più alto grado di libertà si può raggiungere solamente attraverso il rispetto dell'altro.